L’Intelligenza Artificiale arriva anche in Italia, ma le aziende lombarde faticano nel valutare possibili applicazioni e casi d’uso
Focus PA


Quella all’intelligenza artificiale è una corsa globale, a cui anche l’Europa ha deciso di prendere parte. Lo dimostra il recente AI Action Summit che si è svolto ad inizio febbraio a Parigi, in cui nel complesso sono stati dichiarati investimenti in AI per oltre 450 miliardi di euro, dove la stessa Commissione Europea ne ha dichiarati 200. In Italia, ad inizio 2024, anche la premier Giorgia Meloni aveva annunciato un investimento, in questo caso pari a 1 miliardo di euro tramite un fondo guidato da Cdp Venture Capital. Questi annunci vanno così a rafforzare un dibattito ormai in corso sulla necessità per imprese e territori (anche italiani) di trovare un proprio modo per fare leva sul potenziale di questa tecnologia, in termini di maggiore competitività e resilienza sui mercati.
Come si stanno posizionando le aziende italiane in termini di utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale e quali sono le prospettive per i prossimi anni? Un buon osservatorio per cominciare a rispondere a questa domanda è sicuramente il territorio lombardo, che con le sue aziende spesso ha dimostrato di essere all’avanguardia nell’adozione di tecnologie e innovazioni digitali.


Da questa analisi emerge che oggi è il 43% delle aziende lombarde che dichiara di utilizzare strumenti e soluzioni di AI al proprio interno: un utilizzo che però, va sottolineato, è spesso sperimentale, mentre solo un 8% dichiara un livello di adozione avanzato. Significativo, inoltre, il fatto che, tra chi utilizza questi strumenti, la maggior parte dichiara di ricorrere a strumenti di AI generativa, in modo esclusivo o combinato con altre soluzioni e tecnologie di AI.
Per quanto riguarda invece gli investimenti in AI, sia attuali sia previsti, un quarto delle aziende lombarde dichiara di stare investendo, o di avere in programma di farlo entro la fine dell’anno appena iniziato; d’altra parte, le aziende che investono in questa tecnologia potrebbero diventare 4 su 10 nel medio periodo, almeno stando alle attuali prospettive dichiarate dalle aziende stesse. Da notare in ogni caso che il 61% delle aziende ritiene che sia prematuro investire sull’AI, dato che si rafforza soprattutto tra chi non la sta utilizzando. Inoltre, una quota molto importante di aziende (il 78%) ritiene che investimenti di questo tipo siano troppo onerosi per le piccole e medie imprese del territorio. In questo senso, se c’è un quarto di aziende che sta investendo o arriverà a farlo a breve, la restante parte resta incerta se non restia di fronte ad un panorama che reputano ancora per loro ancora immaturo e, per le aziende medio- piccole, troppo oneroso.


E se si considerano i maggiori freni alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie di AI dichiarati dalle aziende lombarde, spiccano nella loro prospettiva la mancanza di competenze interne specifiche, la non conoscenza di casi d’uso concreti utili al proprio business e di applicazioni interessanti in linea con la specificità del proprio settore. Da sottolineare che, di fronte ad una generale difficoltà nel comprendere appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale all’interno della propria azienda, si lamenta anche una certa complessità dell’attuale offerta tecnologica in questo ambito, che rischia così di non supportare né facilitare una maggiore adozione da parte delle aziende.
Se dunque questa tecnologia continua a crescere di rilevanza nell’agenda di stati, istituzioni e imprese su scala globale, in Italia, e in questo caso specifico in Lombardia, le aziende stanno dimostrano un certo interesse nei suoi confronti e si stanno attivando in modo più o meno sperimentale per cercare di introdurre l’intelligenza artificiale all’interno del perimetro della propria azienda. D’altra parte, la difficoltà nell’individuare casi d’uso reali e applicazioni utili per il proprio business appare come principale ostacolo in una sua più ampia diffusione e valorizzazione nelle aziende. La vera domanda che sembrano dunque porsi le aziende lombarde è “Cosa posso farci io con questa tecnologia?”. Grandi aziende e multinazionali possono essere forse più avvantaggiate nel trovare una risposta a questo quesito comune, potendo far leva su un network globale, supporto consulenziale e grandi dimensioni su cui scalare. Le piccole e medie imprese rischiano invece di restare indietro, di fronte a casi d’uso pubblicizzati che a volte possono intimorire e all’assenza di una dimensione tale che consenta un più rapido ritorno degli investimenti tecnologici. La rivoluzione dell’intelligenza artificiale pone quindi un nuovo punto di attenzione, non solo per le aziende, ma anche per i territori in cui operano e le istituzioni che li governano: occorre infatti evitare la creazione di un nuovo digital divide, che rischi di rallentare le aziende italiane e ridurre la loro competitività, anche a fronte degli sforzi già fatti per migliorare, più in generale, il proprio posizionamento digitale.
