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Le aziende italiane verso la nuova frontiera green

N. Marzo 2021
        

a cura di Carmen Camarca 
Analyst, The Innovation Group 

Adottare in azienda una strategia green viene vista come un’opportunità per migliorare la propria immagine e il rapporto con clienti ed investitori, oltre che come una possibilità di ampliamento del proprio business (nuovi mercati e differenziazione della propria offerta). A dirlo è la Digital Business Transformation Survey, indagine condotta da The Innovation Group a gennaio 2021 su un campione di 181 LoB e IT Manager che quest’anno si compone di nuove sezioni (tra cui appunto quella denominata “Innovazione, Green Economy e Sostenibilità” e dedicata agli investimenti e alle strategie di un settore che deterrà un ruolo sempre più importante nell’economia del Paese[1]).

In particolare, l’analisi rileva come il maggior beneficio associato a strategie e progetti green sia il miglioramento della brand reputation (indicato dal 70% del campione), dei rapporti con investitori e stakeholder (47%), l’apertura di nuovi mercati (37%) e la differenziazione della propria offerta. Ancora poco diffusa è, invece, l’idea di associare le strategie green alla possibilità di aumentare il proprio fatturato (5%).

Entrando nel dettaglio delle attività realizzate dall’azienda si rilevano principalmente quelle volte a:

  • revisione dei processi produttivi in chiave green (indicata dal 47% del campione operante principalmente nel settore Industria).
  • Sviluppo offerta in chiave sostenibile (43%).
  • Introduzione degli strumenti di monitoraggio delle performance ambientali (38%).

Ancora limitate principalmente al settore Finance sono, invece, le attività relative alla finanza sostenibile (Green Bond, ESG, ecc..), indicate soltanto dal 15% del campione.

Nel 2021 le aziende scommettono nel green

L’indagine rileva, altresì, come il 47% del campione preveda per l’anno in corso un aumento del budget aziendale dedicato ad attività sostenibili, contro il 20% contrario.

Fonte: TIG, 2021

A rispondere positivamente sono principalmente le aziende di piccole dimensioni (<99 dipendenti) operanti nell’ambito dell’Industria e dei Servizi. Si prevede che a spingere l’acceleratore negli investimenti/strategie green sarà la:

  • disponibilità di risorse e incentivi previsti dal Recovery Fund (anche se per il 2021 si attende solo una parte dei fondi attesi),
  • necessità di differenziare la propria offerta considerate le dinamiche evolutive del mercato,
  • maggiore consapevolezza sulla necessità di promuovere investimenti virtuosi.

Si tratta di tendenze dettate in parte dalla necessità di adeguarsi alle disposizioni europee, in parte richieste da un mercato in continua evoluzione che impone a ciascun player di individuare le migliori strategie per differenziarsi dai propri competitor. Infine, a reclamare tali cambiamenti sono gli stessi consumatori che sempre più richiedono alle aziende di riferimento di farsi carico di alcune tematiche particolarmente sensibili (come appunto quella della sostenibilità ambientale) e di ridurre gli impatti delle proprie azioni.

Del resto, come anche affermato dal professore ed economista Jeremy Rifkin in una recente intervista, «la transizione ecologica è non solo eticamente e scientificamente necessaria ma soprattutto una sfida dal punto di vista economico». Rifkin ha, inoltre, ricordato l’importanza del binomio vincente digitale-ambiente, precisando come l’innovazione «renda plausibili obiettivi ambiziosi come la decarbonizzazione entro il 2050». Sull’applicazione del digitale alle politiche e strategie ambientali è intervenuto anche Luciano Floridi che ha più volte sottolineato come il rapporto virtuoso tra questi due aspetti rappresenti una grande opportunità anche di crescita economica dei Paesi.

In Italia il nuovo governo ha affidato la gestione di tali tematiche ad un Ministero ad hoc (il Ministero della transizione ecologica), il cui Ministro ha di recente fatto sapere che «il piano di ripresa italiano allocherà 80 miliardi di euro in 5 anni in progetti verdi che riguardino una accelerazione della decarbonizzazione, con riduzioni che potranno arrivare sicuramente al 55% puntando al 60% delle emissioni al 2030», attività rese possibili dall’arrivo delle risorse del Recovery Fund che saranno impiegate «per effettuare massicci investimenti in nuove tecnologie, una forte spinta all’idrogeno verde e blu, nonché in mobilità e trasporti sostenibili». Stiamo andando davvero verso un nuovo modello di crescita economica e sviluppo del Paese?


[1] Non si dimentichi che il Recovery Fund vede negli investimenti green uno dei suoi punti cardine, legando il 37% delle risorse assegnate all’Italia al green.

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