A cura di Enrico Acquati, Research Director, The Innovation Group
È opinione diffusa tra molti economisti e studiosi, che lo stato di crisi che sta caratterizzando, ormai da parecchi anni, lo scenario economico italiano ed europeo, ma non solo, non sia un fenomeno transitorio e di breve durata ma, al contrario, presenti caratteristiche in qualche modo sistemiche, che ne proiettano la soluzione solo nel lungo periodo; vi è anche chi vi vede elementi che tenderanno a caratterizzare l’intero secolo: il modello economico che ha caratterizzato gli ultimi decenni non pare più sostenibile, in quanto ha generato trend di spesa decisamente superiori alle disponibilità economiche del sistema stesso e pertanto ci si domanda se non debba essere sottoposto ad una seria revisione.
Problemi certamente molto complessi, in questa sede solo citati come “sfondo” di aspetti meno “estremi”: qui interessa tenere in considerazione solo il tema “crisi economica” e gli effetti che ha avuto sui trend della spesa in ICT.
Lo stato di crisi economica e la diminuzione della domanda di beni e servizi che ne è conseguita, per quanto riguarda soprattutto le aziende, e lo spostamento della spesa, per quello che riguarda il mercato consumer, da beni e investimenti a prodotti e servizi di consumo immediato, anche per quanto riguarda la tecnologia, sono fattori utilizzati ampiamente per spiegare la situazione, a sua volta di crisi, del mercato ICT nel suo complesso: indubbiamente vi sono anche fattori esclusivamente endogeni che contribuiscono alla crisi del mercato ICT, ma i fattori economici, esogeni, giocano un ruolo determinate nello spiegare il rallentamento del mercato ICT stesso.
Se si analizza i trend più nel dettaglio, si osserva tuttavia che il rallentamento cui si è accennato riguarda soprattutto i prodotti, hardware e software, e i servizi che si potrebbero chiamare “tradizionali”, che comunque sino a 10 anni fa presentavano tassi di crescita positivi; a fianco a questi, grazie allo sviluppo della tecnologia, sono ora disponibili nuovi prodotti e servizi legati alla mobilità, all’uso del web eccetera, che presentano tassi di crescita decisamente superiori alle componenti tradizionali, ma che hanno un maggior impatto sul mercato consumer.
Le nuove possibilità offerte dalle tecnologie più recenti hanno indotto un necessario processo di adeguamento del “portafoglio applicativo” installato nelle aziende a queste nuove possibilità, ad esempio per facilitare le relazioni con i clienti: questa attività di adeguamento è stata svolta modificando e aggiungendo opportune parti di software alle applicazioni esistenti, senza tuttavia rivedere la loro architettura o per lo meno senza verificare se fossero adeguate al “nuovo” che si presentava alle aziende e nel quale si trovano a dover operare. L’attività è stata condotta sulla componente di mercato ICT che prima è stato chiamato “tradizionale”, ad esempio sul parco delle soluzioni ERP piuttosto che qualunque altra applicazione gestionale: tuttavia non ha provocato una inversione di tendenza nei trend del mercato ICT, quasi queste attività fossero troppo “piccole”, di valore economico modesto, per incidere su un trend ormai negativo.
Sintetizzando, si può affermare che ora si è in presenza di due mercati, quello “tradizionale”, che pare avviato su un piano di continuo rallentamento, e quello nuovo, quello legato alle tecnologie più attuali ed al mondo consumer, che invece presenta tassi di crescita interessanti, se pur in naturale rallentamento con l’aumentare delle sue dimensioni.
Vale la pena fare qualche ulteriore considerazione sul mercato ICT che è stato chiamato “tradizionale”, per cercare di chiarire se il suo trend negativo è destinato a continuare o se ci sono condizioni per la sua ripresa.
Questo mercato è, come noto, composto da tre segmenti: prodotti hardware, prodotti software e servizi. Per quanto riguarda i prodotti hardware i trend sono abbastanza definiti dallo sviluppo delle tecnologie, che comportano una continua miniaturizzazione delle componenti, un continuo aumento delle capacità dei prodotti e una continua contrazione dei prezzi: su questo fronte non paiono esserci probabilità per una ripresa dei trend.
Per i prodotti software, soprattutto quelli applicativi, è opportuno fare qualche considerazione specifica e porsi qualche domanda: i principali di questi prodotti sono stati proposti sul mercato alcuni decenni fa e, pur considerando le varie release che si sono succedute, sono sostanzialmente gli stessi di allora dal punto di vista architetturale; la domanda è: sono ancora adatti alle esigenze delle aziende? O meglio, sono adatti alle mutate condizioni in cui operano oggi le aziende? Al di la delle integrazioni che vengono implementate per “incorporare” le nuove possibilità offerte dallo sviluppo delle tecnologie, permettono veramente di sfruttare queste al meglio rispetto alle mutate condizioni esterne?
Il tema si può forse riassumere così: i mercati di riferimento delle aziende sono cambiati drasticamente, si sono “globalizzati”, facendo conseguentemente cambiare il modo di operare delle aziende stesse; la tecnologia ha messo a disposizione una quantità considerevole di nuovi prodotti e, soprattutto, ha abilitato una gamma molto estesa di nuovi possibili servizi e possibilità d’uso della tecnologia medesima, ma le aziende cosa utilizzano? Prodotti software progettati qualche decennio fa!
Pare evidente che il segmento dei servizi, in quanto in qualche modo legato ai precedenti, ne segue e ne subisce i trend: una sua ripresa è quasi inevitabilmente legata alla ripresa dei due segmenti indicati in precedenza, soprattutto a quello dei prodotti software applicativi.
La situazione si fa più complessa se si pensa alla nuova ondata tecnologica legata all’Internet of Things e alle nuove possibilità che presenta per le aziende: quanto detto in precedenza in relazione al mutato modus operandi delle aziende acquista maggiore valenza.
Insomma, la domanda di fondo che forse è il caso di porsi è: non è il momento per riprogettare le piattaforme applicative per renderle da un lato più adatte alle nuove condizioni in cui operano le aziende, e dall’altro in grado di sfruttare meglio e in modo più efficace le possibilità offerte dalle nuove tecnologie?
È evidente che il tema cui si è accennato è molto complesso ed è altrettanto evidente che qui se n’è fatta una discussione molto sintetica: senza voler trarre conclusioni generali, pare comunque che ci siano le condizioni, per lo meno sulla base dell’offerta di tecnologia attuale e prevedibile a breve termine, per affrontare su basi nuove il grande tema delle soluzioni applicative e approfondire l’analisi sulla reale adeguatezza di queste a fronte di scenari completamente differenti rispetto a quelli di quando le applicazioni sono state progettate. Forse la ripresa del mercato ICT “tradizionale” sta anche in questo.
Un’ultima osservazione: quanto detto non esclude che vi siano anche soluzioni applicative nuove, sviluppate in una logica innovativa, web based e utilizzabili in cloud, che insomma il mercato cominci ad avere un’offerta in questa direzione, però va detto che da un alto sono soluzioni in ambiti diversi da quelli cui si è fatto riferimento in precedenza e, dall’altro, che la domanda è ancora lenta ad adottarle.
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