N. Luglio 2021
a cura di Elena Vaciago
Associate Research Manager, The Innovation Group
Questo mese abbiamo fatto colazione con…
Idelfo Borgo, Direttore ICT & Agenda Digitale, Regione Veneto.
Il Settore Pubblico italiano sta accelerando il percorso di Trasformazione Digitale. L’obiettivo è arrivare a garantire a cittadini e imprese un accesso sicuro e protetto ai servizi digitali, centralizzare i dati, sistemi di identità digitale e di pagamento elettronico, piattaforme per erogare servizi fruibili al cittadino con una Customer Experience semplificata e accessibilità da mobile.
L’arrivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rilancia la Trasformazione Digitale della PA, con un ambizioso progetto di riforma e ulteriori misure per accelerare la digitalizzazione in corso. Quali sono oggi le nuove opportunità ma anche le sfide per le PA italiane? ne parliamo in questa intervista con Idelfo Borgo, Direttore ICT & Agenda Digitale, Regione Veneto.
Quali sono oggi le priorità per il settore pubblico, nel modernizzarsi e dare risposta alle esigenze di cittadini e imprese?
Un aspetto fondamentale da considerare è che la trasformazione digitale deve riguardare tutti i comuni e tutti gli uffici, anche gli uffici tecnici comunali, se si vuole arrivare ad erogare servizi digitali ai cittadini. L’esperienza della pandemia ha dimostrato che non sono più accettabili tempi di attesa dell’ordine dei mesi. Serve identificare soluzioni e piattaforme che aiutino a velocizzare e trasformare questi servizi.
L’aggregazione è molto importante. La diversità qui in Veneto è ampia, vanno conosciute le diverse problematiche che caratterizzano le specificità territoriali. Il modello sviluppato in Regione Veneto fa sì che questa digitalizzazione avvenga tramite piattaforme abilitanti comuni, con una governance regionale, in modo che la Regione abbia una visione basata su dati condivisi. Nel futuro i nostri Governatori devono poter basare le leggi sulla conoscenza e sui dati e non sui “mal di pancia”, solo così potremo parlare di Trasformazione Digitale.
Considerando gli indirizzi del PNRR nel favorire la digitalizzazione della PA italiana, quali sono secondo Lei quelli più importanti?
Gli indirizzi generali sono tutti molto importanti. Alcuni hanno dipendenze funzionali verso altri: ad esempio, se si parla di analitiche, serve avere i dati e quindi aver disegnato e implementato i processi che li producono. Il più importante in assoluto è il tema alla base del digitale, ossia, l’interoperabilità e la condivisione delle informazioni tra PA, secondo il principio “once only”. Questo permetterà di costruire i servizi che servono veramente ai cittadini, senza dover muoversi da una PA all’altra. Noi abbiamo fatto alcune esperienze durante il periodo Covid per i bandi di finanziamento: il concetto “once only” portava a integrare tutte le banche dati delle PA (INPS, INAIL, Camere di commercio). Alle aziende che partecipavano al bando chiedevamo soltanto il codice fiscale, il resto lo recuperavamo noi. In un periodo eccezionale questo è stato possibile, ma è stata anche la dimostrazione che le cose si possono fare.
Oggi si parla molto di interoperabilità, ma perché sia garantita, vanno gestiti bene anche vincoli importanti come sicurezza e privacy.
Un secondo aspetto che le PA devono considerare nel loro Digital Journey è il change management. Serve a evitare il rischio di passare dall’analogico a digitale portandosi dietro una serie di complessità, che invece vanno eliminate, con un ripensamento alla base dei processi prima di trasporli in digitale.
Quali interventi prevede la Sua organizzazione facendo riferimento alle opportunità offerte dal PNRR?
Ancora a novembre abbiamo presentato, agganciato al PNRR, un ampio progetto di trasformazione della macchina amministrativa della Regione. Sarà fondamentale per rispondere con maggiore velocità a cittadini e imprese.
Durante il periodo covid, abbiamo sperimentato la necessità di velocizzare i nostri processi. Avevamo da gestire uno dei più grandi bandi di finanziamento, orientato a una platea di 30mila aziende: come informatici, ci siamo preoccupati di progettare il bando in modo da evitare impatti da “click day”. Con il paradigma “once only”, 10mila domande potevano essere gestite in mezz’ora. Ci siamo accorti però di un collo di bottiglia nei pagamenti, perché la velocità di emissione del mandato di pagamento era di 100 mandati al giorno. Serviva quindi essere almeno 10 volte più veloci nei pagamenti. Questo dimostra come la trasformazione digitale, per funzionare, debba essere diffusa a tutta l’organizzazione e a tutti i processi.
Abbiamo quindi proposto per i prossimi anni progetti che vanno a incrementare qualità e velocità dei servizi, digitalizzando tutti i processi finora non digitalizzati e rivedendo tutta l’impostazione dei sistemi informativi della regione. Lo scopo è oggi quello di orientare tutti gli applicativi verso paradigmi più moderni, scalare verso il cloud e riprogettare la user experience. Inoltre, servirà diffondere nuove capacità e competenze, non solo per gli informatici ma soprattutto per gli amministrativi: stiamo avviando quindi progetti di formazione delle persone e diffusione di nuove competenze digitali per i dirigenti.
Altri progetti permetteranno di attuare la governance del digitale nel territorio, tramite lo sviluppo di piattaforme abilitanti pensate per tutte le PA, sulla scorta di quanto già fatto per PagoPA e Spid. Saranno messe a disposizione, anche per altri ambiti, ai comuni, senza sostituirsi alle attuali applicazioni ma integrandosi a queste, garantendo interoperabilità e aggregando per la Regione i dati utili alla governance.
Quali saranno secondo Lei i principali benefici per il settore pubblico derivanti dall’applicazione delle missioni e delle riforme previste dal PNRR?
Sarebbe importante che l’attuazione del PNRR tenga conto del ruolo delle Regioni come soggetto aggregatore del territorio. In Regione Veneto, abbiamo puntato a seguire e ad accompagnare il territorio nella trasformazione digitale, siamo stati molto coinvolti (non avendo tra l’altro una società in house) nella crescita digitale delle nostre PA. Speriamo con il PNRR di poter fare il salto qualitativo che servirebbe: per questo, sarebbe fondamentale che il PNRR faciliti la “democrazia digitale”, dando le stesse possibilità ai piccoli tanto quanto ai grandi enti della PA. I piccoli Comuni mancano spesso di risorse e hanno problemi anche organizzativi: l’esecuzione dei progetti, soprattutto se gestiti dal centro, potrebbe trasformarli in un’incombenza, e questo sarebbe il fallimento del PNRR. Per questo è molto importante il ruolo delle Regioni nella governance di questi progetti, perché qui conosciamo la realtà delle PA locali e possiamo facilitare l’aggregazione del territorio.
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