N. Aprile 2018
a cura di Ezio Viola
Managing Director, The Innovation Group
In queste ultime 2 – 3 settimane si sono succeduti diversi fatti e notizie che hanno avuto grande risalto e che hanno riguardato alcune tra le principali aziende più innovative del settore internet e tecnologico. Il risultato più tangibile è stata una perdita di capitalizzazione complessiva del settore di circa 700 Miliardi di dollari che fa temere che possa essere l’inizio di un più ampio “techlash”. Tutto è incominciato dal caso Cambridge Analytica e dai rapporti con Facebook: l’ultimo risvolto del caso riguarda Palantir, la compagnia supersegreta di Peter Thiel, uno dei principali sostenitori di Trump.
Alcuni ingegneri di Palantir, non si capisce bene a che titolo, hanno lavorato sui dati degli utenti Facebook rubati da Cambridge. Successivamente le autorità americane hanno aperto ufficialmente una inchiesta per violazione della Privacy e Mark Zuckerberg dovrà andare a testimoniare al Congresso, insieme ad altri esponenti di aziende che fanno dell’utilizzo dei dati il loro business model.
Si è anche scoperto che Christopher Wylie, il whistleblower di Cambridge Analytica, è ben lontano dal cavaliere immacolato con i capelli rosa che vorrebbe mostrarsi. Soprattutto, Facebook ha annunciato nuove misure per tutelare la privacy dei suoi utenti e alcuni osservatori hanno notato che, in realtà, le misure previste da Facebook sono in gran parte atti dovuti e già attesi per mettersi in regola con le nuove norme europee sulla privacy, che entreranno in vigore a maggio. Al netto di questo, Zuckerberg ha ammesso di avere sbagliato, ha capito l’errore, e speriamo che abbia cambiato idea dopo che in passato dichiarava orgoglioso che “l’era della privacy è finita”.
Subito si è visto che Tim Cook di Apple ha messo il dito nella piaga pursè non può dirsi senza peccato visto come vengono utilizzati i dati dalla sua azienda, così come non sono senza peccato tutti gli altri come Google, a Twitter, Amazon, Microsoft, Alibaba etc. Su come FB stia reagendo a questo caso, se più come un problema di reputazione o più come una messa in discussione del proprio modello di business e le sue implicazioni, qui non vogliamo dire più di quanto quasi quotidianamente analisti, media e osservatori hanno fatto in questi giorni.
Consideriamo qualche altro caso. Si è visto come anche Amazon e Jeff Bezos non siano stati immuni da incidenti: Il titolo dell’azienda è crollato dopo che un’indiscrezione e un tweet di Trump indicava e accusava l’azienda di sfruttare le Poste americane per le consegne e di far chiudere i piccoli negozi e di non pagare le giuste tasse.
La rivelazione è quindi che Donald Trump “è ossessionato” dal regolamentare Amazon perché “odia” l’azienda. Tutto ciò però non ferma la capacità di Amazon di innovare e se ci fa piacere, dopo il famoso braccialetto, Amazon, ha brevettato un drone che riconosce le urla e i gesti di terrore, così quando un “drone postino” si presenta davanti a casa di una nonna e questa rimane sbigottita per la paura, Amazon sa che la volta dopo è meglio mandare un umano!
E poi c’è Uber, che dopo il noto incidente mortale di un pedone durante i test di guida autonoma di una sua automobile in Arizona, non se la sta passando meglio. Prima una inchiesta sul NYT ha mostrato che la tecnologia di guida autonoma di Uber è ancora poco matura e che le auto quando andavano da sole, richiedevano ancora l’intervento umano. Il governatore ha posto fine alla sperimentazione di Uber che ha bloccato la sua sperimentazione anche in California. Waymo, azienda di Google concorrente di Uber, ne approfitta e dice che con la sua tecnologia l’incidente non sarebbe successo e rilancia la Partnership con Jaguar. Ma anche Waymo dovrebbe stare attenta: nessuno è immune dall’errore.
In questi giorni una macchina di Tesla di Elon Mask, altro campione di innovazione, che aveva subito cancellato la presenza delle sue aziende sulle pagine Facebook, è stata coinvolta da un incidente terrificante e già in precedenza era stata colpita dal ritiro dal mercato di 123.000 Modelli S, per problemi di sicurezza. Non si sa ancora se è coinvolto il pilota automatico ma, in attesa dei risultati delle indagini, le azioni dell’azienda sono crollate in maniera significativa.
Siamo quindi di fronte a una serie di casi sfortunati, singoli incidenti che tanto poi clienti, consumatori e media dimenticheranno rapidamente, perché il progresso tecnologico ha fatto sempre “vittime”?
Forse si e tutti ci auguriamo che i grandi campioni e gli innovatori della Silicon Valley e dell’economia digitale non perdano la fiducia di noi tutti e della business e financial community.
Tuttavia, occorre fare una riflessione, perché questi episodi hanno un “File Rouge” che potrebbe minare le fondamenta dell’economia digitale, dei dati come risorsa economica e delle tecnologie avanzate, come l’Intelligenza Artificiale, che permettono utilizzi sempre più pervasivi.
Questo “File Rouge” è forse la presunzione di “onnipotenza” delle tecnologie digitali che molti dei “Re Globali della Rete” hanno adottato perché di fondo, esiste in essi, la convinzione che la Computer Science non è mai stata messa davanti alle conseguenze delle sue azioni – non ha mai dovuto subire una “resa dei conti”, un momento della consapevolezza degli impatti etici del suo operare…
La chimica l’ha avuto in due momenti, il primo alla fine dell’Ottocento quando Nobel inventò la dinamite, e si scoprì che dal lavoro innocuo di scienziati potevano nascere prodotti capaci di stragi di massa; il secondo è stato, all’inizio del Novecento con l’invenzione delle armi chimiche. La fisica l’ha avuto con la costruzione della bomba atomica. Prima di questi eventi, tanto la fisica quanto la chimica erano due campi di ricerca pieni di ottimismo, esattamente come oggi si ripromettono di fare gli ingegneri della Computer Science e di chi la utilizza. Il momento della resa dei conti ha cambiato le scienze che ha toccato: prima erano piene di speranza, poi sono state toccate dal peso della responsabilità e i ricercatori hanno capito che le loro attività potevano influenzare la vita di innumerevoli esseri umani, e non necessariamente in meglio.
La Computer Science e i suoi campioni, questa consapevolezza non l’hanno ancora raggiunta e non ne hanno ancora tirato le conseguenze.
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