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L’ ECONOMIA DEI DATI E L’AFFARE CAMBRIDGE ANALYTICA – FACEBOOK Data Breach o Breach of trust?

N.  Aprile 2018
        

a cura di Roberto Masiero 
Presidente, The Innovation Group 

 

Nell’ambito del DATA INNOVATION SUMMIT organizzato da The Innovation Group il prossimo 11 Aprile si terrà un interessante confronto fra alcuni tra i massimi esperti del settore sul tema: “L’ economia dei dati dopo il caso Cambridge Analytica – Potere Digitale, etica e democrazia”

In preparazione di questo momento riassumiamo qui i principali elementi di fatto e sviluppiamo alcune prime considerazioni.

Innanzitutto Cambridge Analytica è un’ azienda di servizi basata su un progetto di ricerca nel settore della psicometria, una scienza che si occupa di comprendere e misurare le attitudini e le intenzioni degli esseri umani su diversi temi attraverso una serie limitata di domande, apparentemente non correlate ai temi della ricerca.

Attraverso una serie di algoritmi particolarmente efficaci Cambridge Analytica è riuscita a creare un ricco profilo di 50 milioni di americani con una vasta serie di attitudini per ciascuno di essi. Attraverso queste informazioni estremamente dettagliate pare che gli uomini di Trump siano riusciti a creare strategie di comunicazione per far leva sulle attitudini di un’ ampia serie di votanti indecisi, contribuendo in modo importante alla vittoria dell’attuale Presidente in alcuni Stati in bilico nel corso dell’ultima competizione elettorale con Hilary Clinton

Ora, pare che i dati che alimentano gli algoritmi di Cambridge Analytica siano stati raccolti con delle app apparentemente innocue che hanno consentito di recuperare da Facebook dati relativi a circa 300.000utenti, indicizzarli insieme a quelli dei  loro amici, raggiungendo in questo modo i 50 milioni di profili  di cui sopra. Inoltre Cambridge Analytica, senza un’autorizzazione esplicita, avrebbe letto questi profili e  incamerato tutti i dati ivi contenuti , il che avrebbe consentito loro di elaborare un profilo psicografico degli utenti in questione. Non si tratterebbe quindi di un vero e proprio data breach – non vi è stato tecnicamente un “furto “di dati, ma di un “breach of trust”, cioè di un utilizzo in violazione dei termini d’uso prescritti da Facebook. (1)

Questo episodio rappresenta un po’ la goccia che fa traboccare il vaso della crescente insofferenza dell’opinione pubblica che ha preso progressivamente coscienza del fatto che gli utenti dei social sono oggetto di continui processi di profilazione che rischiano di metter seriamente in crisi il concetto stesso di privacy.

D’altra parte sia le imprese che la politica hanno capito appieno il potenziale della micro-segmentazione e del micro-targeting in termini sia della domanda che dell’orientamento elettorale di settori medio-piccoli di consumatori e di elettori. Mentre queste tecniche sono già ampiamente diffuse nel mondo delle imprese, questo episodio segna  un punto di svolta per le strategie elettorali, accelerando un trend già in atto per cui l’orientamento degli elettori tende ad essere influenzato non più da scelte ideali, ma da questioni legate direttamente alla vita quotidiana e ai problemi specifici delle comunità in cui si vive.

Rimane il fatto che questo episodio accende un flag di allarme per l’intero mondo digitale, per cui possiamo facilmente prevedere  una serie di reazioni che di fatto potrebbero rendere più difficile l’utilizzo dei dati raccolti dalle grandi “raffinerie di dati” come Facebook, Google e altri.

La reazione di Facebook infatti non si è fatta attendere e si è articolata in alcuni punti principali: (2)

  • Facebook, ha innanzitutto riconosciuto che c’ è stato un “ breach of trust” non solo  fra Kogan (l’ autore dell’ app), Cambridge e Facebook , ma anche fra Facebook  e le persone che hanno condiviso i dati con essa e che si aspettano di essere da essa protetta. Come azione immediata, FACEBOOK ha immediatamente chiuso L’ accesso a tutti i suoi servizi a Cambridge Analytica e Zuckerberg ha annunciato i seguenti provvedimenti:
    • Facebook verificherà tutte quelle app (anche di terze parti) che hanno avuto accesso ai dati degli utenti prima del cambiamento di policy avvenuto nel 2014. Tutte le app che rifiuteranno l’ audit saranno bannate.
    • impegno ad avvisare le persone i cui dati sono stati utilizzati in modo fraudolento
    • Facebook pianifica di limitare ulteriormente i dati a cui le app hanno sinora accesso e di rimuovere l’accesso ai dati alle app che uno user non abbia utilizzato negli ultimi tre mesi
    • Infine, Facebook aggiungerà un tool per permettere agli utenti di capire quali papà hanno accesso ai loro dati e per fornire una semplice modalità per revocare L’ accesso.

Questo episodio segnerà probabilmente non solo una significativa discontinuità nelle modalità con cui le imprese potranno avere accesso ai dati, ma aprirà un nuovo terreno di scontro sul tema della privacy e della sicurezza dei dati tra il mondo USA e l’ Europa. Mentre infatti nell’ Unione Europea sta per entrare in vigore un sistema di protezione  dei dati piuttosto rigoroso, il GDPR (Global Data Protection Regulation), a cui anche lo UK ha già  confermato l’ intenzione di conformarsi, negli Stati Uniti si stanno già alzando voci qualificate secondo cui “Queste nuove regole per la privacy dei dati avranno un impatto negativo sullo sviluppo e sull’utilizzo dell’ Intelligenza Artificiale In Europa, mettendo le imprese Europee in una condizione di svantaggio competitivo rispetto ai loro competitori in Nord America e in Asia”. Su questa base, ambienti qualificati come l’ITIF ( IT and Innovation Foundation ) sollecitano i policymakers Europei a riconoscere che “ se il GDPR non venisse emendato per ridurre il suo impatto (negativo) sull’AI, l’Europa sarebbe condannata a una posizione di second piano tra le emergenti “AI Economies”.(3)

 

 


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