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Innovazione digitale, come impatta sull’industria ICT

Foto Elena VaciagoA cura di Elena Vaciago, Associate Research Manager, The Innovation Group

Il cambiamento tecnologico non accenna ad arrestarsi. Se il tasso di innovazione digitale proseguirà nei prossimi anni con l’attuale velocità, secondo alcuni tecno-visionari arriveremo presto ad avere macchine in grado di apprendere da sole (Machine Learning), e quindi di auto correggersi, dotate di un’intelligenza artificiale pari o anche superiore a quella umana. Nel contempo anche le potenzialità sensoriali e cognitive umane cresceranno moltissimo, grazie a tecnologie che offrono esperienza immersiva (come Realtà Virtuale e Realtà Aumentata), o livelli superiori di automazione tramite controllo vocale e audio/image/video recognition, ampia disponibilità di bot/assistenti virtuali/robot in grado di farsi carico di molteplici attività, onnipresenza di sensori, anche da installare nel corpo umano per monitorare i parametri vitali o gestirne i movimenti.

Stanno cambiando velocemente le tecnologie e sta nascendo anche un nuovo modo di concepire la tecnologia, di pensarne l’utilizzo. Analizzando le notizie riportate dalla stampa specializzata e le discussioni che spesso ritornano nel corso di grandi eventi e tavole rotonde, emergono con chiarezza alcuni macro trend che impattano da un lato l’industria IT nel suo complesso, ma dall’altro lato anche gli attori dell’IT aziendale (Chief Information Officer, IT manager e professionisti IT in genere), che hanno il compito di trasformare soluzioni innovative e nuovi paradigmi di consumo dell’ICT in opportunità concrete per il business.

Un elemento che caratterizza i nostri giorni è la predominanza del software in molteplici ambiti, non più limitato al mondo IT ma diffuso sempre più in qualsiasi settori di mercato si consideri, da quelli Media/TLC (già fortemente impattati in passato con l’avvento delle nuove modalità di fruizione e distribuzione di contenuti digitali che ne hanno trasformato radicalmente il business) al settore dei trasporti, retail, alberghiero, servizi. Non c’è ambito o attività che non possa un domani correre il rischio di essere “Uberizzato”, un neologismo che, secondo la Treccani, descrive “la rivoluzione tecnologica che sta sovvertendo il mondo del lavoro e delle professioni, robotizzando molte funzioni produttive. Spariscono o entrano in crisi i ruoli di intermediazione come l’autista o il postino”.

In aggiunta, il modello dello sviluppo di software open source si sposa molto bene con le esigenze di continua innovazione e rapido rinnovamento del software, come dimostra il grande successo dei progetti open source (su GitHub, il più grande servizio di hosting di sviluppi software, sono registrati ad aprile 2016 14 milioni di utenti per un complesso di 35 milioni di repositories software), un elemento che rappresenta oggi da un lato un grande driver di trasformazione digitale, dall’altro lato una sfida costante ai modelli di business consolidati.
Come impatta tutto questo sull’industria ICT? I clienti, le aziende utenti finali della tecnologia, stanno pianificando trasformazioni profonde del proprio business per sfruttare opportunità Disruptive che non si sono mai presentate prima. Le imprese del mondo IT devono essere in grado di migliorare nel modo di offrire i propri servizi/prodotti, in particolar modo devono accompagnare la domanda dei clienti con modelli di offerta più flessibili (basati sul consumo effettivo dei servizi IT, secondo quanto detta il modello cloud) e adottando rapidamente nuovi proposizioni come quelle della mobility, big data analytics, IoT.

Tra le conseguenze della predominanza del software, abbiamo assistito negli ultimi anni all’affermarsi di alcuni “Technology Giants”, società come Google, Facebook, Apple, Amazon, che facendo leva su una capacità unica di innovazione continua, molto spinta in avanti rispetto ai competitor, hanno raggiunto livelli di dominio assoluto nella nuova Era Digitale, potenzialmente in grado di rompere qualsiasi paradigma rispetto al passato. Apple quest’anno si è scontrata direttamente con l’FBI americano in tema di difesa della privacy dei propri clienti. Google è arrivata a possedere quantità di informazioni talmente elevate su ogni persona collegata a Internet nel mondo da poter rappresentare potenzialmente il primo esempio di “Grande Fratello” globale, in grado di predire i movimenti e i comportamenti di chi utilizza le sue piattaforme di “raccolta dati”. Facebook in 12 anni di attività ha raggiunto 1,6 miliardi di utenti nel mondo, che in media spendono 20 minuti di tempo ogni giorno sul Social Network. Le sue App da sole rappresentano il 30% del consumo Mobile Internet negli USA.

L’accentramento di capacità innovativa, conoscenza, informazioni sugli utenti, Big Data Analytics e grandi data center nelle mani di pochi player spaventa molto, ma al momento non ci sono segnali che questa concentrazione stia riducendo la capacità di innovazione o stia impedendo l’ingresso di nuove start-up high tech nel settore (anche se in alcuni segmenti di mercato il trend verso la concentrazione è una realtà: basti pensare ai servizi di cloud infrastrutturale, dove 4 operatori – Amazon AWS, Microsoft, IBM, Google – sono arrivati a una posizione dominante nel mercato).

L’innovazione Digital non si arresta e di fatto proseguirà ancora per molti anni la sua fase espansiva, puntando a crescere in nuovi campi grazie al continuo affermarsi di nuove imprese o nuove idee innovative. Chi opera in questo mercato ha oggi la possibilità di accedere a mercati globali con costi contenuti, con uno sviluppo rapido di prototipi: un esempio sono le App mobili, potenzialmente in grado di raggiungere grandi numeri di utilizzatori in poco tempo. Il numero di Unicorni, aziende private la cui capitalizzazione di Borsa, una volta quotate, potrebbe superare il miliardo di dollari, molto probabilmente aumenterà nei prossimi anni, con il continuo arrivo sul mercato di nuove famiglie di prodotti, servizi, piattaforme digitali.

Il tasso elevato di innovazione sta spingendo molti C-level Executive a studiare come la tecnologia – dalle nuove piattaforme analitiche alle soluzioni che mettono al riparo l’azienda da rischi di sicurezza e compliance – può aiutare a recuperare competitività e a far crescere il business, o a ripensare in modo più creativo la gestione e la struttura dei costi. In un prossimo futuro, il ruolo dell’IT aziendale sarà molto più orientato all’innovazione, alla comprensione di come il processo in corso di convergenza tra mobility, big data, cloud, piattaforme online e collaborazione e IoT possono determinare cambiamenti profondi per il business.

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