di Alessandro Osnaghi, Università di Pavia
È opinione condivisa tra gli addetti che il ritardo, nella digitalizzazione dei servizi, accumulato dal Paese, e in particolare dalle pubbliche amministrazioni, sia dovuto in gran parte alla inadeguatezza degli strumenti di governo dei progetti e che, allo stato delle cose, il Paese non è attrezzato dal punto di vista legislativo, organizzativo e tecnico, per far fronte alle sfide poste dall’evoluzione tecnologica.
Le considerazioni che seguono descrivono in estrema sintesi un modello organizzativo per governare le attività delle pubbliche amministrazioni nell’ambito dell’Agenda digitale.
L’Agenda digitale è un documento politico-programmatico che elenca le priorità delle cose da fare, senza tuttavia entrare nel merito delle modalità di realizzazione: è quindi necessario tradurre l’Agenda in un insieme di progetti organizzativi, informatici e gestionali capaci di produrre i risultati desiderati, specificando come fare le cose da fare.
Alcuni progetti dell’Agenda si potranno implementare coinvolgendo una sola amministrazione, per altri è necessario coinvolgere molte amministrazioni o anche, nel caso di quelle locali o territoriali, tutte le amministrazioni che hanno lo stesso ruolo istituzionale.
Il compito di tradurre l’Agenda digitale in progetti identificati richiede qualificate competenze amministrative, informatiche e giuridiche e, quando sono coinvolte più amministrazioni o tutte le amministrazioni territoriali della stessa natura, non può che essere attribuito a una struttura operativa permanente inquadrata nella Presidenza del Consiglio.
La struttura ha la responsabilità di identificare i progetti sistemici mediante gli studi di fattibilità e, con l’approvazione formale da parte del Governo degli studi, i progetti vengono istituzionalizzati mediante specifici interventi legislativi che abilitino il passaggio alla fase progettuale. Questo passaggio richiede la predisposizione dei capitolati di gara per la progettazione esecutiva, lo sviluppo e l’esercizio e richiede l’assegnazione della competenza e della responsabilità di implementare il progetto.
I progetti sistemici coinvolgono tipicamente almeno una amministrazione centrale e sembra logico e opportuno attribuire a questa la piena responsabilità del progetto e quindi il compito di produrre i capitolati, di gestire le gare e gli affidamenti, di coordinare le amministrazioni locali coinvolte e di identificare le modalità di esercizio.
Per la realizzazione dei progetti sistemici, dopo le fasi precedenti, si rendono necessarie numerose attività di supporto da parte di una struttura tecnica centrale che svolga i seguenti compiti:
- specificare gli standard industriali e gli standard applicativi che i progetti devono rispettare per assicurare la coerenza tecnologica tra progetti diversi;
- produrre e gestire le regole tecniche necessarie ad assicurare la conformità agli obblighi di legge;
- promuovere le realizzazione delle piattaforme tecnologiche infrastrutturali;
- supportare il legislatore nella formulazione delle norme che fanno riferimento alle applicazioni della tecnologia;
- promuovere la realizzazione delle infrastrutture materiale e immateriali necessarie per la realizzazione e l’esercizio dei progetti.
Questi compiti di natura tecnica potrebbero essere svolti dall’attuale Agid che assumerebbe quindi un ruolo chiaro e stabile non soggetto a fluttuazioni politiche e che andrebbe quindi liberata da molte delle non sempre chiare attribuzioni attuali.
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