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Transizione Ecologica e Digitale: le transizioni gemelle della nostra eco-nomia

 

Come cittadini e come imprese stiamo vivendo un periodo di profonda incertezza. Gli impatti dell’inflazione, della crisi energetica, delle catene di fornitura, della guerra in Ucraina e della conseguente crisi alimentare hanno avuto un ruolo deleterio sulla situazione economica e sociale del mondo occidentale.

Tutto questo sta mettendo prova la coesione delle politiche dei vari Paesi europei nel trovare una strategia comune ed efficace per affrontare la crisi energetica, così come fatto per la pandemia nel corso degli ultimi due anni. 

I provvedimenti adottati dall’Unione Europea nell’ambito della transizione ecologica sono numerosi e hanno finalità differenti: il New Green Deal varato per fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 è il principale e all’interno del quale è stato approvato il Piano “Fit for 55” che ha come principale finalità una riduzione delle emissioni di gas che possono alterare il clima di almeno il 55% già entro il 2030.

Sono obiettivi sfidanti che hanno già scatenano molte resistenze anche nel nostro Paese sui tempi di realizzazione e sui potenziali impatti in alcuni settori economici. La situazione di crisi energetica attuale sta creando preoccupazioni e urgenze, senz’altro comprensibili, che potrebbero seriamente rallentare le tappe del percorso verso un’economia globale sostenibile: uno scenario che, qualora dovesse verificarsi, secondo l’IPCC provocherebbe danni irreversibili per la società, inclusi quelli relativi a infrastrutture e insediamenti costieri.

La Commissione Europea ha richiesto a tutti i Paesi membri dell’Unione Europea di prevedere all’interno dei singoli Piani Nazionali dei requisiti minimi di spesa per la transizione verde e per la transizione digitale (pari rispettivamente al 37% e 20% dei fondi destinati a ciascun Paese) e di realizzare progetti in aree di intervento segnalate come particolarmente importanti (per esempio, efficienza energetica degli edifici o trasporto sostenibile).

Nello specifico, la Missione 2 del PNRR in Italia destina 59,46 miliardi di euro (a fronte dei 191,5 miliardi totali previsti dal Piano) per la costruzione di un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale, distribuiti nelle quattro componenti: Agricoltura sostenibile ed economia circolare; energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, tutela del territorio e della risorsa idrica.

Come agevolare la lotta al cambiamento climatico e velocizzare il percorso verso la Net Zero society in un momento in cui lo scenario geopolitico e le necessità dei singoli Paesi e Governi sono una minaccia per la transizione green?  Alcune risposte possono arrivare sia dall’innovazione tecnologica per il settore dell’energia (in particolare per le rinnovabili e per le soluzioni di decarbonizzazione) sia dall’utilizzo innovativo delle tecnologie digitali. L’innovazione tecnologica e il digitale hanno un impatto pervasivo, cross-industry, con la capacità di efficientare i processi (sia intra-organizzativi sia inter-organizzativi) attraverso la connessione e integrazione delle filiere produttive e con la creazione di nuovi ecosistemi digitali che abilitano la sostenibilità ambientale.

Il digitale rappresenta, dunque, un importante fattore critico per consentire un nuovo livello di decarbonizzazione sistemica e per accelerare il passaggio da un utilizzo lineare delle risorse a un modello circolare. Le tecnologie digitali possono giocare un ruolo chiave per il raggiungimento della neutralità climatica, la riduzione dell’inquinamento e il recupero della biodiversità. In particolare, l’utilizzo di piattaforme tecnologiche che agevolano l’utilizzo di dati e l’automazione, permettono un consumo più efficiente delle risorse e una migliore flessibilità dei sistemi e delle infrastrutture di comunicazione. L’uso dell’Intelligenza Artificiale per la misura e la riduzione delle emissioni inquinanti offre diverse opportunità per mitigare il rischio climatico, misurare l’impatto ambientale, aumentare la resilienza verso eventi catastrofici e modelli avanzati previsionali.

Il settore dell’Agrifood è uno dei settori più fertili per declinare la transizione ecologica e quella digitale.  E’ necessario fare velocemente un salto radicale verso l’innovazione del settore primario, perché esso si trova di fronte ad una potenziale rivoluzione.  Questo fatto può costituire anche un modo per contribuire ad una maggiore sicurezza alimentare intesa come controllo della qualità delle filiere e come maggiore indipendenza dalle sorgenti di produzioni che possono essere a rischio sistemico e geopolitico, come recentemente dimostrato.

