Con investimenti intangibili probabilità di crescita superiore all’80%
Il 1°Rapporto Innovazione Italia 2021 di Assoconsult, realizzato insieme al Centro Studi Confindustria con il prezioso contributo di ISTAT, su oltre 212mila imprese italiane con almeno 10 addetti, prova a comprendere e quantificare l’impatto che l’innovazione ha avuto ed ha sulle performance aziendali. In questo delicato frangente storico, in cui convergono trasformazioni tecnologiche e la grande occasione di rilancio per il Paese rappresentata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è di vitale importanza fornire una fotografia aggiornata e obiettiva del grado di innovazione del sistema produttivo italiano per supportare con l’evidenza dei fatti le decisioni delle imprese e della politica.
La crisi economica che ci ha colpiti nell’ultimo biennio è solo la più recente di numerose sfide che le aziende italiane si sono trovate ad affrontare negli ultimi 15 anni. Ciò ha anche portato molte imprese a intraprendere importanti programmi di innovazione e trasformazione che ne hanno aumentato notevolmente la resilienza e la competitività. In tutta Europa esiste però un problema di scarsa penetrazione delle tecnologie digitali, ma l’Italia ha recuperato il suo divario con la media europea. Il Rapporto Assoconsult mostra innanzitutto come il sistema produttivo italiano si caratterizzi per una buona propensione ad investire in innovazione. Poco più della metà delle imprese italiane (53%) sono innovatrici, con un’intensità molto elevata nell’utilizzo della leva degli investimenti in macchinari e attrezzature, ossia in capitale tangibile. Di contro vi è un ricorso più limitato alle diverse tipologie di asset intangibili, e in particolare degli investimenti in ricerca e sviluppo, nei software e nelle licenze per l’analisi dei dati, nel rinnovamento delle competenze dei lavoratori. A fronte dell’elevata propensione all’investimento, le strategie innovative risultano generalmente a bassa o medio-bassa complessità, ossia attivano contemporaneamente poche leve d’investimento in capitale tangibile e intangibile.
“Chi ha avviato progetti d’investimento spesso lo ha fatto con uno sguardo rivolto al digitale avanzato e all’ambiente. Il Rapporto – ha sottolineato il Vicepresidente con delega all’Innovazione Alberto Antonietti – mostra come, rispetto a chi abbia innovato, il fatturato è cresciuto del 16%, mentre per chi non ha previsto iniziative dedicate all’innovazione il fatturato è cresciuto solo del 10%.
La grande maggioranza delle nostre imprese, però investe in innovazione in maniera molto tradizionale, concentrandosi per esempio sugli asset tangibili come le linee produttive e con molta meno attenzione a upskilling e reskilling del personale, oltre che a piattaforme software, gestione degli investimenti e ricerca.
Complessivamente il Rapporto evidenzia come il sistema produttivo italiano necessita di un cambio di passo nel disegnare percorsi evolutivi più articolati, che sappiano affiancare al tradizionale canale di investimento in beni tangibili una maggiore valorizzazione di quelli intangibili. Sempre Antonietti: “Non basta innovare. Conta anche come si innova. La soluzione sarebbe favorire politiche che mirino ad ampliare la platea di aziende che investono in modo integrato, puntando certamente sulla consulenza così come sulla cultura dell’innovazione. Lo sforzo non può che nascere da una maggiore consapevolezza da parte del sistema produttivo dell’importanza di puntare sulla formazione continua della propria forza lavoro e sull’inserimento di nuove figure professionali qualificate, sia tecniche sia manageriali. Ciò sarò possibile anche grazie al PNRR, opportunità irripetibile di trasformazione del sistema Paese”.
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1 ° Rapporto Innovazione Italia 2021 ASSOCONSULT
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