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L’impegno di Women20 per la parità di genere: dalla sorellanza all’empowerment

La parità di genere non è solo un obiettivo, ma una necessità. Sul fronte dell’accesso al lavoro persistono enormi disuguaglianze, ma anche nel diritto all’istruzione e nelle cure sanitarie le donne risultano ancora svantaggiate, senza contare i pregiudizi culturali che condizionano fin dalla tenera età le loro scelte scolastiche e lavorative. “In diciotto Paesi del G20 le donne continuano ad essere pagate oltre il 15% in meno degli uomini e solo il 55% di loro è coinvolto nel mercato del lavoro, rispetto al 71% degli uomini”, ha evidenziato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, dal palco romano del summit di Women20 (W20, un gruppo di coinvolgimento e advocacy nato in seno al G20)“In un mondo in grande cambiamento, in questa società post pandemica, il tema della parità di genere diventa sempre più fondamentale. Oggi abbiamo l’opportunità di dare slancio alla ripresa economica e sociale del Paese, includendo la prospettiva di parità”, ha detto Casellati.

Urusla von der Leyen in videomessaggio al Summit W20 di Roma.
Ursula von der Leyen in videomessaggio al Summit W20 (immagini tratte dallo streaming video dell’evento)

In videomessaggio Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, si è impegnata a portare avanti questa battaglia al prossimo summit G20 ospitato proprio dalla capitale d’Italia. “Potrei essere l’unica donna del gruppo”, ha esordito von der Leyen. “Per questo abbiamo bisogno del supporto del W20”. Un tasto dolente su cui si dovrà riflettere è quello dell’istruzione. “La pandemia sta portando alla peggiore crisi dell’istruzione su scala globale: più di 11 milioni di bambini potrebbero essere costretti all’abbandono scolastico”. Su questo aspetto la Commissione ha già annunciato, in occasione del vertice G7 di giugno in Cornovaglia, che nei prossimi sette anni saranno messi a disposizione 100 milioni di euro l’anno per portare 14 milioni di bambini nelle scuole entro il 2026.

Il secondo punto dolente è l’occupazione femminile. “Troppe di noi si sentono dire che dobbiamo scegliere se essere una mamma o avere una carriera”, ha proseguito von der Leyen, che di figli ne ha sette.”Conosco gli ostacoli che le donne fronteggiano e allora dobbiamo promuovere le condizioni per riuscire ad avere accesso equo al mercato del lavoro. Abbiamo bisogno di pagamenti parentali e congedo parentale per madri e padri, di rafforzare l’assistenza all’infanzia e agli anziani. Queste politiche richiedono un cambiamento culturale ma anche risorse adeguate”. La Commissione Europea si impegnerà a colmare il gap nel mercato del lavoro entro il 2030, ha detto la presidente. “Ora è arrivato il momento di portare questa discussione al G20, e siamo al terzo punto: come finanziare i temi citati”.

Martina Rogato, sherpa e rappresentante della delegazione italiana di W20
Martina Rogato, sherpa e rappresentante della delegazione italiana di W20

Quello delle risorse è certamente un tema centrale all’interno delle battaglie per la parità di genere portate avanti dal movimento di Women20. Ma il cambiamento culturale non è meno importante,  come ricordato dal palco del summit da Martina Rogato, esperta di sostenibilità e Csr, sherpa e portavoce della delegazione italiana del W20. “Il digitale è stato una grande rivoluzione e la sostenibilità ambientale potrà esserlo altrettanto”, ha detto Rogato, citando poi gli altri temi al centro dell’azione di advocacy del W20: la lotta alla violenza contro le donne e le bambine, la medicina di genere, il cambiamento culturale. 

Empowerment e “sorellanza”

“La forza delle donne viene da lontano”, ha ricordato Linda Laura Sabbadini, direttrice di Istat e chair di W20. “Ovunque unite in lotta per i diritti, forti della consapevolezza che lottare per libertà feminile significa battersi per il miglioramento della democrazia e per lo sviluppo della libertà di tutti”. Sabbadini ha illustrato alcune delle parole chiave della visione di Women20, come sorellanza, sisterhood. “Solo sostenendosi a vicenda le donne possono ottenere un potere forte e cambiare profondamente il mondo che ci circonda. Ed è un’unione che deve essere ottenuta al di là delle differenze, ma le differenze tra donne esistono e sono anche molto accentuate. L’unità deve servire a migliorare le condizioni di quelle che stanno peggio, che sono più sfruttate, private di diritti e discriminate. Sorellanza significa solidarietà , creare una rete di sostegno per un reale cambiamento, come stiamo facendo con Women20”.

