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Le trimestrali delle big tech: conferme e incognite

N. Novembre 2021
        

a cura di Carmen Camarca 
Analyst, The Innovation Group 

   

Facebook: conti in crescita anche se inferiori alle attese. Parte il rebranding

Nel terzo trimestre del 2021 i ricavi complessivi di Facebook sono stati pari a 29,01 miliardi di dollari. Rispetto allo stesso trimestre del 2020 i ricavi sono aumentati del 35%, sebbene si tratti di un dato inferiore di 560 milioni rispetto alle previsioni. Gli analisti si aspettavano almeno 29,57 miliardi di ricavi.

Per quanto riguarda l’utile per azione, il terzo trimestre ha restituito un dato superiore alle aspettative: 3,22 dollari per azione, superando i 3,19 dollari attesi. Durante lo stesso trimestre dell’anno scorso la società aveva conseguito un EPS di 2,71 dollari.

Gli utenti attivi mensili sul social network sono stati 2,91 miliardi, dato in aumento su base annua (+6%) e in leggero deficit rispetto alle previsioni, le quali avevano individuato in 2,93 miliardi il target del trimestre. Non ha invece deluso le aspettative il dato riguardante gli utenti giornalieri, che sono stati in media 1,93 miliardi.

La società ha comunicato che si aspetta di terminare l’ultimo trimestre dell’anno con ricavi stimati tra i 31 miliardi di dollari e i 35 miliardi di dollari. Questa previsione tiene conto sia delle problematiche legate alla pandemia di Covid-19 sia alle questioni di natura aziendale, quale ad esempio il rinnovamento della brand identity mediante l’adozione di un nuovo nome.

Mark Zuckerberg ha, infatti, dichiarato che Facebook cambierà nome e si chiamerà Meta, da Metaverso, espressione con cui si indica l’evoluzione del social network da un mondo ancora prevalentemente testuale e statico a una piattaforma “ancora più immersiva”, in cui l’utente non si limita a guardare ma vive delle esperienze.

Google e Microsoft: si conferma il trend positivo per la pubblicità e il Cloud

La transizione digitale accelerata dalla pandemia continua a creare profitti per i giganti del web come Google e Microsoft che hanno pubblicato risultati trimestrali in linea se non superiori alle attese del mercato. 

In particolare, Alphabet, la casa madre di Google, ha visto i ricavi crescere del 41% nel terzo trimestre, a 65 miliardi di dollari, a fronte di utili per 18,9 miliardi, molto al di sopra del mercato. Il numero uno della pubblicità online, che si trova al momento nel mirino di diverse inchieste sulla concorrenza per pratiche anticoncorrenziali, continua la sua raccolta astronomica. Tra luglio e settembre, Youtube ha venduto spazi pubblicitari per 7,2 miliardi di dollari a fronte dei 5 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. L’attività cloud ha poi realizzato ricavi per 5 miliardi di dollari, in aumento del 45% in un anno.

Ma il motore di Google resta la pubblicità, il gruppo californiano detiene il 28,6% del mercato pubblicitario digitale a livello globale nel 2021, secondo i dati di eMarketer, davanti a Facebook (23,7%).

Questo dominio del settore gli è valso per diversi anni numerose inchieste, multe e procedimenti penali per mancato rispetto del diritto della concorrenza, da Bruxelles a Washington.

Anche Microsoft ha soddisfatto Wall Street, con 20,5 miliardi di utile netto da luglio a settembre, un balzo del 48% dei suoi utili in un anno, per un fatturato di 45,3 miliardi (+22%). Secondo alcuni analisti, considerata anche la persistente forte diffusione dello smart working, la transizione al cloud sta entrando in una nuova fase nel mondo, un aspetto che comporterà un ulteriore vantaggio a Microsoft.

Amazon: conti inferiori alle attese ma bene il cloud

Amazon ha registrato ricavi per 110,81 miliardi di dollari e profitti per 6,12 dollari per azione nel terzo trimestre fiscale (terminato il 30 settembre 2021), inferiori rispetto alle stime degli analisti di 111,6 miliardi e 8,92 per azione, secondo dati Refinitiv. L’utile netto è sceso di circa il 50% a 3,16 miliardi di dollari. “Nel quarto trimestre, prevediamo di sostenere diversi miliardi di dollari di costi aggiuntivi nella nostra attività Consumer, poiché gestiamo la carenza di manodopera, l’aumento dei costi salariali, i problemi della catena di approvvigionamento globale e l’aumento dei costi di trasporto e spedizione, il tutto facendo tutto il necessario per ridurre al minimo l’impatto su clienti e partner di vendita durante le festività natalizie – ha affermato Andy Jassy, CEO di Amazon – Sarà costoso per noi a breve termine, ma è la giusta priorità per i nostri clienti e partner”.

