N. Maggio 2021
a cura di Carmen Camarca
Analyst, The Innovation Group
Le ultime due settimane sono state caratterizzate dalla pubblicazione dei risultati finanziari degli ultimi tre mesi delle principali tech company.
Ad inaugurare i mercati è stata Netflix che dopo un anno record ha deluso le attese degli analisti: nei primi tre mesi del 2021 gli utenti del colosso dello streaming sono cresciuti di 3,98 milioni rispetto ai 6,29 milioni previsti. Nel dopo mercato, il titolo ha ceduto oltre il 10% (anche se negli ultimi dodici mesi ha registrato un rialzo del 26%).
L’azienda ha ricondotto la diminuzione del numero di abbonati alla forte accelerazione rilevata lo scorso anno e alla minore offerta di contenuti nella prima parte del 2021, un aspetto legato ai ritardi che hanno caratterizzato la produzione a causa del Covid-19. Va, tuttavia, precisato che il mercato dello streaming online è diventato sempre più concorrenziale (al riguardo si ricorda che lo scorso 12 marzo Disney + ha superato la soglia dei 100 milioni di abbonati dopo 16 mesi dal lancio della piattaforma).
Ad ogni modo Netflix ha dichiarato di prevedere una ripresa nella seconda metà del 2021, con il ritorno di serie di successo capaci di attirare nuova audience. Per il 2021, inoltre, l’azienda prevede di spendere oltre 17 miliardi di dollari in nuovi contenuti (più dei circa 12 miliardi dell’anno scorso), proseguendo così una strategia intrapresa prima dell’impatto della pandemia e volta a dedicare sempre maggiori investimenti ai contenuti.
Fonte: rielaborazione Statista su dati Netflix, 2021
Per quanto riguarda Apple, i risultati finanziari del Q2 2021 (si ricorda che l’anno fiscale di Apple inizia a settembre) sono andati ben oltre le previsioni degli analisti (pari a 77 miliardi di dollari) facendo registrare un fatturato trimestrale di 89,6 miliardi di dollari (in crescita del 54% su base annua) e un utile trimestrale per azione diluita di 1,40 dollari (contro 0,98 dollari per azione attesi dagli analisti). Il margine lordo del trimestre è stato del 42,5% (rispetto al 38,4% dello stesso trimestre dello scorso anno).
Fonte: rielaborazione Statista su dati Apple, 2021
Nel dettaglio, i ricavi da Mac sono aumentati (per il terzo trimestre consecutivo) del 70%, mentre quelli derivanti da iPhone del 65% (un dato da ricondurre alle vendite dei nuovi iPhone 12 che continuano ad essere apprezzati: si consideri, inoltre, che in alcuni mercati il lancio della nuova gamma è avvenuto in ritardo, spingendo, dunque, diversi acquisti nel trimestre considerato). Se, comunque gli iPhone continuano ad essere i prodotti di punta dell’azienda costituendo il 53,5% delle revenue, sono gli iPad a riportare la maggiore crescita annua (quasi +79% delle revenue rispetto allo stesso periodo del 2020), un segmento verso cui si stima un’ulteriore crescita considerato che lo scorso 20 aprile è stato annunciato l’arrivo sul mercato dei nuovi iPad Pro compatibili con le reti 5G. In aumento rispetto allo scorso anno anche i ricavi derivanti dai Servizi (+27%, che compongono circa il 19% delle vendite totali dell’azienda) e quelli da dispositivi indossabili, casa e accessori (circa + 25%), trend da attribuire allo “stay-at-home” forzato dalla pandemia che ha portato a nuovi modi di abitare la casa e ad un forte incremento negli acquisti di dispositivi per la smart home.
Con riferimento al prossimo trimestre, Luca Maestri, Chief Financial Officer di Apple, ha dichiarato che «considerata la continua incertezza in tutto il mondo nel breve termine non è possibile effettuare previsioni specifiche». Bisogna, inoltre, tener conto che sui dati finanziari dei prossimi mesi potrebbe incidere la carenza di semiconduttori a livello globale che ha portato l’azienda a posticipare la produzione di alcuni MacBook e iPad, aspetto che, come riportato dal periodico inglese Nikkei Asia, ha causato ritardi in una fase chiave nella produzione di MacBook (il montaggio di componenti su circuiti stampati prima dell’assemblaggio finale) mentre alcuni assemblaggi di iPad sono stati rinviati per carenza di display e componenti del display.
A superare le attese degli analisti è stata anche la trimestrale Facebook, il cui titolo nel dopo mercato è aumentato del 6%. Nel dettaglio l’azienda ha registrato un utile per azione di 3,30 dollari su ricavi di 26,17 miliardi (+48% su base annua), contro le attese degli analisti ferme a 2,37 dollari su 23,67 miliardi. L’utile netto, nei primi tre mesi dell’anno, è cresciuto del 94%, passando da 4,9 a 9,5 miliardi di dollari. Aumentato del 10% anche il numero di utenti attivi giornaliero e mensile, pari rispettivamente a 1,88 miliardi e 2,85 miliardi di persone, lievemente sotto le aspettative degli esperti (pari a 1,89 miliardi e 2,86 miliardi).
