Gli effetti del periodo pandemico del 2020-21 e, più di recente, quelli collegati alla pur disordinata diffusione dell’intelligenza artificiale generativa hanno contribuito a ridisegnare l’organizzazione del lavoro (o, meglio, di alcuni lavori) nelle aziende. Il concetto di ibrido si è ormai radicato e, anche se una certa tendenza al rientro in presenza si è manifestato in molte realtà, soprattutto medio-piccole, l’idea che una parte degli organici svolga le proprie mansioni professionali anche da remoto è più meno accettata ovunque. Allo stesso modo, l numero di riunioni è aumentato e anche qui lo svolgimento coinvolge persone fisicamente raccolte in un unico ambiente e altre collegate da remoto.
L’AI, dal canto proprio, è rapidamente divenuta un potente motore di trasformazione per il mondo delle imprese, anche se ancora non sembra aver dispiegato tutto il suo potenziale e siano tutt’altro che chiare le ricadute organizzative e sociali che si porta dietro.
Questi fenomeni, incrociati con la cronica carenza di competenze qualificate nei contesti a maggior tasso di innovazione e con le aspettative dei giovani che si affacciano al mondo professionale, concorrono a disegnare quella che si può definire l’era del lavoro 5.0, caratterizzato dalla flessibilità, dalla collaborazione e dall’utilizzo spinto della tecnologia.
Per i CIO si aprono notevoli opportunità di consolidamento del proprio ruolo, ma anche di orchestratore di un cambiamento che appare più nelle loro corde rispetto ad altre figure manageriali in azienda (le Hr su tutte). A patto che, una volta per tutte, essi siano pronti a ragionare per processi, acquisiscano capacità organizzative e si facciano promotori del dialogo interno e di quello con i soggetti da integrare nella nuova dinamica del lavoro.
Nel corso del 2023, di questi temi si è discusso nei CIO Panel che The Innovation Group ha organizzato in diverse tappe, a Milano, Napoli e Roma, mettendo a confronto complessivamente quasi un centinaio di professionisti in tavoli che facessero emergere le aree aziendali nelle quali concentrare l’attenzione, capire dove ci si trova oggi e con quale metodo affrontare i cambiamenti, individuare gli interventi da mettere in atto ma anche quali interlocutori coinvolgere e quale sia l’orizzonte temporale per definire e attuare le azioni ritenute necessarie.
La diversità dei settori di appartenenza ha condizionate le discussioni nei vari tavoli costruiti in ognuno degli eventi, ma alcuni tratti comuni sono emersi. I CIO hanno evidenziato difficoltà nell’individuazione delle figure corrette con le quali interfacciarsi per condividere un percorso strategico verso il cambiamento, una cultura aziendale ampiamente da far evolvere e anche la complessità non solo di reperire, ma anche di trattenere le risorse più qualificate. Il focus sugli aspetti organizzativi è risultato ampiamente prevalente e ha coinvolto la necessità di definire modelli al momento poco presenti, di avere una flessibilità nell’adattamento degli obiettivi a evoluzioni che avvengono in tempi molto stretti e di poter ricavare valore dal consolidamento del lavoro 5.0.
Dal punto di vista di utilizzo delle tecnologie, inoltre, siamo ancora molto lontani dal capire come sfruttarle al meglio in questo contesto. L’impiego dell’AI potrebbe essere valorizzato nel mondo del lavoro, come già accade, per esempio sui social network, per costruire dei “grafi sociali” e capire, fra le altre cose, chi sono i colleghi in azienda che possono influire o incidere sui team presenti.
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