N. Marzo 2021
a cura di Elena Vaciago
Associate Research Manager, The Innovation Group
Gianni Martino, Mobility & Tourism Expert
Sono numerose le sfide che i Mobility Manager devono oggi considerare: dai servizi da introdurre nei piani di mobilità aziendali, alla svolta verso la mobilità elettrica, le innovazioni che sfruttano il digitale e la telematica per migliorare il Fleet Management, l’efficientamento dell’uso dei mezzi, le opportunità legate alla shared mobility e l’integrazione con il trasporto pubblico.
Parliamo di questi temi con Gianni Martino, Mobility & Tourism Expert, che su questi aspetti interverrà nel corso dello Smart Mobility, Transport & Logistics Summit 2021 organizzato da The Innovation Group il prossimo 21 aprile 2021.
Come sono cambiati i paradigmi della Mobilità aziendale nell’ultimo periodo? e quale sarà il ruolo del Mobility Manager in futuro?
Il Mobility Manager avrà sempre di più un ruolo chiave nella transizione ecologica delle aree urbane, ed anche un impatto positivo sul benessere delle persone, migliorando anche il rapporto tra le aziende e i loro lavoratori. Le aziende potranno in futuro prendersi cura di una componente della giornata lavorativa, quella dello spostamento fisico, che fino ad oggi è stata tutelata solo a fini assicurativi, e per il resto ignorata.
La redazione a cura delle imprese di piani di spostamento “casa-lavoro”, con la gestione di un mix corretto e alternativo di mobilità privata, pubblica, condivisa e dolce, consentirà una notevole riduzione nell’uso di mezzi privati e conseguentemente nella fruibilità finale dello spazio urbano. Oggi la figura del Mobility Manager costituisce un obbligo di legge per le aziende con oltre 100 dipendenti, una soglia che potrebbe però abbassarsi e riguardare anche aziende che, anche con un numero minore di persone, presenti contemporaneamente in ufficio, possono comunque generare stress in aree urbane circoscritte. C’è però tuttora un elemento che frena la volontà del legislatore, in ordine agli spostamenti casa–lavoro: cosa servirebbe per far reagire le aziende e spingerle maggiormente a implementare la figura del Mobility Manager? Invece di introdurre sanzioni e schemi penalizzanti, avrebbe molto più senso un sistema di incentivi, considerando il fatto che politiche incentivanti possono rappresentare un importante passo aventi verso città migliori, oltre che permettere alle aziende di migliorare e di risparmiare, ad esempio con una gestione condivisa delle auto in flotta.
Sostenibilità ambientale, auto elettrica o ibrida, controllo dei consumi: come evolve il Fleet Management?
Il Fleet Management dovrà evolvere per forza di cose nei prossimi anni. C’è molta demagogia oggi nella spinta verso una transizione dai combustibili fossili all’energia elettrica nella mobilità e nei trasporti: tra l’altro, è bene sempre ricordarlo, la stessa energia elettrica è per lo più generata da combustibili fossili (in Italia soprattutto da oli pesanti e idrocarburi, mentre la Germania, ad esempio, è ancora molto sbilanciata sul carbone).
Questo cambio epocale avrà sicuramente impatto sul Fleet Management, sia per le aziende che per piccoli o grandi gestori di flotte aziendali, per non parlare di società di logistica o noleggio. E non vi è dubbio che, dalla progressiva sostituzione dei mezzi a combustione interna con mezzi elettrici, potrà scaturire un grande, diretto ed immediato benessere per gli abitanti delle città, ma … a quale costo?
Bisogna infatti porsi varie domande: riuscirà la rete elettrica a sostenerne il carico se il passaggio alle auto elettriche sarà troppo veloce? Riuscirà la produzione di energia elettrica pulita a sostituire se pur progressivamente il fossile? E dal punto di vista di chi gestisce le flotte, sarà economicamente sostenibile in termini sia di costi, sia di facilità di utilizzo (ossia di disponibilità di ricariche e autonomia equiparabili alla situazione precedente).
A supporto della diffusione della mobilità elettrica dovranno intervenire tecnologie di distribuzione capillare dell’energia, che va resa “mobile” essa stessa e non solo “trasportabile” attraverso la rete. Serviranno sistemi, anch’essi mobili, di bilanciamento, per dare la possibilità di una re-immissione in rete dell’energia necessaria ed evitare quindi il verificarsi di blackout.
Co-working, ridisegno degli spazi, aziende diffuse sul territorio: come stanno evolvendo i modelli di lavoro e di spostamento delle persone?
Il cambiamento repentino delle abitudini lavorative cui la pandemia ci ha costretto (in un tempo, peraltro, straordinariamente breve) sfavorisce le grandi concentrazioni di uffici e costringe le aziende e gli operatori immobiliari ad un ripensamento degli spazi. Il co-working risulterà probabilmente meno penalizzato rispetto all’ufficio gestito direttamente, ma dovrà a sua volta essere rivisto, quantomeno nell’offerta dei suoi servizi accessori. Quella dei nuovi modelli lavorativi è quindi una partita aperta, è difficile fare previsioni ma abbiamo già dei riscontri. La situazione recente ha dimostrato che si può lavorare da casa, che non servono più tutti gli spazi che eravamo abituati a utilizzare per il lavoro in ufficio. Le nuove modalità di lavoro avranno quindi conseguenze sostanziali sulla mobilità: pensando ai grandi agglomerati di uffici creati negli ultimi anni, spesso in zone periferiche, bisognerà ripensare il loro utilizzo e la mobilità subirà un cambiamento straordinario, in quanto i flussi attesi di persone non saranno quelli che si avevano in precedenza.
L’impatto sulla mobilità lo si può già intravvedere con chiarezza: spazi e servizi pensati per gestire grandi flussi di auto, concentrati in fasce orarie definite, dovranno essere rivisti. Da contro, le aziende dovranno mettere in campo sistemi e modalità alternative di confronto e socializzazione tra il personale, che oggi il telelavoro priva dei momenti di contatto (essenziali soprattutto per noi italiani), puntando a ripristinare condizioni di interscambio e socializzazione.
Figure come il Mobility Manager possono supportare aziende ed enti a ripensare gli spostamenti in funzione della minore domanda di attività in ufficio.
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