N. Luglio 2021
tratto da un intervento di
Furio Gramatica,
Direttore Sviluppo Innovazione, Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus
Intervento effettuato durante la Web Conference del 14 Ottobre 2020 “IL PAESE, LE REGIONI E L’INDUSTRIA ICT DI FRONTE ALLA SFIDA DELLA SANITÀ”, appuntamento del Digital Italy Program 2020
La pandemia ha dimostrato negativamente che esiste il continuum of care, poiché nel giro di pochi giorni la crisi si è propagata lungo tutto la continuità di cura iniziando dalla fase più acuta (i letti di terapia intensiva pieni), fino ad arrivare alla prevenzione (il problema delle mascherine per esempio), alla diagnosi (il problema dei tamponi e quello dei test sierologici) , oltre che alla fase riabilitativa sia del Covid che la riabilitazione mancata per i pazienti non Covid, ma che avrebbero avuto bisogno di tale tipologia di assistenza e che non hanno potuto averla.
Nel frattempo, ci si è resi conto che esiste una seconda dimensione, relativa alla value chain dell’industria, tenendo conto del fatto che i medici debbano lavorare su questioni del tutto nuove e rendendo necessario ripensare a un approccio di ecosistema per essere resilienti e che coinvolga anche l’industria ICT.
Il Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, nel suo discorso dello scorso settembre sullo stato dell’Unione Europea, ha chiarito che l’Europa si sta muovendo in questa direzione, avendo già stanziato per il programma “EU for Health” (parallelo ad Horizon Europe) parecchi miliardi di euro proprio con l’obiettivo di aumentare la resilienza dei sistemi sanitari europei dal punto di vista organizzativo e della valutazione del valore. Nel discorso, inoltre, vengono indicate tre aree prioritarie su cui investire: dati, Intelligenza Artificiale e infrastrutture, aggiungendo che l’80% dei dati industriali sono raccolti e non utilizzati, un grande spreco, a cui si pensa di rimediare, per esempio, costituendo un European cloud e altre iniziative simili.
Nel dettaglio, il sistema Horizon Europe si basa su tre pilastri:
- Excellent Science.
- Global Challenges and European Industrial Competitiveness.
- Innovative Europe.
In particolare, si sofferma l’attenzione sul secondo pilastro in cui, per la prima volta, vengono messi insieme aspetti quali le sfide sociali a livello globale e la competitività industriale. All’interno saranno inserite le European Partnerships, alleanze pubblico-private, tra cui si menziona anche la Innovative Health Initiative (IHI), che metterà insieme le industrie negli ambiti farmaceutico, medtech, imaging, vaccini e biotech e avrà un budget di circa 2 miliardi di euro.
Si menziona, altresì, l’iniziativa EU4Health che si propone di raggiungere tre scopi:
- rafforzare la preparazione dell’UE alle principali minacce sanitarie transfrontaliere,
- prevenzione delle malattie e promozione della salute in una popolazione che invecchia in un’ottica di inclusività,
- rendere i medicinali e i dispositivi medici disponibili e di facile accesso.
Cosa comprendere?
Bisogna considerare il sistema sanitario in un’ottica bidimensionale, tenendo conto, da un lato, del tema del continuum of care (ovvero i sistemi sanitari) e, dall’altro, della necessità di considerare anche l’ambito della ricerca e dell’industria. Al riguardo una proposta viene riportata nell’immagine seguente.
Questo schema riporta, nella parte orizzontale, il continuum of care, con prevenzione, diagnosi, acuzie, riabilitazione, home care, long-term care, in quella verticale, la catena del valore più estesa, con la parte di ricerca, sviluppo e integrazione, regolatorio, produzione, procurement, delivery and logistic e l’utilizzo (medico-paziente).
Il metodo, condiviso con health care providers e associazioni industriali a livello europeo, consiste nel partire da quelli che nella figura vengono definiti “red boxes”, ovvero le aree in cui sono emerse delle problematiche (ad esempio, il delivery di mascherine, la necessità di avere più letti riconvertibili di terapia intensiva o di avere dei test più rapidi in grado di fornire risultati più veloci), arrivare agli “orange boxes” (i colli di bottiglia lungo la value chain dell’industria), poi ai “yellow” (dove investire utilizzando i finanziamenti nazionali e internazionali) per poi raggiungere, in rari casi i “green” (cosa è stato migliorato grazie alla crisi).
L’Europa si aspetta questo contributo, se lo aspetta da tutti gli attori dell’intero ecosistema e non solo dai medici, dall’industria o dall’Accademia: se si lavorerà separati non si riuscirà mai a comprendere il funzionamento del settore nel suo complesso, non è questo a cui punta la strategia europea.
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