Per la prima volta, i ricavi dai servizi di Amazon hanno superato quelli del settore retail. Amazon Web Services (AWS), la piattaforma cloud dell’azienda, ha registrato un rialzo dei ricavi del 39% a 16,11 miliardi di dollari, contro attese per 15,48 miliardi; nel trimestre, AWS ha generato 4,88 miliardi di dollari di utili operativi, mentre quelli della parent company sono stati solo di 880 milioni: senza i profitti di AWS, quindi, Amazon avrebbe registrato una perdita nel trimestre.

Netflix supera le attese

Netflix ha riportato risultati soddisfacenti nel terzo trimestre. La crescita di abbonati e di entrate hanno superato le aspettative del mercato, grazie soprattutto all’importante spinta data dai nuovi e popolari contenuti diffusi dalla stessa piattaforma. Sempre più impegnata nell’affermare la sua posizione di leadership nel mondo dello streaming video a discapito dei suoi rivali. Nel dettaglio si rileva che i 7,84 miliardi di dollari di entrate registrate nel terzo trimestre sono state ampiamente in linea con le indicazioni dell’azienda e che l’utile per azione di 3,19 dollari ha superato i 2,56 dollari inizialmente previsti.

In seguito al resoconto sugli utili, le azioni Netflix, che durante il giorno sono rimaste pressoché invariate, hanno fatto registrare una crescita fino al 2%, prima di andare incontro a una discesa nel trading after hour. Dopo un inizio anno poco brillante, Netflix ha superato le aspettative degli investitori aumentando gli abbonati totali, nell’ultimo trimestre, da 209 milioni a 213,6 milioni.

Nel complesso, Netflix mantiene un ampio vantaggio rispetto ad altri importanti concorrenti di streaming statunitensi come Disney+, che durante l’ultima rilevazione ha riportato 116 milioni di abbonati e Hbo Max (di proprietà della società madre AT&T), con 67,5 milioni di abbonati.

Il mercato dei videogiochi e della TV in Italia

Secondo il Rapporto IIDEA-Censis, nel 2020 è stato registrato un aumento di vendite dei videogiochi in Italia pari al +21,9% rispetto all’anno precedente raggiungendo un valore di 2,2 miliardi di euro. Una crescita dovuta in larga parte dai mesi trascorsi in lockdown che hanno avvicinato un pubblico sempre più ampio al mondo del gaming e dell’intrattenimento digitale.

Secondo l’analisi, inoltre, sono 160 le imprese che solo in Italia lavorano nel settore videoludico e circa 1.600 le figure professionali, di cui il 79% d’età inferiore ai 36 anni, che producono un fatturato di 90 milioni di euro.

Infine, dal Rapporto emerge che, investendo nel settore del gaming 45 milioni di euro in cinque anni (ovvero la somma prevista dal Pnrr alla voce ‘finanziamento delle piattaforme di servizi digitali per gli sviluppatori e le imprese culturali’), il fatturato delle imprese italiane salirebbe a 357 milioni di euro nel 2026.

Per quanto riguarda, invece, il mercato delle TV, lo scorso 23 agosto è entrato in vigore il decreto interministeriale sul Bonus Rottamazione TV, che ha come obiettivo quello di incentivare l’acquisto di nuovi TV e decoder in vista dell’annunciato switch-off che sancirà il passaggio ai nuovi standard di trasmissione (MPEG4, DVBT-2/HEVC).

Secondo le rilevazioni GfK Market Intelligence questo incentivo ha avuto un effetto immediato sulle vendite nelle prime settimane di introduzione che sta continuando anche nel mese di ottobre.

Il 20 ottobre è iniziato infatti il processo che porterà al passaggio di tutti i canali nazionali alla codifica MPEG4 e che terminerà presumibilmente entro sei mesi. L’avvicinarsi di questa data ha portato un numero consistente di italiani a decidere di sostituire il proprio televisore approfittando anche delle agevolazioni statali.

