N. Aprile
a cura di Roberto Masiero
Presidente, The Innovation Group
In collaborazione con Francesco Manca,
Analista Junior di The Innovation Group
- Quali sono i punti forti della nostra economia?
- Che cosa tutto il mondo ci invidia e tenta di imitare?
- In che modo il digitale può rendere sostenibile il vantaggio competitivo dei nostri settori di punta?
- L’ Italian Way of Life e la nuova frontiera della Design-Driven Innovation.
I pilastri dell’Economia Italiana
L’economista Marco Fortis ha pubblicato recentemente uno studio intitolato “The Pillars of the Italian Economy”(1).
In questo lavoro, sulla base di molti dati e indici nuovi, egli dà una nuova visione della competitività dei singoli settori italiani in maniera comparata e mette in luce le potenzialità, ma anche le forze effettive, del sistema Italia a livello mondiale.
Secondo i dati presentati da Fortis, la bilancia commerciale Italiana sta migliorando per un progressivo incremento dell’export raggiungendo i livelli della Germania; nel 2016 l’Italia ha raggiunto un record di surplus di $123mld di bilancia attiva. Comparando questi dati con quelli del passato si nota che, per quanto riguarda il commercio e la bilancia commerciale “l’Italia viaggia meglio con l’euro di quanto non abbia mai fatto con la lira”.
Alcuni dati significativi:
- Italia, 5a bilancia commerciale del G20;
- Italia, Irlanda e Germania sono gli unici paesi europei con export positivo sia verso paesi UE, che verso paesi extra UE;
- La produzione manifatturiera italiana è cresciuta più di quella tedesca nell’ultimo biennio;
- L’Italia è al primo posto per surplus nella bilancia commerciale a livello mondiale per 235 prodotti, molti dei quali non appartengono all’immaginario comune delle eccellenze italiane, come ad esempio: yacht, strumenti per la lavorazione di cacao e cioccolato e macchine da imballaggio.
Si evidenzia quindi come l’Italia abbia un commercio estremamente diversificato. Di seguito la lista dei primi 20 prodotti in cui l’Italia è leader mondiale (2):
La figura 1 riporta la distribuzione per settore dei 55,7 miliardi di dollari di surplus commerciale generati da questi prodotti (3):
Figura 1 Distribuzione di 55.7 miliardi di dollari della bilancia commerciale generata dai 235 prodotti nei quali l’Italia è leader mondiale.
Anno di riferimento:2012.
Fonte: elaborazione della Fondazione Edison su dati di Istat, Eurostat e UN Comtrade
Si vede in figura 1 che l’Italia ha numerose aziende di successo nei settori dell’industria meccanica, nelle tecnologie per l’agricoltura e il tabacco, nell’agroalimentare e nelle macchine per il settore alimentare, nonché nei più svariati segmenti fashion and luxury: in altre parole, le filiere forti del Made in Italy.
Il fatturato del settore dell’arredamento è di 41mld di euro ed è in crescita rispetto al passato. Negli ultimi 5 anni l’export è cresciuto del 21.8%. L’Italia è il primo paese esportatore in Cina nel settore dell’arredo. La vera forza competitiva del settore è il radicamento dell’intera filiera nel territorio. A livello nazionale la Lombardia è al primo posto per fatturato, il Veneto al secondo ed il Friuli Venezia Giulia al terzo, dove solo il settore dell’arredamento produce il 34% del PIL regionale. L’industria dell’arredo italiano è inoltre la prima in Europa per investimenti in R&D ed innovazione. Nello scenario internazionale, in cui l’industria dell’arredamento è in netto calo, il settore italiano è in controtendenza.
L’industria tessile e della moda produce circa 33mld di export, di questo il 62% in abbigliamento e il 38% nel tessile proprio. Il settore ha registrato una crescita dell’export e del fatturato, ma allo stesso tempo una diminuzione del numero delle aziende e del personale; questi sono indici di un mercato molto eterogeneo in cui le imprese di grosse dimensioni sono le più performanti e registrano trend di crescita, mentre quelle più piccole sono in crisi. La forza del settore è anche l’esclusività di alcuni prodotti, in particolare di quelli del lusso. I pilastri su cui si fonda lo sviluppo del mercato dell’abbigliamento e del tessile italiano sono riassumibili in: Made in Italy, sostenibilità, negoziazione e intermediazione con i sindacati, piattaforme tecnologiche e promozione.
Il settore delle macchine utensili produce un export di 38mld. I principali competitors sono imprese tedesche e giapponesi, ma il valore aggiunto dell’offerta italiana è la capacità di disegnare una soluzione specifica in risposta alle esigenze specifiche del cliente. Negli scorsi anni il settore ha principalmente esportato mentre la vendita interna è rallentata; si è così riscontrato un ritardo dell’industria italiana nell’utilizzo di macchine utensili aggiornate ed innovative. Si spera ora che il piano industria 4.0 riesca a stimolare un ritorno all’acquisto della tecnologia a livello industriale in Italia.
Il turismo ha dati in controtendenza rispetto a quelli comunemente divulgati: se si analizza la durata di pernottamento negli alberghi invece che il numero degli accessi nel Paese, l’Italia è seconda per turismo a livello europeo (dopo la Spagna) e se si analizzano solo i turisti extra-europei è prima.
Negli ultimi 20 anni l’Italia ha registrato una profonda trasformazione industriale, focalizzandosi sempre più sulla qualità dei prodotti e dei processi. Si è creato un significativo valore aggiunto nei settori del tessile e dell’arredamento, pur se più esposti alla concorrenza dei Paesi Emergenti. Si è investito nel settore farmaceutico e nella meccanica di precisione che oggi rappresenta il settore più importante per il surplus prodotto dal commercio estero e che, insieme all’agroalimentare – e in particolare al settore vinicolo, rappresenta oggi l’area con il maggiore tasso di crescita.
In conclusione, rimuovendo il contributo della spesa pubblica alla crescita del PIL, l’Italia cresce come gli altri paesi europei. La vera differenza è che all’Italia non è consentito investire come gli altri paesi europei a seguito delle ultime direttive comunitarie. Le principali economie del vecchio continente (Francia, Germania, Italia) crescono in maniera uniforme ma in misura insufficiente rispetto alle altre potenze occidentali (es. USA) con tassi di crescita quasi doppi ma con un apporto pubblico notevolmente inferiore. Il quadro generale per l’Italia è quindi di una economia reale forte, ma che dovrebbe investire in incentivi per la ricerca o altre forme d’aiuto, per sfruttare a pieno il potenziale industriale di cui dispone.
Riferimenti Bibliografici
1) Marco Fortis, “The Pillars of the Italian Economy – Manufacturing, Food & Wine, Tourism” Springer, 2017
2) Marco Fortis, “The Pillars of the Italian Economy – Manufacturing, Food & Wine, Tourism” Springer, 2017, pag. 15
3) Marco Fortis, “The Pillars of the Italian Economy – Manufacturing, Food & Wine, Tourism” Springer, 2017, pag. 11
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