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Inventare il futuro. Ne parlano Nick Srnicek e Alex Williams

Lo scorso febbraio è stato pubblicato anche in Italia il libro “Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro” di Alex Srnicek, scrittore e accademico canadese, e Alex Williams, docente in sociologia alla City University di Londra. Il libro,  già disponibile dal 2015 nella versione originale, affronta con slancio temi oggi di grande rilevanza per l’economia e la società contemporanea

Cosa serve oggi alla politica per essere veramente in grado di fronteggiare le sfide della contemporaneità? Di che cosa ha bisogno la Sinistra per competere con la crescente egemonia neo-liberale? Partendo da una critica dei modelli e degli approcci attuali della Sinistra in tutto il mondo, gli autori propongono un “progetto positivo” di Sinistra contemporanea, che deve “recuperare il concetto di modernità, costruire una forza politica contemporanea populista ed egemonica e mobilitarsi per un futuro libero dal lavoro salariato”. In altre parole, la sinsitra deve farsi nuovamente carico del concetto di Futuro, saperlo immaginare e affrontare con nuovi strumenti e nuovi modelli.

Questo è quanto propongono Srnicek e Williams nelle 300 pagine dell’edizione italiana pubblicata da NERO Editions. Pagine che però non mancano di affrontare e interrogarsi su come la politica – in questo caso una politica di sinistra – debba affrontare le sfide poste dalla tecnologia e, in particolare, dall’automazione di mansioni sempre più complesse permessa dal digitale e dalla robotica. Immaginare il futuro si trasforma quindi  nella necessità di affrontare il tema di quale sarà il futuro del lavoro e dei lavoratori in un mondo digitale. E pensare un nuovo modello di politica, di società e di economia che sia in grado di rispondere a ciò che si è immaginato.

La proposta dei due studiosi è qualla di cominciare a considerare la tecnologia come uno strumento di liberazione di individui e intere società dal lavoro e da una cultura “workaholic”.  Uno strumento che deve essere supportato e incentivato per favorire il superamento dell’attuale modello capitalista verso una nuova idea di futuro “liberato”. In altre parole, la tecnologia ha il potenziale non tanto di distruggere posti di lavoro, ma di liberare le persone dalle logiche del lavoro come unico mezzo di soppravvivenza.

Questa visione della tecnologia e questo immaginario di un futuro “positivo” senza lavoro richiede d’altra parte la capacità di immaginare anche un modello economico e sociale in grado di sostenere (in modo sostenibile, verrebbe da aggiungere) tale futuro. Per questo il libro affronta il tema – per altro non nuovo – del reddito universale e della necessità di ripensare i modelli culturali della società, basati in modo radicato sul ruolo e sul valore del lavoro.

Certo, la lettura non è scevra di dubbi e domande che spesso sorgono spontanee  – come ad esempio come rendere “sostenibile” anche la fase di transizione da un modello ad un altro – e alcuni spunti spesso sembrano eccessivamente “utopici“. D’altra parte la lettura del volume resta interessante soprattutto per un aspetto, che spesso sembra mancare dal dibattito e dalla società nel nostro Paese: criticare il presente è cosa sicuramente necessaria e imprescindibile, ma non bisogna dimenticare di “inventare” il Futuro!

 

Camilla Bellini
 @camilla_bellini