A stretto giro, Google e Microsoft hanno lanciato le loro soluzioni di intelligenza artificiale applicata ai rispettivi search engine. Da uno strumento di base, parte un nuovo serrato confronto, con possibili conseguenze anche sulla vita di tutti noi.
L’intelligenza artificiale appare il più recente terreno di scontro fra i big della tecnologia, con diverse implicazioni sugli strumenti con i quali affrontare la competizione e, in controluce, effetti anche sulla vita dei miliardi di utilizzatori coinvolti. A breve distanza, Google e Microsoft hanno annunciato evoluzioni sui rispettivi motori di ricerca, facendo tesoro degli ultimi sviluppi sul fronte e delle contrapposte scelte di presenza sul mercato.
L’evoluzione di Bard
Google, infatti, lavora da molto tempo sulla ricerca interna e sull’elaborazione del linguaggio naturale, per utilizzi inizialmente pensati per il mondo professionale, ma destinati a estendersi verso il grande pubblico. Microsoft non ha perso tempo, investendo in OpenAi, l’azienda che ha creato l’hype più potente del periodo con la divulgazione di ChatGpt.
Proprio il cambio di paradigma nel modo di affrontare la ricerca semantica e la relativa user experience sembra aver allarmato Google, per molto tempo leader incontrastata delle tecnologie di search engine, utilizzate come base per lo sviluppo di un ecosistema software apertamente in contrasto con il parallelo dominio di Microsoft nell’ambito della produttività individuale.
Da qui nasce la corsa all’annuncio della prossima disponibilità di Bard, un servizio di intelligenza artificiale conversazionale, fin qui sperimentale e usato soprattutto al proprio interno. L’idea è quella di aprire la tecnologia a tester ritenuti di fiducia prima di un lancio definitivo a beneficio del grande pubblico. Se ChatGpt deriva da Gpt-3 (175 miliardi di parametri), Bard è un’emanazione di LaMda, ovvero un modello di elaborazione del linguaggio naturale rilasciato nel 2021, ma che aveva avuto una prima concretizzazione l’anno precedente con Meena (2,6 miliardi di parametri).
LaMda è un modello specializzato nell’emulazione di un dialogo fra macchina ed essere umano, con un addestramento costruito su un numero di parametri elevatosi a 137 miliardi e un volume che comprende 1,56 T-words (equivalenti di 2,97 miliardi di documenti, 1,12 miliardi di dialoghi e 13,39 miliardi di enunciati. Un lavoro chiaramente ispirato a quello di OpenAi su Gpt-3.
L’addestramento è durato circa sessanta giorni sulle Tpu v3, ovvero i processori Asic di Google, per poi procedere con diversi affinamenti, legati alla definizione di dialoghi con persone reali, tenendo conto di criteri di qualità, allineamento alla realtà e sicurezza. Bard appare come una versione light di LaMda, soprattutto perché necessità di una potenza di calcolo decisamente minore.
Una risposta costruita su Bing
Senza perdere tempo, Microsoft ha risposto con il lancio di una preversione di Bing, potenziata da un modello Nlg realizzato in combinazione con OpenAi. Vengono integrati, in modo particolare, gli apprendimenti e gli sviluppi di ChatGpt e Gpt-3.5. L’addestramento è avvenuto tramite una collezione di strumenti denominata Prometheus.
Questi sviluppi saranno integrati tanto in Bing quanto nel search engine di Edge e si concretizzeranno in una barra laterale che, secondo Microsoft, sarà in grado di fornire risposte più complete, pianificazioni di viaggi o itinerari, composizione di messaggi e posta elettronica. Per il momento, l’accesso a queste evoluzioni è ancora limitato, ma si prevede di allargarlo a milioni di persone nelle prossime settimane.
Nel corso della presentazione, sono state fornite anche prove delle capacità di Prometheus, in grado di sintetizzare una ricerca a partire da una semplice domanda, restituire un riassunto delle risposte disponibili sul Web e includere link verso le pagine utilizzate come fonti. Per ora siamo fermi qui, a una sorta di rielaborazione intelligente dei risultati più pertinenti ottenuti tramite il motore di ricerca, ma un’evoluzione maggiormente orientata alle capacità generative di ChatGpt appare naturale.
I termini della contesa
Il guanto di sfida lanciato da Microsoft lascia presagire che ci sia la volontà di estendere le tecnologie di intelligenza artificiale tanto in voga verso le applicazioni più popolari o di nuova realizzazione, ma anche di attaccare Google sul suo terreno prediletto, per rosicchiare i guadagni derivati dal mercato pubblicitario. Tutto il castello del Seo e della rivendita dei click costituisco una delle fondamenta più solide del business di Google e la minaccia può generare più di una preoccupazione.
Qui si potrebbe giocare la partita nell’immediato, mentre ancora prematuro è parlare di un’infusione di Ai generativa in ambiti come i contact center o le chatbot aziendali, poiché, almeno finora, sia ChatGpt che Bard non sembrano ancora in grado di riconoscere le specificità di ogni impresa, del loro brand o della gamma di prodotti.
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