N. Maggio 2020
a cura di Elena Vaciago
Associate Research Manager, The Innovation Group
Intervista a Rossella Panero, Presidente TTS Italia, Direttore 5T – Services and innovation for mobility
Quali sono stati gli impatti sulla mobilità pubblica e privata nel periodo dell’emergenza Covid19, cosa aspettarsi nella fase di ripartenza e quali lezioni abbiamo appreso da questa situazione? Quali sono le opportunità che si aprono oggi per gli operatori della mobilità, con quali resistenze e retaggi del passato dovremo ancora fare i conti?
Ne abbiamo parlato in questa intervista con Rossella Panero, Presidente TTS Italia, Direttore 5T – Services and innovation for mobility.
Quali impatti si sono osservati nel periodo dell’emergenza Covid19 sulla mobilità pubblica e privata?
Durante il periodo del lockdown, un’esperienza a sé stante che rappresenta un’eccezione rispetto alla normalità, abbiamo visto come qualsiasi forma di mobilità, sia pubblica sia privata, abbia subito un crollo. Nella città di Torino, dove come 5T abbiamo un monitoraggio puntuale del traffico, per tutti i servizi (trasporto pubblico, privato, biciclette e parcheggi), abbiamo anche rilevato i dati sull’occupazione dei parcheggi, che è stata rilevante ma che attribuiamo al fatto che i mezzi non venissero utilizzati e quindi rimanessero lì in attesa della ripartenza. Ora stiamo monitorando i trend di questo inizio della fase 2, essendo terminato il periodo rigoroso del lockdown, e i primi dati stanno rilevando un aumento crescente dell’utilizzo della bicicletta: nei primi 3 giorni della Fase 2, si sono infatti registrati un totale di circa 18.000 passaggi contro i 4.000 della settimana precedente. I flussi ciclistici rilevati in questi giorni non raggiungono i livelli del 2019, rimanendo ancora inferiori del 52% ma sicuramente registrano un significativo balzo in avanti rispetto all’ultima settimana di lockdown con un aumento del 335% e con picchi notevoli nelle ore di punta del mattino (+478%) e della sera (+460%). Sono dati non trascurabili se si pensa che alcune piste ciclabili esaminate sono collegate ai principali poli universitari della città, in questo momento ancora chiuse e non frequentate dai propri studenti. Anche il traffico veicolare è aumentato ma con ritmi più lenti: i flussi registrati su tutto il territorio urbano sono stati inferiori del 36% rispetto a quelli rilevati nel 2019 mentre rispetto alla settimana precedente di “lockdown”, il traffico è aumentato del 35%. Pensiamo che nella fase successiva a questa emergenza potrà diventare sempre più importante la gestione della domanda di mobilità in termini di multi-mobilità, che possa favorire una maggiore distribuzione delle persone e dei viaggi su vari mezzi di trasporto.
Nel frattempo, saremo attrezzati per un’offerta multimodale di trasporto pubblico e privato?
L’offerta era già presente prima dell’emergenza, anche se non molto sfruttata. Oggi la grande differenza è che assistiamo a numerosi processi di digitalizzazione della PA e delle società di trasporto. È vero che questa digitalizzazione più profonda è stata forzata dall’emergenza, ma comunque è servita a vincere un’inerzia che non avrebbe permesso di fare tanto in così poco tempo, sfruttando al massimo le piattaforme digitali esistenti. L’emergenza ci ha costretti e ci costringerà a mettere ordine nelle cose e a chiarire bene gli obiettivi, anche a ripensare le nostre abitudini di spostamento, e questa fase sta proseguendo in modo importante nella fase 2, in cui è prioritario controllare la diffusione dei contagi.
Come vedete cambiare la domanda di mobilità?
La situazione che si è creata ha fatto scattare un meccanismo nella mente delle persone che le porta a prendere in considerazione tutte le alternative esistenti. Proprio in questo periodo, ci aspettiamo che alcune di queste andranno potenziate o ripensate, per venire incontro alle esigenze degli utenti. Prima, alcune soluzioni innovative piacevano perché considerate sfiziose o di tendenza, ma non erano poi scelte per spostamenti casa lavoro. Oggi invece l’uso della bicicletta o degli scooter potrebbe vedere un’ampia adozione.
Abbiamo visto di recente come alcune città stiano disegnando nuove piste ciclabili e incentivando l’uso della micromobilità in sharing. Per quanto riguarda invece il car sharing, quali vedete essere le prospettive?
Nell’ambito di una necessaria profonda trasformazione del sistema dei trasporti, anche per la sharing mobility potranno esserci soluzioni interessanti, che non si limitino allo sharing di veicoli ma che puntino a integrare questa forma di trasporto con quella offerta da altri mezzi, nel breve periodo tenendo conto dell’esigenza di contenere i contagi. Insomma, vediamo che oggi tutto si rimette in discussione e questo per la mobilità è una grande opportunità di innovazione e di cambiamento.
Quali sono quindi le principali sfide per gli operatori dei trasporti?
Sono tutti consapevoli del fatto che non basta pensare a una piccola revisione del trasporto collettivo, ma che va ripensato lo stesso concetto, che dovrà essere modulato in forme diverse, in funzione delle esigenze della domanda. Serve oggi una vera gestione della domanda di mobilità, che passa attraverso diverse iniziative, soprattutto per ridurre i picchi di domanda che hanno sempre portato a situazione di congestione nelle aree metropolitane. Bisognerà analizzare maggiormente i comportamenti delle persone, che in futuro saranno più aperti a considerare modi alternativi: se vogliamo veramente disincentivare l’uso dell’auto privata (oggi visto come il mezzo più sicuro), bisognerà far evolvere le politiche di mobilità urbana e puntare su strumenti tecnologici che possono essere fondamentali per raggiungere questi obiettivi. Pensiamo ad esempio alla disponibilità di dati in tempo reale su tutti i servizi di trasporto: oggi esiste in maniera parziale, a macchia di leopardo, mentre sarebbe richiesta anche da Direttive europee che in Italia non sono state ancora applicate. Sono dati fondamentali per capire come disegnare il nuovo sistema della mobilità.
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