LA SETTIMANA DIGITALE – L’ITALIA VERSO LA RETE UNICA
La settimana digitale – L’Italia verso la rete unica

Dopo che la Corte di Giustizia Europea ha definito la Legge Gasparri “contraria al diritto dell’Unione”, la partita della rete unica a banda larga si apre anche all’industria della TV.

 

L’ITALIA VERSO LA RETE UNICA

La legge Gasparri viola le regole UE. Ora Mediaset vuole fare parte della rete unica

La legge Gasparri “è contraria al diritto dell’Unione”. Così la Corte di Giustizia Europea ha risposto alla richiesta del Tar del Lazio rispetto alla faida Mediaset-Vivendi. La vicenda, si ricorda, risale al 2016 quando Vivendi aveva avviato una campagna di acquisizione, arrivando al 28,8% del capitale sociale di Mediaset (pari al 29,94% dei diritti di voto). All’epoca Mediaset aveva denunciato l’operazione all’Agcom accusando Vivendi «di aver violato la disposizione italiana (legge Gasparri) che, allo scopo di salvaguardare il pluralismo dell’informazione, vieta a qualsiasi società i cui ricavi nel settore delle comunicazioni elettroniche, anche tramite società controllate o collegate, siano superiori al 40% dei ricavi complessivi di tale settore, di conseguire nel Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC) ricavi superiori al 10% di quelli del sistema medesimo in Italia». Ciò avveniva nel caso della Vivendi, che già occupava una posizione rilevante nel settore italiano delle comunicazioni elettroniche, in virtù del suo controllo sulla Telecom Italia (di cui i francesi sono primi soci al 23,9 per cento).

Adesso la sentenza della Corte rappresenta una svolta importante per due motivi. Da un lato riapre la partita della scalata (al tempo definita pericolosa) della società francese come azionista di Mediaset e dall’altro fa entrare quest’ultimo nella partita della rete unica. Infatti, la stessa Mediaset in una nota ha annunciato che «se, al contrario di quanto prevede oggi la legge italiana, si aprissero possibilità di convergenza tra i leader delle Tlc e dell’editoria televisiva, Mediaset, che in tutti questi anni è stata vincolata e penalizzata dal divieto, valuterà con il massimo interesse ogni nuova opportunità in materia di business Tlc già a partire dai recenti sviluppi di sistema sulla rete unica nazionale in fibra».

rete unica

Fonte: La Repubblica, A&F, 2020

PER APPROFONDIRE

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NOTIZIA CORRELATA – Mediaset nella rete unica, il gelo di Tim. Gubitosi: “Non capisco il vantaggio”

Luigi Gubitosi, AD TIM, ha affermato, in relazione alla partecipazione di altri soggetti nel progetto della rete unica, che «si è sempre pensato ad altri operatori di telecomunicazioni, mentre operatori di contenuti (come Mediaset) non necessariamente saranno azionisti della società».

«Se ci fosse l’interesse di qualcuno sarebbe valutato – ha proseguito l’AD – ma non industrialmente parlando. Nel caso di operatori di contenuti dovremo capire cosa portano e cosa possono prendere».

«Non è evidente – ha concluso – il vantaggio a partecipare da parte di fruitori come Netflix, Rai o Mediaset, anche se si tratta di un tema suggestivo dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea».

NOTIZIA CORRELATA – Rai pronta a sedersi al tavolo della rete unica Tim-Open Fiber

La Rai deve avere un ruolo nella rete unica. Come anticipato dal Sole 24 Ore, la tv pubblica vuole entrare nel progetto di rete unica che potrebbe nascere sull’asse Tim-Open Fiber.

Il Cda di viale Mazzini ha, infatti, ufficialmente dato mandato all’unanimità all’amministratore delegato Fabrizio Salini di chiedere di «partecipare a iniziative e tavoli, in particolare della componente pubblica, sulla rete unica» .

A darne notizia è un comunicato della stessa Rai in cui si legge che «il Cda ha approfondito i temi relativi allo sviluppo della banda ultralarga attraverso le varie iniziative sulle quali la Rai è impegnata, tra cui la content delivery network, la sperimentazione del trasporto attraverso la partnership di Open Fiber dei contenuti in altissima definizione su reti in fibra ottica, l’estensione dei servizi Rai nelle cosiddette “aree bianche” del Paese e la partecipazione dell’azienda nelle attività di sviluppo del 5G nonché i rischi e le opportunità future che il progetto di Rete Unica rappresenta per la Rai».

