N. Maggio 2018
a cura di Carmen Camarca
Junior Analyst, The Innovation Group
Nel mondo delle televisioni sembra che il caos regni sovrano.
L’avvento delle Internet TV ha reso difficile l’esistenza della televisione tradizionale che sta perdendo un monopolio durato mezzo secolo e forse si dovrà arrendere all’ irrefrenabile sviluppo dei colossi del web, alzando, così, bandiera bianca e comprendendo che l’unico modo per sconfiggere il nemico è farselo amico.
È in questo contesto che prendono vita gli accordi Amazon Prime Video – Rai, Sky-Mediaset Premium e Sky-Netflix, segnali concreti di una “old industry” costretta a combattere in un mercato sempre più competitivo e segmentato.
La prima partnership ad essere stata annunciata è stata quella tra Sky e Netflix: grazie all’ accordo, milioni di utenti Sky avranno accesso diretto a Netflix attraverso la piattaforma Sky Q. In questo modo Sky riuscirà ad evitare la lotta dei prezzi degli abbonamenti contro Netflix, sempre più competitiva, mentre la piattaforma di streaming darà vita ad un’alleanza, con un operatore consolidato, in grado di garantire ricavi sicuri e proprio nel momento in cui arrivano serie minacce da parte di società quali Amazon e Facebook riguardo all’ offerta di film e serie Tv.
Ma il colosso di Murdoch non si è fermato qui e ha stretto un’alleanza anche con Mediaset Premium , ex acerrima nemica soprattutto per le trasmissioni di calcio, permettendo a tutti i suoi abbonati di poter vedere nove canali a pagamento della Pay TV di Mediaset approdando, così, nel mercato del digitale terrestre e usando le frequenze Mediaset.
L’accordo, che regalerà alle casse di Cologno Monzese 400 milioni di ricavi nei prossimi anni, è stato interpretato dai più come una strategia difensiva da parte di Mediaset, che adesso potrà allontanare i concorrenti stranieri (si pensi a Bollorè che aveva cercato di acquisire tutta la library del Biscione) e potrà finalmente risolvere il problema di Mediaset Premium, che negli ultimi anni aveva registrato più perdite che profitti.
D’altra parte anche Sky potrà ampliare la propria offerta: otterrà, infatti, nuovi contenuti per quanto riguarda il cinema italiano (su cui Mediaset è avvantaggiata dal momento che controlla la grande casa di produzione Medusa) e potrà contrastare meglio gli attori emergenti dell’ intrattenimento televisivo (Amazon, Netflix).
Di fronte alla duplice partnership di Sky la reazione di Amazon Prime Video, piattaforma di streaming di Amazon Prime, non si è fatta attendere e l’alleato naturale è ovviamente la Rai, non nuova ad accordi simili (si pensi alla collaborazione con Netflix dello scorso autunno per la serie Suburra e alla recente intesa con Tim Vision), che decide così di riconfermare una strategia che già in passato si è dimostrata vincente. La partnership offrirà ai clienti Prime tutte le serie TV di maggior successo trasmesse sui canali della televisione italiana e alcune tra le produzioni Rai Cinema più famose.
Una vera e propria rivoluzione, dunque, con accordi che vanno a consolidare un mercato ormai troppo frazionato, rimettendolo nelle mani di pochi grandi player.
Prima di queste alleanze il complesso mondo dell’ industria televisiva (tradizionale e non) era diviso in due poli opposti: da una parte i detentori di contenuti di elevata qualità, player “tradizionalisti”, finora custoditi gelosamente malgrado la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto, e dall’ altra i player “dello streaming”, proprietari delle piattaforme di distribuzione che, eccezion fatta per alcuni prodotti, non dispongono di un catalogo particolarmente ampio.
Adesso, invece, sembra che qualcosa stia cambiando: ci troviamo, infatti, in una delicata fase di transizione dove l’ambizione è quella di costruire servizi globali con la consapevolezza che vi riuscirà solo chi ha i contenuti di maggior qualità e le piattaforme di distribuzione più sofisticate. Da qui la necessità di creare le alleanze.
C’è da chiedersi, piuttosto, se il nostro sistema televisivo sia pronto.
La storia della televisione italiana è sempre stata piuttosto movimentata: già dagli anni 80 la RAI aveva perso il proprio monopolio come televisione di stato ed era stata costretta a condividere il mercato con l’emergente FININVEST. Gli anni ‘90 e ‘00, poi, sono stati all’ insegna della pay TV e del digitale terrestre ma, bene o male, la partita veniva giocata all’ interno del duopolio Rai-Mediaset, che rimaneva indiscusso. Ora il mercato impone ai player “tradizionalisti” di mettere in discussione i propri assetti ed esplorare nuove strade per capire come sopravvivere e adattarsi alle nuove tecnologie: si pensi, ad esempio, che negli USA gli utenti streaming hanno superato quelli tradizionali sia via etere che cavo.
Il futuro della televisione, dunque, è tutto online, ma i punti interrogativi sono ancora molti.
Una cosa è certa: mentre in campo si muovono le pedine e si sperimentano nuove formule, i principali beneficiari di questa nuova era saranno gli utenti che, a prezzi molto più convenienti, potranno godere di pacchetti di offerte consistenti.
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