Come conseguenza della digitalizzazione più ampia che si è avuta negli ultimi mesi, oggi dipendiamo tutti molto di più dalla tecnologia, e questo si traduce in rischi più importanti di cybersecurity.
La trasformazione digitale a cui si è assistito nei due mesi del lockdown può essere paragonata ad un cambiamento che in altri contesti sarebbe avvenuto in tempi molto più lunghi. Ecco come Microsoft sta supportando lo smart working.
Il periodo del lockdown ha rappresentato uno stress test per il sistema delle imprese italiane, che nel complesso hanno dato prova di essere in grado di far fronte a questa situazione eccezionale. E il digitale ha avuto un ruolo essenziale nel garantire, per milioni di lavoratori, la possibilità di continuare ad operare da remoto, dalle proprie abitazioni.
In Hpe quello del lavoro flessibile era un concetto già noto, in cui la verifica sui task assegnati avveniva sulla base del raggiungimento degli obiettivi e non sul numero delle ore lavorate.
Durante l’emergenza una delle principali necessità avvertite è stata come affrontare il new normal e attraverso quali infrastrutture e tecnologie abilitanti.
È ormai riconosciuto che l’esperienza vissuta durante il lockdown (e che sta coinvolgendo ancora molte aziende) non possa definirsi propriamente smart working quanto piuttosto una forma di organizzazione del lavoro che potremmo considerare ibrida
In questi ultimi tempi sentiamo spesso parlare di smart working come una delle misure per contrastare la diffusione della pandemia Covid-19, partendo dal mondo del lavoro.
Dall’osservatorio di Microsoft, la reale lezione appresa dal coronavirus è la grande prova di maturità dimostrata durante quella che può definirsi un’ «epifania digitale».