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NOTIZIA CORRELATA – Tim, Coldiretti e Bonifiche Ferraresi: accordo per la digitalizzazione agricola

Superare il digital divide tra città e campagne portando la banda ultralarga nelle aziende e sostenere con nuove soluzioni tecnologiche il grande potenziale di innovazione del settore a beneficio della ripresa economica del Paese, accelerando la transizione digitale dell’agroalimentare Made in Italy. E’ questo l’obiettivo dell’accordo firmato da Coldiretti, TIM e Bonifiche Ferraresi.

Rete Unica, Patuanelli: “Ritardo su obiettivi, bisogna accelerare”

Il piano di connessione degli italiani con la banda ultra larga è in ritardo e gli obiettivi di Open Fiber non saranno raggiunti neanche al 2023. Ad affermarlo è stato il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli in audizione alla commissione Trasporti della Camera sull’impiego delle risorse europee e gli sviluppi sulla rete delle Tlc.

L’intervento arriva dopo la pubblicazione dei risultati di un’analisi condotta da Infratel da cui emerge che, nonostante l’accelerazione dello sviluppo della rete in fibra, l’Italia è ancora in ritardo rispetto agli obiettivi prefissati. «Open Fiber – ha proseguito il Ministro –  ha comunicato che il piano sarà completato nel 2023 ma in realtà dai dati Infratel risulta che non si sarà in grado di rispettare neanche questa scadenza».

Il Ministro ha concluso affermando che «sarà necessario imprimere un’accelerazione e le dotazioni del Recovery sono un canale forte da utilizzare in modo incisivo per implementare il percorso di realizzazione della rete».

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 DATI DI MERCATO – In più dieci Paesi il 95% delle abitazioni dispone della copertura in fibra

Secondo gli ultimi dati della società Arthur D. Little, più di 10 paesi in tutto il mondo attualmente forniscono fibra in almeno il 95% delle case. Il rapportO rivela che la copertura globale della fibra nei paesi di riferimento è aumentata dal 39% nel 2012 al 66% nel 2020.

Nell’analisi viene, inoltre, sottolineata la crescente importanza dei fornitori della fibra open access che prevede di acquisire importanza, soprattutto in mercati importanti come Italia, Germania, Regno Unito e Arabia Saudita grazie anche a investimenti su larga scala da parte di attori non telco come società energetiche e fondi infrastrutturali.

LO STUDIO

 

[IL CONTACT TRACING]

Immuni e le altre app di contact tracing: anche con un 15% di adozione potrebbero essere utili

Non è vero che le app per il contact tracing, fra cui l’italiana Immuni, sono efficaci solo se a scaricarle è il 60% della popolazione. Lo afferma un nuovo studio condotto dall’università di Oxford insieme a Google secondo cui anche se le app dovessero essere scaricate dal 15% della popolazione si potrebbe avere una riduzione dei contagi fino al 15% e fino all’11,8% dei decessi.

Nell’ipotesi ottimale che il 75% della popolazione utilizzasse questi sistemi si arriverebbe a una riduzione delle infezioni pari all’81% e dei decessi pari al 75%.

Dall’italiana Immuni alla tedesca CovApp. La pagella di AlgorithmWatch stronca le app anti covid

L’efficacia sarebbe dubbia e a volte mancherebbe anche la trasparenza. Il nuovo rapporto di AlgorithmWatch, organizzazione no-profit con sede a Berlino, mette sotto accusa le app anti pandemia per il tracciamento dei contatti, sottolineando come l’uso dell’automazione nei processi decisionali durante l’emergenza sanitaria avrebbe comportato risultati discutibili.

Più che il fallimento tecnologico, almeno allo stato attuale, il quadro che emerge dalla ricerca è la conferma, da un lato, della poca fiducia nelle istituzioni che ha generato un tasso elevato di diffidenza, dall’altro, la volontà di avere un’ app volontaria installata su più della metà degli smartphone in ogni Paese, un obiettivo molto ambizioso.

Infatti, per funzionare davvero, queste app avrebbero dovuto essere istallate da almeno metà della popolazione e questo non è avvenuto in nessuno dei Paesi che ha dato avvio al contact tracing.

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Bug di Immuni, per giorni alcuni utenti non protetti dall’app contro il Covid-19

Un bug di Immuni impedisce ad alcuni utenti di essere correttamente protetti dall’app. La problematica è stata confermata dal dipartimento all’innovazione della presidenza del Consiglio che ha affermato di essere già al lavoro per correggere, in tempi brevi, la falla con un aggiornamento dell’app.