Fonte: Gfk Market Intelligence, 2021

Nella settimana compresa tra l’11 e il 17 ottobre 2021 sono stati venduti oltre 217.000 televisori, con una crescita pari al +120% a unità rispetto alla stessa settimana del 2020. Il trend è decisamente positivo anche se si confronta il dato della settimana analizzata con la settimana precedente: in questo caso la crescita è stata pari al +16%. Analizzando il trend a valore, si rileva una crescita ancor più marcata, pari al +152% rispetto alla stessa settimana del 2020. Questo forte incremento è dovuto a due fattori: da un lato la domanda superiore all’offerta – legata anche alle problematiche di approvvigionamento dei produttori – dall’altro l’aumento dei costi delle materie prime e della logistica, che hanno contribuito alla crescita del prezzo medio dei TV rispetto al 2020 (+26% complessivamente da inizio anno).

Le previsioni di Gartner sulla spesa IT nel 2022

Guardando, infine, alla spesa IT mondiale, secondo le ultime previsioni Gartner questa dovrebbe raggiungere un totale di 4.500 miliardi di dollari nel 2022, con un aumento “solamente” del 5,5% rispetto a quanto fatto registrare nel 2021 sul 2020, quando la crescita è stata del 9,5%.

Secondo il direttore della ricerca di Gartner, John-David Lovelock, il motivo è da ricercarsi nel “fai da te: “le aziende creeranno sempre più nuove tecnologie e software piuttosto che acquistarle e implementarle, portando a una crescita dei livelli di spesa complessivamente più lenta nel 2022 rispetto al 2021”.

Ma, sempre per Lovelock, le iniziative di tecnologia digitale rimarranno una priorità aziendale strategica per le aziende alle prese con la missione di reinventare il futuro del lavoro, “concentrando la spesa per rendere la loro infrastruttura infallibile e mettere in atto un lavoro ibrido sempre più complesso e richiesto, soprattutto dai dipendenti in ingresso nel 2022”.

Fonte: Gartner, 2021

A crescere maggiormente sarà il software aziendale con l’11,5%, trainato dalla spesa per software infrastrutturale che continua a superare la spesa per software applicativo.

La crescita della spesa globale per i dispositivi ha raggiunto un picco nel 2021 (con un +15,1%) quando hanno preso piede il lavoro a distanza, la telemedicina e l’apprendimento a distanza, ma Gartner prevede che il 2022 mostrerà ancora un aumento nelle aziende che aggiornano i dispositivi e/o investono in più dispositivi per prosperare in un ambiente di lavoro ibrido.

Con una crescita prevista della spesa del 5,8% i data center sono rappresentativi, anche coerentemente, della media di tutto il settore IT. Il rallentamento della spesa per servizi IT (che segneranno un +8,6%) è meno accentuato, così come quello dei servizi di communication (+2,1%).

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Lo scorso 28 ottobre il Governo ha dato il via libera al decreto sul Recovery che blinda e accelera l’uso delle risorse europee del PNRR in due ambiti: turismo e sviluppo digitale. Tra le principali misure sono stati rafforzati i poteri del ministero dell’Economia per il controllo delle spese delle amministrazioni dello Stato (spending review) ed è stata approvata la legge sulle disabilità.

Nel frattempo, si prosegue con la Strategia Cloud Italia. È stato stabilito, infatti, che sarà Difesa Servizi Spa, la società per azioni con socio unico il Ministero della Difesa, la “centrale di committenza, per l’espletamento delle procedure di gara relative all’infrastruttura” del cosiddetto Cloud Nazionale. Per la realizzazione delle attività assegnate a Difesa Servizi S.p.A. viene inoltre chiesta l’autorizzazione di una spesa di 5 milioni di euro per il 2021 e di 10 milioni di euro per il 2022. Lo prevede il dl Recovery con le disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano di Nazionale di Ripresa e Resilienza e la prevenzione delle infiltrazioni mafiose varato oggi dal Cdm.

Per semplificare, dare maggiore efficienza e celerità d’azione alla realizzazione degli obiettivi di transizione digitale fissati dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza, il Cdm valuterà di modificare il cosiddetto Codice dell’amministrazione digitale (marzo 2005) con un focus particolare sui domicili digitali ovvero le Pec, le e-mail certificate.

Tra gli obiettivi dell’Agenda digitale di Vittorio Colao c’è poi quello di permettere alle diverse istituzioni di parlarsi e scambiarsi dati più facilmente senza costringere il cittadino a fornire gli stessi dati più volte (interoperabilità delle informazioni), per questo lo schema in un capitolo dedicato al Servizio di collegamento delle imprese alla Piattaforma Digitale Nazionale Dati prevede, ad esempio, che le Camere di commercio mettano a disposizione delle imprese il servizio dedicato di collegamento telematico con la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND).

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