Il forte aumento dei ricavi è stato attribuito da Facebook all’aumento del 30% (su base annua) del prezzo medio per annuncio pubblicitario e del 12% del numero di annunci venduti: nel complesso i ricavi dell’advertising sono aumentati del 46%, arrivando a quota 25,4 miliardi di dollari, proseguendo, dunque, il trend positivo dell’online adversting che dopo il forte rallentamento subito nei primi mesi del 2020 (subito dopo la diffusione della pandemia e l’introduzione delle diverse misure restrittive nazionali) ha ripreso a crescere a ritmi elevati.
L’online advertising ha fatto da traino anche alla crescita dei ricavi di Alphabet, la casa madre di Google, che ha archiviato i primi tre mesi dell’anno con vendite record di 55,3 miliardi di dollari, contro i 41,16 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso e sopra gli attesi 51,70 miliardi. L’utile per azione si attesta a 26,29 dollari (oltre i 15,82 dollari previsti dagli analisti). Dopo la chiusura di Wall Street il titolo ha guadagnato il 5%. Come anticipato, tali risultati si devono soprattutto ai ricavi pubblicitari di Google e di YouTube, saliti rispettivamente del 32% (a 44,6 miliardi di dollari) e del 49% (a 6 miliardi di dollari). Prosegue l’andamento positivo anche di Google Cloud che, nel trimestre considerato, ha registrato un incremento del 45,7% dei ricavi, in linea con le attese, un fenomeno da condurre al proseguimento nella maggior parte dei casi di home/smart working e didattica a distanza.
Il cloud incide positivamente anche sui risultati finanziari di Microsoft i cui ricavi, nel trimestre conclusosi lo scorso 31 marzo, sono saliti del 19% su base annua, a 41,71 miliardi di dollari (contro 41,3 miliardi attesi dagli analisti) mentre l’utile per azione è risultato di 1,95 dollari contro 1,78 dollari attesi dal mercato. A trainare le vendite sono stati i pc e i servizi cloud: nel dettaglio la divisione “Intelligent Cloud” (che comprende i servizi Azure, Windows Server, SQL Server, Visual Studio, GitHub e Enterprise Services) ha riportato ricavi in crescita del 23%, arrivando a 15,1 miliardi; i soli ricavi di Azure sono saliti del 46%. Infine, la divisione Productivity and Business Processes (che include Office e LinkedIn) è cresciuta del 15%. Un successo, quello del cloud pubblico, testimoniato anche dai dati di Gartner secondo cui, nel 2021, la stima globale per i servizi di cloud pubblico aumenterà del 23,1%, raggiungendo un totale di 330,3 miliardi di dollari (contro i 270 miliardi di dollari del 2020): secondo gli analisti, inoltre, «la pandemia ha moltiplicato l’interesse dei CIO per il cloud consentendo di spostare i carichi di lavoro mission-critical da on-premise al cloud».
Regina indiscussa anche di questo round di trimestrali rimane Amazon che, dopo la pubblicazione dei dati finanziari relativi ai primi tre mesi del 2021, ottiene il +3% in Borsa nel trading after hours. Nel dettaglio, il colosso e-commerce ha registrato un utile per azione di 15,79 dollari (quasi il doppio di quanto atteso dagli analisti che si aspettavano 9,54 dollari per azione) mentre i ricavi sono saliti a 108,52 miliardi di dollari (contro i 104,47 miliardi di dollari previsti).
Anche nel Q1 2021, dunque, la società di e-commerce ha beneficiato delle restrizioni imposte a causa della crisi pandemica, come dimostra l’aumento delle vendite pari al 44% su base annua. Nel complesso i profitti raggiunti nell’anno della pandemia superano i 26 miliardi di dollari, più dei tre anni precedenti insieme.
Di sempre maggiore rilievo, inoltre, anche i risultati del comparto Cloud: nel dettaglio AWS è cresciuto del 32% nel primo trimestre, generando entrate per 13,50 miliardi di dollari (contro i 13,23 miliardi di dollari stimati dagli analisti), un business pari al 12% delle entrate totali di Amazon. Infine, la categoria “Altro” che include, tra gli altri, le entrate pubblicitarie, ha fatto registrare ricavi pari a 6,9 miliardi di dollari, in crescita del 77% su base annua.
Il CEO Jeff Bezos ha anche parlato dell’attività di streaming dell’azienda, affermando che «al compimento del decimo anno d’età di Prime Video, oltre 175 milioni di membri Prime hanno usufruito di contenuti nell’ultimo anno e le ore di streaming sono aumentate di oltre il 70% rispetto al 2020».
La migliore spiegazione per interpretare i bilanci trimestrali delle big tech si può prendere in prestito da Satya Nadella, CEO di Microsoft che ha affermato come «a più di un anno dall’inizio della pandemia le curve di conversione al digitale non rallentano anzi accelerano». Infatti, ciò che emerge dai dati appena riportati è che, nonostante il prolungamento in molti Paesi del mondo delle misure restrittive, è comunque rilevabile un graduale ritorno alla normalità che però non sta avendo un’influenza negativa sui successi che hanno caratterizzato finora i giganti tecnologici, tutt’altro. Quello che si avverte è piuttosto la conferma di un successo nato per soddisfare diverse esigenze (di lavoro, studio, tempo libero e – lato business – di garantire la continuità operativa delle attività) ma destinato a rimanere tale.
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