In particolare il bug, quando si verifica, blocca i “controlli esposizione”, impedendo così all’app di verificare la presenza di un eventuale contatto a rischio tra l’utente e una persona rilevata positiva.

 

[DIGITAL BANKING]

Abi: Internet e mobile banking sempre più centrali per i clienti

Il crescente utilizzo dei canali digitali (smartphone e tablet) verificatosi negli ultimi anni ha posto maggiore enfasi sulla centralità del cliente all’interno dell’offerta delle banche. E’ quanto emerge dall’indagine online ABI Lab-Doxa, contenuta nel Rapporto annuale sul Digital Banking di ABI Lab, che analizza e descrive la percezione e i comportamenti degli utilizzatori di Internet e Mobile Banking per comprenderne i principali bisogni e le attese.

Nell’analisi, compiuta su un campione di 1.033 utenti di Mobile e Internet Banking rappresentativi della popolazione italiana che ha accesso a Internet ed effettua operazioni tramite app, Mobile site e/o PC, è stato condotto anche un focus specifico sui clienti che hanno aperto un nuovo rapporto con una banca (es: conto corrente, investimento, finanziamento, carta prepagata, etc.) utilizzando esclusivamente i canali digitali (Internet o Mobile Banking), cosiddetti clienti “Digital Onboarded”. In particolare, il 29% degli intervistati è under 34 mentre circa il 40% possiede un titolo di studio elevato (laurea) e circa la metà (48%) è un lavoratore dipendente.

Dall’analisi emerge, inoltre, che pc e smartphone ormai si equivalgono in termini di utilizzo per le operazioni digitali: le percentuali di coloro che ricorrono a operazioni informative o dispositive sono infatti pari all’86% nel caso dei pc e all’83% con riferimento agli smartphone.

Lo studio sottolinea che le aspettative della clientela si muovono nella direzione di una gamma di servizi sempre più completa. Tra i desiderata degli intervistati emergono soprattutto la richiesta di sconti, coupon, i servizi di localizzazione e l’assistenza tramite chat testuali o video chat.

Figura. Valore delle transazioni concluse tramite pagamenti digitali nel 2020

rete unica

Fonte: Statista,2020

Pagamenti digitali, il futuro è senza contanti

Un’analisi di Buy Shares basata su dati Statista ha rivelato che il valore dell’industria europea dei pagamenti digitali potrebbe superare i 1.000 miliardi di dollari nel 2022. Dopo aver toccato i 507,1 miliardi nel 2017 e i 666,8 miliardi nel 2019, lo shock pandemico che ha costretto milioni di persone a ridefinire le proprie abitudini di consumo ha dato una decisa spinta al settore, portando gli analisti a stimare una chiusura dell’anno a 708,4 miliardi di dollari. Il segmento principale è quello dell’e-commerce che, precisa lo studio, nel 2020 vale da solo 545 miliardi di dollari, ma le statistiche mostrano che nei prossimi due anni il vero protagonista sarà il mobile pos con una crescita del 150% per un valore di 407 miliardi di dollari nel 2022.

In particolare, in questo contesto, il Regno Unito guadagna la vetta della classifica europea, con l’81,8% dei cittadini che utilizza i pagamenti digitali e un valore stimato del mercato di 164,4 miliardi di dollari entro la fine dell’anno. Segue la Germania con 104,3 miliardi di dollari di transazioni, la Francia con 75,2 miliardi, la Spagna con 41,2 miliardi e l’Italia con 41 miliardi.

Criptovalute, dichiarazione congiunta dei ministri di Germania, Francia, Italia, Olanda e Spagna

Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna si oppongo all’utilizzo distorto delle criptovalute e lanciano un forte richiamo alla Commissione europea affinché elabori regole chiare su questa materia e soprattutto ribadiscono un principio chiave: l’unica entità autorizzata a coniare moneta è la Banca centrale (BCE). A ribadirlo sono stati i ministri delle Finanze di Germania (Olaf Schoz), Francia (Bruno Le Maire), Italia (Roberto Gualtieri), Olanda (Wopke Hoekstra) e Spagna (Nadia Calvino) attraverso la pubblicazione di una dichiarazione congiunta. Nel commentare la dichiarazione, il Ministro Gualtieri ha affermato che «il comunicato rappresenta un segnale molto forte per supportare, da un lato, l’innovazione finanziaria e, dell’altro, tutelare la stabilità finanziaria e i consumatori».