L’Ospedale Pediatrico Giannina Gaslini, così come gli altri ospedali pediatrici, ha affrontato la pandemia con un approccio sistemico, svolgendo un lavoro declinato sotto ogni punto di vista (modelli di funzionamento, difficoltà operative, opportunità, strategie) al bambino.
In Italia, la popolazione compresa nella fascia di età 0-18 in Italia è pari a circa il 20% dell’intera popolazione, a fronte di tale percentuale, sono stati registrati da marzo a fine luglio un numero di casi sintomatici pari al 2,2%, un dato che varia sensibilmente e che sale al 65% se si fa riferimento alle dimensioni dei ricoveri.
Come interpretare, dunque, l’impatto del Covid-19 sui bambini? Dipende da quale parametro si vuole utilizzare per comprenderlo. Tali aspetti sono stati analizzati in un position paper dal titolo “La pandemia da SARS-Cov-2 e la specificità pediatrica”, realizzato in collaborazione con altri ospedali pediatrici.
Il sistema pediatrico dice che nel piccolo questo ecosistema di bambini e famiglie in qualche modo può aiutare a sperimentare innovazione, risposte e soluzioni che possono essere traducibili e traslabili sul mondo dell’adulto a partire da una specificità che permette di ottemperare a una prima grande necessità, quella di non considerare il bambino come un piccolo adulto e, quindi, di costruire intorno a lui e alla sua famiglia un setting di tipo infrastrutturale (dagli spazi agli arredi alla tecnologia e ancora alle competenze professionali).
In particolare, all’interno del position paper, sono state raccolte una serie di esperienze che si è voluto rappresentare in termini propositivi e che possono essere riassunte come risposta alla domanda “cosa è stato imparato?”. Innanzitutto con il Covid-19 si è imparato a lavorare insieme, rilevando come aziende, Regioni, l’intero Paese, abbiano messo a fattor comune le migliori energie e motivazioni per reagire ad uno stato emergenziale, con tutte le difficoltà che ciò ha comportato (in termini, ad esempio, di raccolta dei dati e di dialogo sui protocolli e sui percorsi). In questo senso la pediatria è stata facilitata perché ha permesso di sperimentare linguaggi comuni, oltre che lavorare insieme dal punto di vista delle diverse professioni, una capacità di collaborazione che all’interno del settore pediatrico è stato più facile sperimentare, aiutati anche dalle minori dimensioni di del settore rispetto alla rete degli ospedali dedicati all’adulto.
Si tratta senz’altro di un primo passo, ci sono delle criticità evidenti che richiamano come prospettiva la necessità ineludibile di continuare a lavorare insieme e anche di più. Si pensi, ad esempio, al mondo digitale, alla necessità di creare partnership, dialoghi e relazioni che possano contribuire a costruire delle risposte veloci, flessibili e applicabili quando se ne avverte la necessità.
Bisogna, inoltre, mantenere la virtuosità imparata negli ultimi mesi, la consapevolezza sulla necessità di essere flessibili, veloci e rapidi su alcuni fronti. Si avverte, altresì, la necessità di sdoganare la digitalizzazione: oltre alla telemedicina, si consideri nell’ambito della pediatria il teleintrattenimento con cui è stata resa a distanza l’attività di animazione delle associazioni di volontariato che prima si svolgevano in presenza; si tratta di trasformazioni il cui pieno sviluppo richiede senz’altro un cambiamento culturale e di forma mentis.
La specificità pediatrica è quella di prestare particolare attenzione all’ecosistema del bambino e della sua famiglia, in questo senso l’utilizzo di risorse quali quelle attese dal Recovery Fund o da particolari altri fondi europei può essere di estremo rilievo per creare un vero e proprio network di specificità pediatrica del Paese. In Italia esiste una rete di ospedali pediatrici che non ha eguali in Europa (in cui si rileva la presenza di grandi children hospital ma non di reti nazionali di ospedali pediatrici) che può essere vissuta come il terreno in cui sperimentare, sviluppare, oltre che avanzare con modelli sperimentali che possono essere certamente utili, oltre che per la pediatria, anche a servizio dell’adulto.
Chiunque, nello specifico dei propri mestieri e ruoli, oltre che delle proprie responsabilità, può contribuire a sviluppare un ecosistema che può rilevarsi vantaggioso per tutti gli attori coinvolti.