N. Maggio 2019
a cura di Emilio Mango
Direttore Responsabile di Technopolis e IctBusiness.it
Intervista a Michael Dell, CEO and Chairman, Dell Technologies.
Circa 91 miliardi di dollari di fatturato in un mercato che a livello mondiale ne vale 3.500. Queste le cifre che tracciano i contorni dell’attività di Dell Technologies ma che rendono anche l’idea delle potenzialità di crescita della multinazionale, di recente tornata a quotarsi al Nyse dopo anni di lontananza dalle turbolenze della borsa.
In occasione del Dell Technologies World, tenutosi a Las Vegas tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio, abbiamo avuto l’occasione di intervistare dal vivo Michael Dell, per avere un distillato delle strategie dell’azienda che porta il suo nome e per capire come un grande vendor hi-tech gestisce la propria trasformazione digitale prima ancora di quella dei clienti.
Qual è la mission di Dell oggi, dopo l’integrazione prima di Emc e poi di Vmware?
Tutto ciò che abbiamo fatto negli ultimi anni e che stiamo facendo è ispirato dai clienti, la relazione con loro e il loro feedback è ciò che guida la nostra strategia. Il dato più evidente è che i clienti non vogliono più fare i system integrator per le loro stesse soluzioni, ma chiedono architetture efficienti, flessibili e facili da implementare e gestire. Sotto questo profilo, oggi il messaggio chiave è che Dell è il partner migliore per le aziende che affrontano la trasformazione digitale, perché ha un’offerta integrata che va dai client all’edge computing, dalle architetture convergenti al cloud.
Voi per primi avete affrontato la vostra trasformazione digitale. Quali sono le lezioni che avete imparato e che potete oggi trasferire ai vostri clienti?
La trasformazione digitale è un percorso in cui non si può mai vantarsi di essere arrivati, quindi non direi che Dell ha concluso il suo processo: i nostri clienti interni sono contenti ma non ancora soddisfatti. Detto questo, abbiamo verificato in prima persona che la capacità più importante è sicuramente quella di riuscire a reinventarsi (nell’organizzazione, nei processi, nell’offerta), mentre l’utilizzo di tecnologie innovative è un fattore che bisogna dare per scontato, è “solo” un elemento abilitante.
Quanto è importante quindi il fattore umano?
Il successo della trasformazione digitale dipende sempre dalle persone, e il fattore culturale è determinante. Io penso che uno dei segreti sia quello della gestione della paura, nella trasformazione di questo stato emotivo in scossa adrenalinica, in stimolo a fare sempre meglio e a cercare sempre qualcosa di più, di nuovo. Bisogna navigare nel cambiamento, e noi lo facciamo sia con progetti innovativi (in tutte le aree, dal marketing, alle vendite, ai prodotti) sia con persone nuove: oltre il 25% dei nuovi assunti in Dell proviene dalle università, un mondo che porta sempre nuove idee e nuove energie.
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