Ci sono le condizioni affinché l’intera filiera agrifood e della transizione ecologica sia innovata attraverso i servizi digitali e i sistemi che consentono di preservare le matrici ambientali, aumentando la capacità produttiva dei terreni e, al contempo, riducendo l’utilizzo di quelle risorse e parti che poi hanno difficoltà a rigenerarsi. Basti pensare a come la sensoristica e la raccolta di dati possano incidere sul risparmio delle risorse naturali come l’acqua, misurando il fabbisogno irriguo, piuttosto che la precisione con cui possano essere sfruttate i terreni attraverso un sistema di intelligenza artificiale.

L’utilizzo di sensori in campo e di estrazione valoriale dai dati satellitari permettono quindi di adattare le coltivazioni ottimizzando i consumi di acqua, pesticidi, fertilizzanti e di energia salvaguardando la salute degli animali e alla fine delle persone.

L’agricoltura di precisione basata sui dati costituisce uno dei principali terreni di innovazione nel settore agroalimentare, l’eccellenza del nostro Paese riconosciuta a livello internazionale.

È necessaria anche una evoluzione normativa che renda possibile l’utilizzo estensivo di tecnologie e mezzi tali da non frenare l’innovazione nel comparto agroalimentare.

Le risorse economiche esistono e ne arriveranno altre dal PNRR: è fondamentale creare le condizioni e la conoscenza diffusa per capire dove e come investirle lungo tutta la filiera. Questi sono alcuni dei principali obiettivi del “Blue & Green 2023 – Executive Conference” che si terrà il prossimo 15 giugno presso il Cefriel, Milano (BLUE & GREEN 2023 Executive Conference – THE INNOVATION GROUP)

Quale potrebbe essere effettivamente il contributo che il digitale può portare alla realizzazione degli obiettivi climatici in Europa così come in Italia? E quali saranno gli impatti del digitale sul processo di decarbonizzazione e sulla costruzione di una società ad impatto climatico neutrale?

E’ un processo in evoluzione dove l’innovazione tecnologica e l’utilizzo esteso di piattaforme digitali per gestire dati con il contributo dell’AI sarà sempre più importante. Alcune stime indicano che il digitale sarà responsabile dell’abbattimento delle emissioni in misura pari a circa il 55% di cui il 18% per effetto diretto (emissione evitate direttamente grazie all’uso del digitale) e per il 47% per via indiretta mentre il restante 45% di riduzione sarà funzione di tecnologie non digitali.

Il movimento verso la transizione net-zero è un fenomeno strutturale accelerato dalla pandemia che riflette un grande mutamento socioeconomico e culturale, che sempre più è andato affermandosi negli ultimi anni. Ciò si è tradotto in un cambiamento delle esigenze e degli interessi di cittadini e consumatori, a cui ci si è dovuti necessariamente adeguare e che le aziende devono tenere in considerazione costruendo una propria strategia net-zero.

Oltre al digitale il fattore strumentale che sta accelerando la transizione ecologica è la finanza.

I fattori ESG (Enviromental, Social e Governance) stanno diventando un driver per gli investimenti nel mercato dei capitali e costituiscono degli elementi discriminanti dell’attività creditizia da parte delle banche verso la maggior parte dei settori di attività economica.   Le attività dell’azienda sono considerate sostenibili non solo da un punto di vista economico, ma anche ambientale e sociale e rappresentano fattori sempre più rilevante nelle decisioni di investimento.

Comunque la si guardi, che si tratti di un processo di trasformazione aziendale o di una forma di investimento, la sostenibilità necessita di tempo. Sostenibilità e innovazione digitale portano entrambe una profonda trasformazione a livello di produzione, di innovazione nei processi e dei modelli di business nella gestione delle risorse e nella richiesta di nuove competenze.  Non è più possibile guardare “solo” all’ innovazione sostenibile e /o all’ innovazione digitale, ma occorre vederle come due trasformazioni “gemelle” che, anche quando partono in modo indipendente, sono destinate a convergere e a intrecciarsi tra loro.

 

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