Sabbadini ha poi parlato degli stereotipi di genere che si trasmettono anche inconsapevolmente, dei pregiudizi duri a morire (“Viviamo ancora in una società patriarcale, i cambiamenti sono troppo lenti per le donne”) e dell’inadeguatezza degli investimenti finora dedicati alla parità di genere (“non considerati altrettanto importanti quanto altri investimenti economici”). Da qui l’appello ai ministri e ai rappresentanti istituzionali del G20: “Il W20 chiede al G20 di invitare tutti i governi a varare entro tre anni un piano per il cambiamento culturale contro gli stereotipi di genere, partendo dalle bimbe e dai bambini, dall’educazione al rispetto e alla cura, proseguendo durante tutto il percorso formativo, scolastico e universitario”

Linda Laura Sabbadini, chair di W20
Linda Laura Sabbadini, chair di W20

Al pari di sorellanza, il concetto di empowerment è stato descritto in modo quasi poetico da Sabbadini: “Non è significa solo potere delle donne ma lo include, è energia, vitalità, partecipazione, protagonismo, presa di coscienza femminiile, è conquista delle proprie potenzialità. È un termine intraducibile in italiano, è un termine potente: significa aumento del potere delle donne ma anche modificazione delle reazioni di potere nel vivere sociale, in un’ottica di genere che tenga conto della diversità. Un vero e proprio cambiamento di paradigma, perché noi il potere lo vogliamo ma lo vogliamo diverso, che faccia bene alla crescita e alla politica”.

Le ha fatto eco Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la famiglia, che ha descritto l’empowerment come la “possibilità di agire forza, energia, di mettere in campo quel movimento dinamico, sociale, economico e culturale, per dar seguito al nostro sviluppo sostenibile e positivo”. Empowerment, inoltre, significa “non solo agire nell’ottica di una uguaglianza, inclusività di tutte le minoranze. Le donne non sono una minoranza da includere: sono persone capaci di portare con la loro esperienza quella energia necessaria per innovare il sistema”.

L’impegno del governo per la parità di genere

Nel suo intervento la ministra ha elencato le sfide da vincere, citando come von der Leyen quella dell’istruzione, che va ripensata “anche in ottica di rinnovamento dei processi educativi e come educazione alla cittadinanza del futuro, che esige le materie Stem come competenze fondamentali fin dai primi anni di vita”. Altro tema critico è quello della leadership, del potere. Potere: non dobbiamo aver paura di usare questa parola”, ha detto Bonetti. “La leadership femminile oggi è pronta, nella dimensione di una competizione che non è contro qualcuno ma che può per aprire la strada per le future generazioni”. Per le pari opportunità di accesso alla leadership, ha spiegato la ministra, vanno trasformati i servizi e il welfare e va introdotta “una logica di condivisione delle responsabilità fra tutte le figure istituzionali”.

Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la famiglia
Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la famiglia

L’Italia si muoverà su vari fronti: con la definizione della sua prima strategia nazionale per la parità di genere, portata avanti nel solco di quella europea e con obiettivi misurabili e quantificabili; un cambiamento strutturale delle politiche sociali, con la riforma del Family Act, per rimuovere le disuguaglianze radicate nelle famiglie e per promuovere l’empowerment femminile (dalle giovani studentesse alle mamme); l’impegno a rendere strutturale un piano strategico contro la violenza, con risorse dedicate. “La strada da fare è tanta e non sarà facile”, ha ammesso Bonetti, “ma le donne non sono per le cose scontate e facili. Questa strada vogliamo e possiamo percorrerla tutta”.

Rafforzare la medicina di genere

Dal summit di Roma è emerso anche l’impegno del governo italiano a “rafforzare la medicina di genere”, come promesso dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Questo significherà introdurre nel servizio sanitario sanzionale un “punto di vista di genere”, “una lente attraverso cui noi guardiamo tutto il Ssn, ovvero le politiche per la prevenzione, il ruolo dei consultori, gli screening, le battaglia per la lotta contro il cancro e su tutti i terreni che riteniamo prioritari”. Quegli stessi screening che  durante tutto il 2020 per molte donne malate di cancro o in follow up hanno subìto ritardi e cancellazioni a causa della situazione di estrema emergenza di un sistema sanitario saturo e travolto dal covid. Speranza ha parlato del difficile momento della pandemia, “in cui ancora siamo dentro” (benché la campagna vaccinale abbia superato i 58 milioni di dosi somministrate), come di una “straordinaria finestra di opportunità. Questa è la sfida dei gruppi dirigenti e che dobbiamo provare a vincere e ci sono, credo, le condizioni”.

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