LA SETTIMANA DIGITALE – IL CROLLO DEL PIL E IL DIBATTITO SULLO SMART WORKING
La settimana digitale – Il crollo del PIL e il dibattito sullo smart working

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FMI stima che nel 2020 il PIL italiano diminuirà del 12,8%. Dal primo agosto lo smart working tornerà ad essere volontario e, nonostante le difficoltà a coinciliare vita lavorativa e privata, il lavoro agile rimane molto apprezzato dai dipendenti. Per la prima volta Google potrebbe vedere diminuire le revenue provenienti dal digital advertising, rinunciando, così, alla sua principale fonte di business.

Fmi, la stima sul Pil italiano precipita al -12,8% nel 2020

Secondo il Fondo Monetario Internazionale nel 2020 il PIL italiano diminuirà del 12,8%, un crollo record pareggiato dalla Spagna e non troppo lontano dal -12,5% attribuito alla Francia. Per il prossimo anno, è previsto un aumento del PIL del 6,3%. Secondo le stime, inoltre il bilancio pubblico sarà in deficit di 12,7 punti di PIL quest’anno e del 7% nel 2021. Il debito salirebbe al 166,1% nel 2020 per scendere al 161,9% nel 2021.

Anitec-Assinform, il mercato del digitale nel 2020 limiterà il calo al 3,1% e recupererà nel 2021

Nel 2020 il mercato digitale italiano subirà una contrazione del 3,1% (per un valore totale di 69,7 miliardi di euro) per poi recuperare con una crescita del 4,7% nel 2021. È quanto emerge dal Rapporto “Il Digitale in Italia 2020” realizzato da Anitec-Assinform in collaborazione con NetConsulting cube.

Nel 2020 il segno meno toccherà tutti i comparti, ma meno di tutti i contenuti digitali e il digital adv che nelle stime di Anitec-Assinform caleranno solo dell’ 1,5% e software e soluzioni ICT (-1,1%). Il calo maggiore è, invece, atteso per la componente Servizi di rete, che subirà una diminuzione del 3,9% (che comunque recupera un punto percentuale rispetto al 2019 quando la perdita era stata del 4,8%), Servizi Ict (-3,5%) e Software e Soluzioni Ict (-3,5%).

I DATI

Dal 1 agosto lo smart working torna volontario: serve un accordo con il datore di lavoro

L’art. 90 del decreto Rilancio proroga fino al 31 luglio il diritto dei dipendenti con figli fino a 14 anni di età di lavorare da remoto. Dal primo agosto si tornerà alla legislazione ordinaria, che prevede un accordo tra lavoratore e datore di lavoro per consentire l’applicazione dello smart working (che invece durante il lockdown, per motivi di sicurezza, è stato adottato su iniziativa delle aziende).

NOTIZIA CORRELATA – INDAGINE SMART WORKING 2020: ALCUNE CONSIDERAZIONI PRELIMINARI SUI RISULTATI

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Dall’indagine presentata nell’ambito dell’iniziativa #IlLavoroContinua, realizzata dal Centro studi InContra è emerso che per il 70% dei lavoratori è ancora difficile trovare un giusto equilibrio tra vita privata e lavoro mentre per il 60% all’aumento delle ore lavorate non corrisponde un adeguato riconoscimento di straordinari. Si registra, inoltre, la difficoltà su coordinamento (con il capo e con il team), condivisione di informazioni e tempi di risposta: secondo il 35% dei rispondenti nella relazione da remoto non si ha la stessa efficacia che in presenza. Tra i principali vantaggi si rileva, invece, la possibilità di risparmiare (sia per il trasporto sia per il pranzo), l’aumento della produttività e l’incremento dell’autonomia e della responsabilità nel raggiungimento degli obiettivi.

Dall’analisi emerge, inoltre, la forte accelerazione al ricorso allo smart working da parte delle PMI in cui è stato registrato un aumento di due volte maggiore rispetto al periodo pre-crisi.  Il non ricorso al lavoro agile resta per lo più una scelta volontaria del lavoratore; solo per il 30% si deve alla mancanza di strumentazione idonea e per il 22% a una decisione aziendale.

 eCommerce, quest’anno la pandemia brucerà 190 miliardi di dollari nel mondo

La pandemia di Coronavirus ha aperto le porte del commercio online a tantissimi nuovi utenti, fidelizzando ulteriormente i vecchi. Allo stesso tempo, però, la crisi economica e sanitaria che ne è scaturita ha anche ridotto la capacità di spesa dei singoli consumatori e gli stessi esercenti. A riportarlo è lo studio “Global Ecommerce 2020” a cura di eMarketer secondo cui le vendite sui siti di e-commerce cresceranno, a livello globale, del 16,5% su base annua (contro il 20,2% delle precedenti stime pre-Covid).

Considerando la variabile virus il mercato e-commerce globale potrebbe raggiungere i 3.914 miliardi di dollari entro la fine del 2020: le perdite rispetto a quanto stimato ad inizio anno potrebbero ammontare attorno ai 190 miliardi di dollari.

Dall’analisi emerge, inoltre, che in Italia nel mese di maggio 2020, oltre la metà degli acquirenti presenti sul territorio nazionale (55%) ha dichiarato di effettuare numerosi acquisti online.

IL REPORT

Per la prima volta quest’anno le entrate pubblicitarie di Google negli Stati Uniti diminuiranno

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A causa del coronavirus Google subirà un calo del 5,3% derivante dalle entrate pubblicitarie negli Stati Uniti nel 2020. A riportalo è eMarketer rilevando il primo calo della crescita delle entrate pubblicitarie dal 2008 (anno in cui l’azienda ha inaugurato l’online advertising). Nel dettaglio, secondo eMarketer Google guadagnerà quest’anno 39,58 miliardi di dollari di entrate pubblicitarie negli Stati Uniti (rispetto ai 41,80 miliardi di dollari nel 2019).

Il rapporto segnala inoltre come Google stia continuando a cedere quote del mercato pubblicitario a Facebook ed Amazon (che secondo l’analisi quest’anno vedranno crescere la propria attività). Se, infatti, lo scorso anno Google deteneva il 31,6% della spesa pubblicitaria digitale totale (contro Facebook ed Amazon che avevano rispettivamente una quota pari a 22,7% e 7,8%), quest’anno eMarketer si attende valori del 29,4% per quanto riguarda Google e del 23,4% e 9,5% per Facebook e Amazon.