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Il sistema sanitario di fronte alla sfida della pandemia e del digitale

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Nella fase più acuta dell’emergenza Covid-19 il sistema sanitario nazionale è stato messo a dura prova. Quali erano le criticità pregresse che hanno impedito in alcuni casi una gestione efficace dell’emergenza? Cosa si poteva fare di più? Quale sarà il ruolo delle tecnologie digitali e della scienza dei dati a supporto della sanità del Paese?

Come ha affrontato il sistema sanitario italiano la pandemia del Covid-19? Cosa è stato appreso? Come ci prepariamo alle incertezze dei prossimi mesi? Sono queste alcune delle principali domande a cui si è cercato di rispondere nel corso della web conference “Il Paese, le Regioni e l’Industria ICT di fronte alla sfida della sanità” organizzata lo scorso 14 ottobre da The Innovation Group, ultimo ciclo di incontri nell’ambito del Digital Italy Program.

Senz’altro – ha affermato Aleksandra Torbica, Direttore del Centro di ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (CERGAS), SDA Bocconi – ogni crisi, come del resto quella appena vissuta, mette a dura prova la resilienza del sistema sanitario, ovvero la sua capacità di adattarsi ad uno shock improvviso. La pandemia – ha proseguito – ha reso evidente che la società deve svilupparsi su valori quali universalismo, uguaglianza ed equità territoriale. L’esperienza italiana, come del resto quella di molti altri contesti europei, ha messo a nudo una verità innegabile, spesso dimenticata dai modelli di crescita economica: la centralità della componente umana e il suo fondamentale rapporto con fattori produttivi e tecnologici.  Si rileva – ha concluso – la forte necessità di ripensare la sanità e riorientare i servizi a livello di singolo paziente e comunità.

Anche per Furio Gramatica, Direttore Sviluppo Innovazione, Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus e Paolo Petralia, Direttore Generale, IRCCS Ospedale Pediatrico Giannina Gaslini, Genova «va ripensato un approccio di ecosistema per essere resilienti», un tema su cui è intervenuto anche Simone Agazzi, Sales Director, Comarch Italia che ha raccontato di come all’interno di Comarch sia stato creato un unico ecosistema in grado di fornire informazioni ad un unico operatore. Per Agazzi, inoltre, il modello sanitario che deve essere messo in campo nei prossimi mesi deve essere basato su una forte interoperabilità dei dati, fattore di estrema rilevanza che permette di creare una strategia sul dato per poi rendere le informazioni disponibili anche ai pazienti e ai cittadini per fornire cure universali. Sul tema è intervenuto anche Roberto Triola, Responsabile Area Trasformazione Digitale, Farmindustria, secondo cui bisogna «finanziare una piattaforma nazionale di dati della salute basata su partnership pubblico-private. Soltanto in questo modo si riuscirà a creare un sistema nazionale, oltre che più resiliente, anche più veloce nella risposta». Anche per Veronica Jagher, Director Industry Solutions Health, Microsoft «possedere piattaforme che permettono di comporre velocemente servizi per offrire diverse funzionalità è un fattore chiave». Allo stato attuale – ha proseguito – si rileva una grande quantità di dati che però non riesce ad utilizzare in maniera efficiente nei processi decisionali poiché spesso in silos e non interoperabili.

 

L’emergenza ha, inoltre, causato la rapida introduzione nel sistema sanitario nazionale di una serie di strumenti innovativi. Tuttavia, come riportato da Camillo Rossi, Direttore Sanitario, ASST Spedali Civili Brescia, «non si possono aspettare gli imprevisti per considerare ragionevoli strumenti che di fatto già lo sono». Per Rossi, inoltre, la pandemia ha imposto la necessità di affrontare alcune questioni quali, ad esempio, il problema del digital divide e della mancanza di una cultura manageriale digitale all’interno delle strutture sanitarie, una problematica molto spesso generata da un «confondimento dello strumento con l’obiettivo».

Un esempio di estrema rilevanza è stato, inoltre, quello della Regione Toscana, la cui esperienza è stata raccontata da Andrea Belardinelli, Direttore del Settore Sanità Digitale e Innovazione, Regione Toscana che ha ricordato la necessità di implementare strategie data driven grazie a cui poter svolgere attività predittive. In particolare, all’interno della Regione Toscana, incrociando la curva dei tamponi con i dati relativi ai posti letto è stato possibile sapere con qualche giorno di anticipo la necessità di ampliare i posti letto.

Infine, con Luca Zerminiani, Director Solution Architect, Cloud SEMEA, VMware, è stato affrontata la tematica del contact tracing: su quale sistema basare lo sviluppo delle app di tracing, decentralizzato o  centralizzato? Come garantire il rispetto della privacy? Per Zerminiani «la privacy deve proteggere da un uso improprio di dati commerciali ma quando si tratta di lavorare con un #virus che mette a rischio la salute le logiche sono diverse».