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Le sfide tecnologiche di un Telco provider distribuito per vocazione

 

Antonio Carlini
Marco Arioli

L’attuale scenario degli operatori del mondo Telco in Italia si sta evolvendo sia dal punto di vista strategico che tecnologico. Da un lato, la recente concretizzazione dello scorporo della gestione della rete TIM affidandola a Fibercop ha creato uno spartiacque che potrebbe causare decisioni analoghe da parte di altri operatori, in un contesto dove la prossima fusione fra Fastweb e Vodafone Italia ridisegnerà i termini della concorrenza nel settore. Dall’altro, le relazioni con la clientela, come in altri comparti, evolvono in direzione dell’omnicanalità, della customizzazione e dell’irruzione dell’intelligenza artificiale.

 I principali player si stanno attrezzando per sfruttare le potenzialità legate alle evoluzioni verso le offerte wholesale, i servizi 5G, la gestione delle reti e l’orchestrazione delle infrastrutture, ma anche verso la semplificazione del customer service lifecycle, lo sfruttamento Big Data analytics e AI per ottenere actionable data insights e la ricerca di soluzioni utili per raggiungere obiettivi concreti di sostenibilità.

In questo scenario opera Eolo, società che ha fatto della connettività estesa alle zone più impervie del Paese la propria missione e si è ritagliata un ruolo di riferimento nella fornitura di comunicazione tramite tecnologia Fwa (Fixed Wireless Access).

Per condividere le sfide che una realtà di questo genere sta affrontando, rispetto allo scenario illustrato poco sopra, abbiamo incontrato Antonio Carlini e Marco Arioli, rispettivamente Chief Information Officer e Chief Technology & Wholesale Officer di Eolo.

 

Rispetto alla tendenza alla separazione fra gestione di reti e infrastrutture da un lato e sviluppo dell’offerta di servizi alla clientela dall’altro, voi come vi collocate?

Carlini: Lavoriamo in un mercato che non ha un approccio uniforme. Noi per costituzione siamo una realtà che ritiene di generare valore nelle aree suburbane e periferiche, attraverso la miglior Infrastruttura di connettività alternativa alla fibra ottica proprio nei territori dove un investimento in quest’ultima direzione non è economico. L’integrazione tra tecnologia, organizzazione e processi operativi resta la chiave per poter offrire al cliente quello che riteniamo essere il servizio più completo, usando la miglior tecnologia disponibile nelle varie zone d’Italia,

Arioli: Siamo dotati di un’infrastruttura completa fino all’accesso con tecnologia FWA e gestiamo la filiera in modo completo. Nel mondo dove operiamo, una componente fondamentale è la capacità di installare la connessione a casa del cliente, quindi un processo di attivazione efficace permette di valorizzare l’infrastruttura che si sta offrendo.

Quali sono le scelte che avete fatto (o state esaminando) per avere una visibilità completa ed efficace sull’infrastruttura? Prevedete di implementare una Open Digital Architecture o OpenAPI?

Carlini: Si tratta di un tema che stiamo affrontando con un programma che si concretizzerà in modo graduale. Ora stiamo astraendo l’infrastruttura e le piattaforme di servizio per offrire ai Business Support Systems (BSS) funzionalità di orchestrazione della configurazione e della diagnostica dei servizi di rete senza intervento umano, quindi con un approccio Zero Touch. In questo contesto la Open Digital Architecture è un paradigma di riferimento ed è un framework che stiamo implementando nelle sue varie componenti, dalla governance al processo, sfruttando l’innovativa componente legata alle OpenAPI. Vogliamo usare questa come una leva per procedere lungo la via della standardizzazione, per noi è centrale nel contesto dell’evoluzione che abbiamo intrapreso.

Quali elementi di innovazione possono derivare dagli sviluppi 5G, soprattutto in direzione Network Slicing? Disponete già di business case e avete esaminato le possibili opportunità di monetizzazione?

Arioli: Abbiamo avviato un processo evolutivo che comprende la selezione dei fornitori, la gestione del golden power e la messa in opera di tutte le procedure a livello normativo necessarie per poter iniziare a fare il rollout di una rete che abiliterà connessioni via radio ad 1 Gbps e che sarà per noi il target dei prossimi 10-15 anni. Per quanto riguarda il Network Slicing nello specifico e, in particolare, a forme di monetizzazione anche a breve-medio termine, stiamo valutando alla virtualizzazione dell’infrastruttura di rete, tramite lo  Slicing, su quella fisica esistente. Questo permette di creare un nuovo modo di implementare i servizi wholesale, mettendo a disposizione degli operatori partner una porzione virtualizzata di rete, utile per poter agire in totale autonomia senza doversi sobbarcare costi certamente impegnativi.

In quale modo state studiando di semplificare il customer service lifecycle, soprattutto alla luce delle sfide poste dall’omnicanalità?

Carlini: Cerchiamo sempre di rendere possibile sfruttare i canali più vicini al nostro target di riferimento. In parallelo all’evoluzione tecnologica, stiamo ridisegnando anche tutti i processi legati al business. In questo contesto, assume in rilevanza fondamentale la centralizzazione dei dati in un unico data lake, in modo tale da combinare la gestione del cliente e della diagnostica di rete. Qui si innesteranno anche gli strumenti di intelligenza artificiale che ci consentiranno di analizzare e abilitare scenari in precedenza complicati da perseguire, ma sempre con l’essere umano a fare da perno di processi nei quali la tecnologia è solo un elemento di abilitazione.

Che tipo di scelte, a livello di gestione delle infrastrutture di rete, vi stanno aiutando a supportare gli obiettivi aziendali di sostenibilità?

Arioli: Da un lato, stiamo cercando di implementare tecnologie che consumino sempre meno e presentino un impatto sull’ambiente sempre più contenuto. Dall’altro, stiamo rivedendo il vero e proprio sourcing energetico, sfruttando nuovi modelli di approvvigionamento, dai PPE all’autoconsumo distribuito

 

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