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Quanto è intelligente l’Intelligenza Artificiale?

È stata l’Intelligenza Artificiale la grande protagonista della terza riunione dell’Advisory Board del Digital Italy Program 2019. La tematica verrà ripresa anche il prossimo 3 Ottobre in occasione dell’evento “AI & Data Summit 2019”, promosso da The Innovation Group in collaborazione con The British Embassy in Rome, Science and Innovation Network e con la partecipazione di Tech Nation, Imperial College London e Digital Catapult.

 

Lo scorso 4 luglio si è tenuta a Milano la terza riunione dell’Advisory Board del Digital Italy Program 2019, relativa allo stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale in Italia e in Europa, alle sfide e alle implicazioni etiche che i suoi continui sviluppi pongono, rendendo necessari interventi tempestivi e mirati da parte dei policy maker.

 

Qual è il senso di Deep Learning, Machine Learning e Analytics?

Deep Learning, Machine Learning e Analytics sono solo alcune delle innumerevoli espressioni di un nuovo trend tecnologico tanto ricco di potenziale quanto “pericoloso”, dalla capacità di generare quella che Maurizio Ferraris, Professore Ordinario di Filosofia Teoretica e ViceRettore, Università di Torino, ha definito una “rivoluzione documediale”. I continui sviluppi tecnologici e la diffusione della sensoristica, infatti, rendendo possibile la fruizione ubiqua di servizi e contenuti e abilitando mercati always on, hanno permesso la creazione di “plusvalore documediale”, ovvero di una significativa quantità di valore prodotto quotidianamente e inconsapevolmente; uno scenario destinato a mutare ulteriormente dopo l’introduzione del 5G e la diffusione dell’Internet of Things, quando si produrrà valore semplicemente esistendo. In questo contesto, dunque, che pone la piattaforma e l’utente in un rapporto non equo (a scapito dell’utente), è auspicabile un nuovo welfare digitale che, a partire dai cambiamenti in atto, sia in grado di promuovere differenti modalità di educazione e formazione per i singoli utenti.

 

Come “riprendere il controllo” dell’innovazione digitale

Dello stesso parere è stato anche Stefano Firpo, Direttore Generale, Mediocredito Italiano, secondo cui se, da un lato, gli scenari abilitati dalle nuove tecnologie hanno permesso di creare notevoli benefici per la società, nonché migliori esperienze di fruizione dei servizi erogati, dall’altro hanno generato nuove forme di concentrazione di potere, in grado di “manipolare” i comportamenti economici e sociali delle persone. Tra gli altri relatori intervenuti nel corso dell’incontro anche Matteo Palmonari, Professore Università Milano Bicocca, secondo cui la ricerca e l’innovazione nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale dovrebbero concentrarsi sull’elaborazione di combinazioni di molteplici tecniche e non sullo sviluppo di una singola. Di rilievo anche l’esposizione di Piero Bassetti, Presidente, Globus et Locus, che ha sottolineato l’impossibilità di disciplinare l’innovazione, ovvero la realizzazione dell’improbabile, con gli stessi criteri con cui vengono regolati fenomeni “certi”.

 

In questo scenario quali implicazioni, dunque, per il policy making?

Quali strategie promuovere e sviluppare per far sì che l’Intelligenza Artificiale venga concepita come mero strumento da utilizzare per risolvere problematiche etiche, sociali ed economiche? Come ottimizzare l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale? Le tecniche di apprendimento automatico e l’applicazione dei sistemi predittivi ai processi produttivi stanno ridisegnando i modelli di business aziendale ma il dibattito a riguardo è ancora poco sviluppato, soprattutto in Italia e in Europa, dove si avverte la necessità di discutere sui progetti da realizzare per competere ed emergere al meglio nel contesto internazionale, soprattutto negli ambiti che da sempre hanno rappresentato un vantaggio competitivo (manifattura, meccanica, ecc..).

Come far coesistere, dunque, forme di Intelligenza Artificiale con forme di intelligenza umana (intesa come espressione di creatività, empatia, sensibilità)? Quanto temere l’eventuale creazione di una jobless society?

Il tema è stato affrontato da Federico Butera, secondo cui, il dibattito sull’Intelligenza Artificiale è dominato dalla domanda “l’Intelligenza Artificiale distruggerà il lavoro, lo rivaluterà o lo modificherà?”. In realtà, l’indicazione principale emersa durante l’incontro è che l’Intelligenza Artificiale più che una totale sostituzione della componente umana ne è un potenziamento: gli esseri umani sono, infatti, entità complesse e sebbene l’apprendimento per rinforzo sia di estrema importanza è difficile che sviluppi competenze cognitive più sofisticate.

Alcuni momenti dell’Advisor Board

Rosso di sera bel tempo si spera: il calcolo predittivo spiegato da Stefano Quintarelli

“Il termine “intelligenza” è un’iperbole, perché non comprende la sfera emotiva e della creatività, fattori tipicamente associati all’intelligenza; si tratta, piuttosto, di un altro modo di fare software che automatizza aree in precedenza impossibili da automatizzare”. Lo ha affermato Stefano Quintarelli, Member of the AI High Level Expert Group, European Commission che ha descritto come vengono creati modelli statistici per svolgere calcoli predittivi.

Tre, in modo particolare, i temi chiave dell’intervento.

  • “La quantità è una qualità in sé” e può avere effetti significativi: il passaggio da ambiti che potevano essere trattati in modo algoritmicamente deterministico ad ambiti che possono essere trattati in modo statistico modifica profondamente la natura della computazione.
  • Un sistema non difettoso farà comunque predizioni errate. I framework regolamentari, volti a stabilire eventuali responsabilità civili e penali, non prevedono la possibilità che vi siano sistemi non difettosi che sbagliano. Non è così: bisogna sempre considerare la possibilità di errore da parte di qualsiasi sistema, piuttosto quello che si può fare è sviluppare macchine che consentano by design di minimizzare il rischio di una predizione errata.
  • L’introduzione diffusa di sistemi può, da una parte, migliorare in modo significativo la società, ma, dall’altra, avere un impatto negativo su alcune singole persone: è bene, dunque, tener conto non di singoli casi specifici ma della società nel suo complesso. Per queste ragioni è necessario che i policy maker definiscano obiettivi ben precisi e individuino organismi di sorveglianza e di controllo che consentano di valutare se effettivamente le conseguenze per la società siano positive rispetto alle esternalità negative.

 

Di questi temi (e non solo) si parlerà il prossimo 3 Ottobre durante l’evento “AI & Data Summit 2019”, promosso da The Innovation Group in collaborazione con The British Embassy in Rome, Science and Innovation Network e con la partecipazione di Tech Nation, Imperial College London e Digital Catapult.