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La corsa italiana alla transizione ambientale e tecnologica

 

In un contesto internazionale caratterizzato da incertezze e divisioni sulle strategie di riduzione delle emissioni e da crescenti conflittualità, le aziende si trovano in prima linea nella guida della transizione verso un futuro più sostenibile, adottando tecnologie digitali avanzate. Questa sfida presenta due aspetti: utilizzare le soluzioni digitali come facilitatori della transizione ecologica e garantire che il digitale stesso sia sostenibile. L’intelligenza artificiale (AI), sebbene estremamente utile, è particolarmente energivora e rappresenta una delle principali sfide da affrontare: la doppia transizione – digitale e ambientale – è un tema complesso e ancora in via di definizione.

Su questi temi si è discusso durante la Blue & Green Conference 2024, organizzata da TIG – The Innovation Group lo scorso 15 maggio a Milano. Apre i lavori Enrico Giovannini, professore di Statistica economica all’Università di Roma Tor Vergata, Direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ribadendo l’importanza di attuare politiche e misure nella lotta alla crisi climatica in quanto “questione di sicurezza nazionale”, poiché coinvolge diverse aree critiche tra cui salute, occupazione, competitività delle imprese e molto altro. Giovannini ricorda che, negli ultimi anni, l’Italia ha speso 20 miliardi per danni climatici, ma solo 2 miliardi per la prevenzione di questi disastri. Conclude con un’ulteriore evidenza: la transizione ecologica, se accelerata, potrebbe avere un impatto positivo sul Pil, sull’occupazione e sulla finanza pubblica già a partire dal 2030.

Come ormai noto, la transizione energetica e quella digitale devono procedere di pari passo. L’adozione e integrazione di tecnologie smart, come il cloud computing e l’AI sono, ad esempio, di fondamentale importanza per gestire il nuovo sistema energetico. Come illustrato da Giulia Monteleone, Direttrice Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili, ENEA – Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie e lo Sviluppo Economico Sostenibile, bisognerà investire su un mix energetico: “Non possiamo puntare su una sola soluzione. Oggi i combustibili fossili rappresentano un’opzione per molte esigenze, ma dobbiamo cambiare il nostro approccio e iniziare a considerare un mix energetico composto da soluzioni alternative e diverse fonti di energia”. La digitalizzazione, in questo contesto, sarà in grado di accelerare la riduzione dei costi e ottimizzare la gestione dell’energia.

 

Green IT e IT for Green

Se da una parte gli algoritmi e i sistemi di analisi dei dati costituiscono strumenti ad alto contenuto tecnologico in grado di organizzare le attività aziendali in modo più sostenibile, dall’altra queste stesse soluzioni digitali pongono questioni legate al consumo energetico. Numerose sono le soluzioni digitali già presenti sul mercato che dimostrano come sia possibile combinare innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. Come illustrato da Marco De Vita, Sales Account Executive di Data4, i data center, in particolare con l’avvento dell’AI, consumano enormi quantità di energia. Data4, per ovviare a questo problema, ha deciso di impegnarsi implementando soluzioni come il liquid cooling, un sistema di raffreddamento che utilizza liquidi per dissipare il calore generato dai componenti elettronici, migliorando l’efficienza energetica e riducendo il consumo e le emissioni di CO2, come ribadito da De Vita: “Ci impegniamo nel condurre studi per identificare i punti di maggior consumo energetico durante l’intero ciclo di vita del data center, a partire dalla fase di costruzione. L’obiettivo finale è rendere la gestione del data center sempre più efficiente, ottimizzando le risorse e migliorando il parametro di efficienza energetica”.

 

Verso l’enterprise 5.0

Le normative entrate recentemente in vigore impongono anche alle Pmi di aderire a standard di sostenibilità, “costituendo” – sottolinea Massimiliano Colombo, Business Partner di Cefriel – “un’ulteriore sfida per le piccole e medie imprese in cui la conoscenza è spesso parzialmente strutturata in banche dati, non strutturata o, addirittura, implicita. Cosa serve fare? Combinare competenze e capacità per sviluppare e far evolvere la conoscenza”, utile non solo alla compilazione dei report di sostenibilità, ma anche al monitoraggio in tempo reale della catena di approvvigionamento in un’ottica sistemica. È questa la prospettiva che dovrà guidare verso una visione di impresa 5.0, centrata sull’essere umano, resiliente e sostenibile.

 

Conclusioni

Appare chiaro come l’Italia debba accelerare, anziché frenare, le azioni contro il cambiamento climatico, portando avanti in contemporanea la transizione energetica e digitale, diversificando le fonti energetiche e ottimizzando l’uso delle tecnologie digitali. Le aziende dovranno necessariamente muoversi verso il concetto di “enterprise 5.0”, che dovranno però essere sostenute da incentivi economici e un quadro normativo che favorisca l’innovazione e la sostenibilità. Il rischio, come espresso nel corso dell’evento da Giuseppe d’Ippolito, avvocato cassazionista, ex deputato e membro della commissione Ambiente Territorio Lavori Pubblici, Presidente e Ceo Giusto&Sostenibile Benefit è che “Nei prossimi anni potremmo essere costretti a fare affidamento all’autonoma capacità delle imprese di affrontare le criticità derivanti da questo intricato labirinto normativo, in un percorso italiano alla sostenibilità pieno di insidie”.

 

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