Dalla trimestrale di Alphabet (con cui per la prima volta vengono pubblicati i dati sulle revenue di Youtube e Google Cloud) al piano europeo per il 5G per finire con il censimento delle imprese italiane secondo cui solo il 16,6% delle aziende ha adottato almeno una tecnologia disruptive. Tutto quello che devi sapere per iniziare al meglio la settimana!
Nel quarto trimestre del 2019 i ricavi di Alphabet (la holding che controlla Google) sono stati di 46,1 miliardi di dollari, in aumento del 17% su base annua (mentre nello stesso periodo del 2018 l’incremento era stato del 22%). Bene l’utile operativo a 9,3 miliardi (+20%) e l’utile netto a 10,7 miliardi (+20,2%). Per la prima volta sono stati, inoltre, pubblicati i dati sui guadagni di YouTube e Google Cloud (che prima rientrava nella voce “Altri ricavi”): nel quarto trimestre la pubblicità su Youtube ha raggiunto 4,7 miliardi di dollari di fatturato (con una crescita di quasi il 31% su base annua), mentre Google Search più altre attività (tra cui le entrate di YouTube non connesse con l’advertising) hanno generato 27,2 miliardi di dollari (+16,6% rispetto all’anno precedente). L’advertising su Google ha generato ricavi per quasi 38 miliardi (+17% su base annua). Inoltre, sempre nel trimestre considerato, le revenue di Google Cloud sono salite del 53% anno su anno, raggiungendo i 2,6 miliardi di dollari.
Nel complesso i risultati della trimestrale deludono il mercato: negli scambi after-hour il titolo ha, infatti, perso il 4,67%.
Accelerare la connettività in Europa, con una riduzione dei costi della banda larga e un piano d’azione aggiornato sul 5G, oltre che l’introduzione di “una tassazione equa ed efficace”: sono queste le priorità individuate dalla Commissione Ue nella comunicazione sulla strategia digitale in Europa, che verrà pubblicata il prossimo 19 febbraio e di cui viene data un’anticipazione dalla testata online Euractiv. Dal documento si legge, inoltre, che obiettivo della Commissione è rendere l’Europa il continente meglio collegato al mondo, alimentato da reti sicure in fibra e 5G, proponendo di avanzare con i “corridoi 5G” per la mobilità connessa e automatizzata tra il 2021 e il 2027 e di completare un “supporto pilota per i corridoi ferroviari 5G” nel 2021-2023. Sulla web tax, in attesa del responso dell’Ocse per un accordo internazionale, l’Ue resta ferma nella sua volontà di agire.
Puntare risorse sulla riservatezza e sulla protezione dei dati conviene. A dirlo è il Data Privacy Benchmark Study 2020 di Cisco, basato sul coinvolgimento di 2800 aziende in 13 paesi (inclusa l’Italia) e secondo cui il 70% (contro il 40% emerso nell’edizione 2019) delle aziende dichiara di aver ottenuto vantaggi di business significativi dall’attuazione di piani dedicati alla privacy dei dati.
La maggior parte delle organizzazioni sta registrando ritorni molto positivi: in media, le aziende ottengono benefici pari a 2,7 volte (2,4 per l’Italia) il loro investimento iniziale e oltre il 40% ottiene benefici pari ad almeno il doppio della spesa sostenuta in materia di privacy.
L’industria automobilistica corre veloce sul fronte smart factory, un’accelerazione che supera le attese e che potrebbe portare il settore ad aumentare la produttività fino a 167 miliardi di dollari entro il 2023. Il dato emerge dal report condotto dal Capgemini Research Institute secondo cui il passaggio alla fabbrica intelligente nel settore automobilistico è maggiore rispetto alle altre industry, con un incremento stimato negli investimenti di oltre il 60% nei prossimi tre anni e un conseguente aumento della produttività superiore ai 160 miliardi di dollari. Lo studio rileva, inoltre, come anche i pian industriali siano rivolti in questa direzione: nei prossimi cinque anni, infatti, il settore punta a convertire un ulteriore 44% delle proprie fabbriche. Ad ogni modo secondo gli analisti la strada da fare è ancora lunga, per il pieno raggiungimento dei vantaggi offerti dalla fabbrica smart.
Più servizi, meno industria: è questa la fotografia dell’impresa italiana che emerge dai risultati del censimento permanente 2019 dell’Istat. L’analisi, riferita al 2018 e condotta su un campione di circa 280.000 unità da 3 o più addetti, rappresentativo di circa un milione di imprese, evidenzia come sia in atto una crescente terziarizzazione delle attività produttive: dal 2011 al 2018 si è passati dal 65,6% di aziende appartenenti ai servizi al 70,3%, arrivando a impiegare il 64% degli addetti (lavoratori dipendenti o indipendenti), il 5% in più rispetto al 2011.
L’analisi mostra, inoltre, come la maggior parte delle imprese utilizzi un numero limitato di tecnologie, dando priorità agli investimenti infrastrutturali (soluzioni cloud, connettività in fibra ottica o in mobilità, software gestionali): solo il 16,6% delle aziende ha adottato almeno una tecnologia tra IoT, realtà aumentata o virtuale, Big Data, automazione avanzata, simulazione e stampa 3D. Tuttavia, è proprio in quest’ambito che per i prossimi anni è attesa la crescita maggiore: tra il 2019 e il 2021 si stima, infatti, un aumento del 180,7% delle imprese che adottano tecnologie immersive, del 117,6% la stampa 3D, del 111,9% i Big Data e del 109,9% della robotica.