I due giorni di visita al CES di Las Vegas ci hanno lasciati affascinati dalle ultime novità tecnologiche presentate. Galvanizzati dall’esperienza compiuta in fiera, la delegazione della Piccola Industria di Confindustria, guidata dall’Unione Industriali Varesina e dalla LIUC – Università Cattaneo, si rimette in viaggio alla volta di San Francisco e della Silicon Valley. Appena atterrati, venerdì 8 gennaio, partiamo in direzione della Stanford University dove incontreremo il Prof. Alberto Salleo. Pensare a Stanford richiama immediatamente il famoso discorso di Steve Jobs che si concluse con: “Stay Hungry, Stay Foolish”. Con questa voglia di restare “Hungry and Foolish” arriviamo al famoso quadrilatero di Stanford su cui si affaccia la grande chiesa. All’arrivo il Prof. Salleo, Professore Associato presso l’Università, ci accoglie e ci accompagna per una visita del campus raccontandoci la storia dei principali building e dei punti più importanti dell’università stessa.
Dopo questa prima parte ci spostiamo in un’aula del campus per una vera e propria lezione sul modello di funzionamento della ricerca accademica ed applicata che viene svolta a Stanford. Non è possibile porre sullo stesso piano il modello accademico italiano e quello statunitense (chi scrive si sente chiamato in causa in quanto appartenente al primo dei due modelli); tuttavia, un confronto critico con l’aiuto di Salleo, ci aiuta a comprendere meglio i reciproci punti di forza. Quello che emerge in maniera chiara e forte è la capacità di Stanford di catalizzare il posizionamento strategico in cui si trova negli USA con la forte attrattività internazionale. Salleo, infatti, sottolinea che “l’innovazione sta nell’intersezione di più discipline”. Con questo mindset l’università è nata, cresce e innova a distanza di 125 anni (l’anniversario cade proprio nel 2016) restando ai vertici internazionali per la qualità del lavoro svolto.
Il tour di Stanford si conclude con l’immancabile visita al Bookstore dove, seppur in pochi minuti, riusciamo a portarci a casa un ricordo delle ore spese in questo fantastico posto. Arrivati in albergo abbiamo pochissimo tempo per cambiarci e correre a una cena con il Console di San Francisco, Mauro Battocchi. Suddivisi in diversi tavoli, ognuno di noi ha la possibilità di stare a contatto con startupper italiani che abitano a San Francisco da oltre 10 anni, o addirittura 20, e condividere con loro idee o riflessioni sul panorama della Valley.
La giornata successiva, sabato 9 gennaio, è dedicata a una serie di incontri intorno al tema delle start up: al mattino ascoltiamo le testimonianze di imprenditori italiani di successo nella Valley. Il primo relatore è Stefano Caccia di US Market Access il quale ci racconta come un’azienda italiana può entrare nel mercato e relazionarsi con la Bay Area.
Il relatore successivo è Flavio Bonomi, fondatore di Nebbiolo Technologies. Bonomi, già Vice President di Cisco, ha fondato nella Valley questa startup che si occupa di Fog Computing. Questo concetto, anticipato da Flavio il mese scorso in LIUC durante un incontro dedicato, ci affascina ogni volta e riteniamo possa dettare le basi di una nuova rivoluzione nel mondo della sensoristica e delle piattaforme cloud dedicate al settore manifatturiero.
Diego Marchioni di Dgmconsulting Ilc ci avvicina a un tema molto caro agli imprenditori italiani che vogliono investire in startup americane o lanciare un’iniziativa nell’area di San Francisco: il funzionamento dell’ecosistema della Silicon Valley.
L’ultimo intervento di questa ricca mattinata vede la testimonianza di Maurizio Tripi, CEO Founder di Real Contact Inc il quale, a partire dall’esperienza personale nella Bay Area, illustra le opportunità e i rischi di aprire nuovi business nell’area di San Francisco.
I numerosi incontri di questa mattina ci rendono consapevoli, ancora una volta, delle opportunità di collaborazione o di lancio di nuove iniziative in Silicon Valley. E’ opportuno individuare i modelli di business più profittevoli ma anche definire la struttura organizzativa e societaria più adatta a competere, perché l’obiettivo di tutte le start up è quello di crescere e incontrare i “pesci grossi” ovvero gli investitori. Per comprendere meglio come ingaggiare i top investor e come arrivare a generare l’opportunità di una “exit” incontriamo Matteo Daste di Squire Patton Boggs, avvocato di successo nell’area di San Francisco. Per Matteo, il concetto di imprenditorialità nella Valley è diverso da quello italiano: qui ci sono i serial entrepreneur, ovvero soggetti che escono, lanciano start up e rivendono know how a big company in maniera ripetitiva.
