N. Dicembre 2020
a cura di Piero Poccianti
Presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale
Nel 2017, Vladimir Putin ha affermato: «Chi svilupperà la migliore AI, diventerà il padrone del mondo». Queste le parole indirizzate a una platea di 16mila studenti durante l’evento «Knowledge Day» per l’inizio dell’anno accademico. «È il futuro, non solo per la Russia ma per tutta l’umanità. Con enormi opportunità, ma anche minacce difficili da prevedere».
Su quest’ultimo punto si sono pronunciati molti governi di tutto il mondo, producendo più di 90 documenti istituzionali – compresi quello europeo e italiano. Grazie all’analisi approfondita dei paper e alle competenze di AIxIA, è stato possibile individuare alcune linee guida per favorire un uso corretto dell’AI.
Prima di procedere, bisogna però definire cosa si intende con il termine Intelligenza Artificiale. La disciplina, appartenente all’Informatica, si diversifica da altri paradigmi della Computer Science perché è una tecnologia dichiarativa – questo significa che, a differenza di quanto si possa immaginare, la macchina non esegue le istruzioni che le vengono impartite. Nell’AI è infatti necessario fornire: il contesto del problema, gli obiettivi da raggiungere, gli strumenti a disposizione e i vincoli da rispettare, quali la scarsità delle risorse. Sulla base di queste descrizioni – effettuate tramite linguaggi dichiarativi o esempi – la macchina crea un algoritmo per trovare la soluzione. È quindi fondamentale comprendere il contesto, le risorse, i vincoli e gli obiettivi e se si sbaglia a rappresentarli si otterranno degli effetti distopici. Uno di questi potrebbe essere quando il mezzo viene confuso per il fine.
Un esempio attuale di quanto appena dichiarato è fornito dal modello economico: per favorire l’aumento del benessere, infatti, viene erroneamente impiegata l’economia tradizionale – che, invece, considera solamente la crescita del PIL come obiettivo per distribuire equamente la ricchezza. Bisogna riformulare le teorie economiche e ad affermarlo non sono solo i Nobel della disciplina. Il Financial Times, il 30 Dicembre 2019, ha lanciato un nuovo obiettivo: “Times to reset Capitalism” – da notare che reset è impiegato anche in informatica, quando si decide di resettare il computer perché non funziona più.
Il fine ultimo da raggiungere, tramite il cambiamento delle attuali dinamiche economiche, deve dunque essere la corretta ripartizione del benessere tra le persone senza però distruggere – riprendendo la teoria dell’economista Kenneth Boulding – l’astronave Terra. I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU possono rappresentare la giusta direzione per guidare la Navicella, da soli però non bastano. In questo nuovo cruscotto, infatti, vanno integrati anche i costi non più dettati dalle regole di mercato ma dall’impatto ambientale.
Oggi, l’AI può giocare un ruolo fondamentale, contribuendo non solo ad indicare al Pianeta Terra l’esatta rotta da intraprendere ma anche a determinare i giusti obiettivi da perseguire e, contemporaneamente, a diminuire i costi in termini ambientali.
Attualmente esistono macchine capaci di ragionare, imparare, percepire la realtà, eseguire diagnosi, comprendere il linguaggio scritto e parlato, rispondere a domande, individuare particolari situazioni, intuire i sentimenti attraverso l’analisi di linguaggio, posture corporali e espressioni facciali, risolvere problemi complessi e molto altro ancora. Risultati significativi che sono stati raggiunti grazie al contributo della ricerca, che deve abbracciare diversi orizzonti temporali, come ad esempio il lungo, medio e breve termine, e, al contempo coinvolgere diversi attori quali le Università, gli Enti Governativi e le aziende.
È quindi la corretta definizione degli obiettivi la chiave per ottenere un giusto impiego dell’AI. Uno strumento che, solo se impiegato correttamente, può aiutare l’uomo a perseguire lo scopo ultimo di favorire e aumentare il benessere sia del Pianeta che delle stesse persone e degli altri esseri viventi che lo popolano.
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