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Oggetti e fabbriche connesse arriveranno, ma solo con gli skill

N. Febbraio 2020

a cura di Emilio Mango
Amministratore Unico,
Indigo Communication

 

Le ricerche mostrano come il gap di competenze sia ormai il freno maggiore alla diffusione delle fabbriche intelligenti. La scarsità di conoscenze fa più paura del costo dell’energia e dell’apparato legislativo e regolatorio.

La fabbrica intelligente, intesa non solo come luogo fisico ma come processo allargato che parte dal concepimento del prodotto e arriva al suo smaltimento passando per la manutenzione, è sicuramente uno dei trend chiave del 2019. Anche in questo caso, come per altri fenomeni tecnologici, molti ostacoli alla diffusione delle soluzioni sono stati abbattuti grazie all’arrivo sul mercato di paradigmi e architetture sempre più diffusi, come il cloud, l’intelligenza artificiale, l’Iot (anche nella sua versione industriale Iiot), la realtà aumentata e tra poco anche il 5G.

Il progresso in questo ambito è andato così veloce che perfino la definizione di Industry 4.0 ora va stretta in molti contesti, dove si preferisce parlare genericamente di Smart Manufacturing o addirittura di Smart Connected Products, cioè oggetti in continuo dialogo con gli esseri umani, con le macchine e con altri oggetti.

Uno scenario che ha attirato l’uno verso l’altro due comparti da sempre limitrofi ma anche poco permeabili tra loro, come l’Information Technology (It) e l’Operation Technology (Ot), con i principali protagonisti del primo mercato che nel corso del 2019 hanno fatto annunci a raffica in ambito manufactoring (parliamo di Oracle, Sap, Microsoft, Lenovo, Dell Technologies tra i tanti e in ordine sparso).

Si dà talmente per scontato che l’incrocio tra It e Ot rivoluzionerà sia le fabbriche sia la società stessa in cui viviamo, che il focus negli ultimi mesi si è spostato sul fattore umano, cioè sulla valutazione dell’impatto di queste tecnologie sul tessuto sociale, e in particolar modo sulla risposta di scuole e imprese alle nuove richieste di skill, talmente dinamica da risultare ormai difficile da prevedere anche nel medio periodo.

La sfida degli skill è stata il tema dell’ultimo World Manufacturing Forum, che ha avuto luogo a Cernobbio e che ha evidenziato, tra le tante cose, come proprio lo skill gap sia visto come il maggior impedimento agli investimenti in automazione (da oltre il 70% degli intervistati in una ricerca di European Investment Bank), più di fattori come la burocrazia, le leggi sul lavoro e il costo dell’energia.

 

Questo articolo è uscito anche sul numero 40 di Technopolis, periodico mensile edito da Indigo Communication Srl 

 

 

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