“Il mondo sta affrontando una crisi dell’istruzione femminile”: con queste parole Malala Yousafzai, attivista e premio Nobel per la pace, durante il Global Education Summit tenutosi a Londra ha parlato in favore dei 130 milioni di bambine e ragazze che non vanno a scuola. “Il loro futuro è qualcosa per cui vale la pena lottare”, ha detto Yousafzai (come riporta Bbc), sottolineando l’importanza di investire risorse per favorire l’istruzione femminile nei Paesi in cui le ragazze hanno meno diritti “soltanto a causa del loro genere”.
Durante il summit, che ha visto la partecipazione di ministri e rappresentanti istituzionali di una trentina di nazioni, la Commissione Europea e gli Stati Ue hanno promesso di destinare 1,7 miliardi di euro all’iniziativa Global Partnership for Education (Gpe). Attiva da due decenni, Gpe punta a raccogliere almeno 5 miliardi di dollari per finanziare programmi di supporto all’istruzione in 90 nazioni e territori (dove risiede l’80% dei bambini non scolarizzati) per il periodo 2021-2025. Queste risorse potranno consentire di mandare a scuola 175 milioni di bambini e bambine, di portare insegnanti qualificati a 140 milioni di studenti e di ristrutturare la spesa del settore dell’istruzione generando 16 miliardi di dollari di risparmi.
Gli 1,7 miliardi di euro promessi dagli Stati Ue e dalla Commissione Europea rappresentano, a oggi, il maggior contributo all’iniziativa. L’Unione Europea aveva già annunciato un impegno di 700 milioni di euro a favore della scolarizzazione per il periodo 2021-2027. Ora, dopo un anno e mezzo di pandemia di covid, il problema del mancato accesso all’istruzione per decine di milioni di giovani si è esacerbato.
“L’istruzione è l’infrastruttura più basilare per lo sviluppo umano”, ha dichiarato durante il summit Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, riporta Ansa. “Lettura, scrittura, matematica, logica, abilità digitali, comprensione della nostra vita. Non importa in quale continente si vive. L’istruzione dovrebbe essere un diritto veramente universale. Ecco perché l’Unione europea investe nella cooperazione internazionale per l’istruzione più del resto del mondo messo insieme. E stiamo intensificando gli sforzi in questi tempi straordinari”.
Dominic Raab, Segretario di Stato per gli affari esteri e del Commonwealth, ha sottolineato “il potere dell’istruzione come forza che agisce per il bene” e l’attuale situazione di urgenza creata dal covid, che ha “fatto fare marcia indietro ai progressi più e più velocemente di quanto chiunque potesse immaginare. Sappiamo che 1,6 miliardi di bambini e di giovani sono stati fuori dalla scuola al culmine delle chiusure durante la pandemia. C’è il rischio reale che fino a 24 milioni di bambini non ritornino mai più a scuola. E certamente, fra cui non va a scuola, sono spesso le ragazze a tornare nel mondo dell’istruzione più lentamente, per una serie di ragioni. Non possiamo lasciare che questo accada”. Raab ha ricordato il lavoro portato avanti in Kenya dal governo, formando oltre 100mila insegnanti e distribuendo 60 milioni di testi per la scuola primaria e secondaria.
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