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Modellizzare la politica digitale per affrontare l’incertezza

N.  Ottobre 2017
        

a cura di Roberto Masiero 
Presidente, The Innovation Group 

 

“È una gran fortuna
non sapere esattamente
in che mondo si vive”

Wislawa Szymborska

 

L’innovazione digitale, basata sulla centralità dei dati, apre un’era di infinite potenzialità, ma anche di profonda incertezza, essa modifica radicalmente i modi dell’organizzazione sociale, di produrre e di distribuire: in una parola, di occupare il potere[1].

Si pensi ad esempio all’iniezione del digitale nel mondo della mobilità, che accelera e trasforma le tecnologie di riferimento: da un lato auto elettriche e connected car, dall’altro mobilità multimodale, integrazione dei sistemi di trasporto e di ticketing e connettività pervasiva aprono progressivamente la strada ad una trasformazione radicale, che alla fine potrebbe risolversi in uno scenario di “nessuna mobilità”, in cui gli individui e le cose saranno totalmente connessi. O ancora, così come in passato la GDO ha messo in ginocchio il commercio di vicinato, che ha rappresentato tradizionalmente il cuore del tessuto economico sociale del nostro paese, allo stesso modo l’e-commerce, utilizzando ampiamente le nuove tecnologie, potrebbe oggi mettere in ginocchio la grande distribuzione.

Il digitale ha anche una forte influenza sul successo del populismo, attraverso le “ fake news” che spesso sembrano minacciare di sovvertire la democrazia. E già nel 1996, alle origini di Internet, Manuel Castells[2] aveva osservato che quasi ogni dominio di attività umane integrate verticalmente sarebbe stato riorganizzato secondo linee orizzontali. La politica passa così “dalla scacchiera al web”: “Agli uomini di stato e agli esperti di politica estera è stato a lungo insegnato a vedere il mondo come una scacchiera, analizzando e anticipando le decisioni dei governi in un gioco di competizione strategica senza fine. “Il Web invece attacca la scacchiera “orizzontalizzandola”: “(Esso) stabilisce una mappa non di separazione, ma di connessione, della densità e dell’intensità di legami (tra multiple dimensioni) tra le frontiere” … “vedendo il sistema internazionale non come un sistema di stati, ma di reti che si incontrano e si sovrappongono”[3].

Senza dimenticare che oggi, nell’era del digitale, la geografia non si fa più con riferimento al “geo”, dalle forme tradizionali delle carte e delle mappe, ma con riferimento alle forme dei flussi dei dati e dalle loro forme, che sono quelle che derivano dall’analisi dei dati[4].

Dunque, la trasformazione digitale ci pone di fronte a situazioni di grande incertezza. “L’incertezza non può che crescere con la complessità, con l’estensione delle opzioni, con l’innovazione continua che porta ad affrontare sfide inedite e produce domanda di nuove soluzioni. Ma dobbiamo fare in modo che l’incertezza non si trasformi in insicurezza sociale… Dove l’ incertezza cresce con le opportunità di scelta, ed è quindi una condizione oggettiva e in sé positiva; mentre l’insicurezza è una condizione soggettiva negativa, che aumenta con l’incapacità di scegliere in un mondo sempre più complesso”[5].

E il modo migliore per affrontare costruttivamente l’incertezza determinata dalla complessità della trasformazione digitale è quello di identificare le questioni critiche che il digitale pone allo sviluppo nei vari settori, elaborare adeguate proposte di soluzione e modellizzare politiche digitali che siano in grado di concretizzare queste proposte.

Questo è l’obiettivo che ci siamo proposti di sviluppare nel corso del prossimo “DIGITAL ITALY SUMMIT” (Roma, 13-15 Novembre 2017), risultato di un lungo percorso di ricerca e di confronto fra molte delle più brillanti menti ed esperienze digitali del nostro paese.

All’inizio di questo viaggio ci siamo chiesti: “Come possiamo valorizzare i punti di forza del nostro paese, delle nostre imprese e dei nostri Territori attraverso il digitale?”

Tre sono stati i passi principali:

  1. un percorso di ricerca sulle esperienze e sui casi più interessanti di digitalizzazione nel mondo pubblico e in quello privato, che ci ha portato tra l’altro la figura dell’ “imprenditore sapiens”[6], colui che comprende appieno non solo il potenziale delle tecnologie digitali ma anche le nuove prospettive che l’economia dei dati e le tecniche cognitive aprono al business;
  2. una serie di eventi sulle caratteristiche; le politiche e le scelte organizzative di alcuni tra i più interessanti sistemi territoriali dell’Innovazione percorso che svilupperemo ulteriormente nei prossimi anni);
  3. il “DIGITAL ITALY SUMMIT”, che rappresenta il più importante evento sulla crescita digitale del nostro Paese, all’interno del quale abbiamo concentrato:
    • la presentazione del “Rapporto Annuale sullo stato della digitalizzazione nel paese”, che contiene i risultati di quest’anno di ricerca e i contributi di 20 tra i più autorevoli esperti del mondo digitale;
    • una rassegna delle eccellenze nel settore della trasformazione digitale nelle imprese, nei territori, e nella PA;
    • un laboratorio in cui coinvolgere attivamente le esperienze e i saperi dei partecipanti in una prima modellizzazione delle politiche per la crescita digitale del paese.

Questo laboratorio si articola in sei diversi workshop e tavoli di lavoro, articolati sui seguenti temi:

  1. L’Agenda Digitale per la PA, top- down e bottom-up
  2. L’Industria Intelligente e il futuro del lavoro
  3. Le infrastrutture e le piattaforme digitali
  4. L’economia dei dati
  5. Il digitale nella formazione delle nuove competenze
  6. L’innovazione sociale, il digitale e il welfare

Ci auguriamo che da questo momento di confronto e di riflessione comune, che coinvolgerà i leader dell’industria ICT insieme a economisti, imprenditori, mondo dell’università e della ricerca, agenzie, politici e uomini di governo, possano nascere finalmente dei modelli di politiche, di applicazioni e di iniziative per accelerare la crescita digitale del paese e per ridurre l’insicurezza sociale che le grandi trasformazioni inevitabilmente rischiano di portare con sé.

 

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[1] Piero Bassetti, dall’intervento tenuto a “Lombardia Digitale”, c/o Regione Lombardia, 25 Settembre 2017

[2] Manuel Castells, L’Età dell’Informazione: Economia, Società e Cultura, 1998

[3] Anne-Marie Slaughter, “The Chessboard and the Web: Strategies of Connection in a Networked World “, Yale University Press,  2017

[4] Pharag Khanna, “Connectography”, Fazi Editore, 2016

[5] Alessandro Rosina e Sergio Sorgi, Il Futuro che (non) c’è, Università Bocconi Editore, 2016

[6] Yuval Noah Harari, “Da Animali a dei – Breve storia dell’umanità”,Giunti Editore, 2017