La domenica scorre veloce tra una visita guidata di San Francisco o, più semplicemente, una pausa rigenerante dopo gli intensi giorni appena passati. Arriviamo così all’ultimo giorno, 11 gennaio, dove ci prepariamo ad affrontare un’altra giornata ricca di incontri. Sbrigate le formalità di check-out al nostro albergo ci rechiamo presso Rocket Space, famoso spazio di innovazione, in centro a San Francisco, dove incontriamo nuovamente Stefano Caccia e Aldo Coppola. In Rocket Space, centinaia di start up tecnologiche lavorano a stretto contatto sfruttando le sinergie che si vengono a creare all’interno di questa fucina dell’innovazione.
Ringraziando i nostri gentilissimi “ciceroni”, partiamo alla volta del primo incontro in Silicon Valley: Cisco. Qui incontriamo Todd Gurela, Internet of Things Global Executive che, insieme ai suoi collaboratori, ci illustra la vision di Cisco sul tema “How Digitization is Changing Manufacturing”. Dopo tutte le novità incontrate al CES2016 legate a Industry 4.0, IoT e “servitization”, siamo impressionati dall’approccio sistemico di Cisco: tecnologie mobile, piattaforme cloud e sensori diventano elementi di un unico framework di innovazione trasversale a più settori rendendo, di conseguenza, l’approccio di Cisco inclusivo e non esclusivo. Come rammentato però da Alberto Baban – Presidente della Piccola Industria di Confindustria – anch’egli membro della delegazione, è opportuno che i big player come Cisco siano in grado comprendere il tessuto imprenditoriale di paesi altamente innovativi come l’Italia e che adottino, di conseguenza, strategie di innovazione su scala locale.
L’incontro successivo è in LinkedIN dove Giovanni Iachello, Product and Strategy Lead, International, ci illustra le strategie e le ultime novità del colosso americano divenuto famoso nel mondo come “World’s Largest Professional Network”. Tra i dati raccolti durante l’incontro ci stupisce che più della metà degli utilizzatori di LinkedIN vi acceda attraverso dispositivi mobile. Ricordo la prima volta che venni in Linkedin (anche a quel tempo come membro di una delegazione del Prof. Astuti): era il 2013 e a quel tempo LinkedIN mostrava la sua idea di entrare nel mondo dei dispositivi mobile. Scoprire, a distanza di pochi anni, che quella che era solo un’idea è diventata un’applicazione su scala mondiale è sicuramente motivo di grande sorpresa e soddisfazione.
L’ultima visita di quest’intensa settimana di lavoro è presso il colosso americano Google. Nella sede di Mountain View Edoardo Mainella, Global Project Manager, ci presenta “Google & Small Medium Business – Search in Italy – AdWords – We don’t go online we live online”. Il solo fatto di essere a Google ci fa vivere un sogno e attraverso le parole di Edoardo ripercorriamo tutte le innovazioni tecnologiche che dal motore di ricerca alle ultime novità nel mondo dei Wearable hanno reso l’invenzione di Sergey Brin e Larry Page un’azienda unica nel suo genere. Anche nel 2016 Google ci stupisce con dei dati: scopriamo infatti che più del 30% dei dipendenti è di origine asiatica ed in particolare cinese, a testimonianza che anche in Silicon Valley le cose stanno cambiando in linea con la crescita esponenziale di nuove economie su scala globale.
Si chiude così questa intensa settimana ricca di incontri al CES2016 di Las Vegas e di visite presso start up e colossi della Silicon Valley nella Bay Area di San Francisco. Torniamo a casa con tanti racconti ed esperienze che ci danno letteralmente la carica per affrontare un 2016 in maniera positiva e ottimista. Siamo convinti che i modelli di business e le strategie impiegate dalle aziende americane possano essere ripresi e confezionati su misura per il tessuto imprenditoriale di casa nostra. Possiamo pensare a quello che ha fatto Flavio Bonomi di Nebbiolo Technologies: da un lato l’innovazione, con l’introduzione dei concetti e delle applicazioni del “fog computing”; dall’altro la tradizione, ovvero chiamare l’azienda in onore del Nebbiolo, vino pregiato proveniente dalle zone della Valtellina di cui Bonomi è originario. Con questo mix di innovazione e tradizione, anche le sfide più difficili possono essere affrontate e vinte.
A cura di Luca Cremona, PhD, Assistant Professor of Management Information Systems at LIUC – Head of Smart Factory Projects at Lab#ID and SmartUp – Laboratorio di Fabbricazione Digitale