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Infrastrutture digitali per la PA, qual è la direzione?

N. Novembre 2020
        

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

 

L’emergenza Covid19 ha portato le Pubbliche Amministrazioni italiane a confrontarsi con l’urgenza di digitalizzare le attività, eliminando i blocchi che avevano ritardato questa evoluzione in passato. Il lockdown ha fatto emergere in maniera ancora più evidente le criticità strutturali del Paese, mettendo in crisi le infrastrutture IT di alcuni enti del settore pubblico. Abbiamo avuto varie esperienze negative, come negli ultimi giorni per il blocco del portale buonomobilita.it del Ministero dell’ambiente per erogare il bonus biciclette. Un evento che ha ricordato il caos di aprile con le richieste del bonus sul sito INPS, andato in tilt per un eccesso di domanda.

La situazione sta mettendo in luce la necessità di accelerare la trasformazione in chiave digitale, sempre più richiesta – da cittadini e imprese – a chi eroga servizi pubblici. La ripresa dovrà essere il momento per creare infrastrutture resilienti che siano alla base di un più ampio percorso di innovazione e digitalizzazione dell’intero Paese.

Come modernizzare le infrastrutture e aggiornare le competenze per erogare servizi digitali pubblici efficienti, con un occhio alla razionalizzazione delle risorse e a una più ampia semplificazione dei rapporti con i cittadini? Come accelerare nei percorsi di digitalizzazione, abilitando lavoro agile ed efficienza operativa, adottando un modello operativo per il cloud comprensivo di automazione, governo e analisi, sia per contenere i costi, sia per elevare le prestazioni ed incrementare la resilienza operativa?

Il tanto auspicato passaggio al cloud della PA promette maggiore agilità delle infrastrutture, integrazioni con intelligenza artificiale, interoperabilità e controllo sui dati, efficientamento e sicurezza. L’utilizzo di tutte queste tecnologie – integrate tra loro – dovrebbe permette alle istituzioni di effettuare un salto in avanti nell’erogazione di servizi qualitativamente superiori.

Questi temi sono stati al centro dei lavori del Digital Italy Summit 2020, principale evento italiano sui temi dell’innovazione a livello Paese, in particolare nella Sessione “Agenda Digitale, Infrastrutture e piattaforme pubbliche: a che punto siamo con l’Execution?“ del 21 ottobre 2020.  L’incontro è stato l’occasione per fare il punto sull’avanzamento del nuovo piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione (2020-2022) pubblicato lo scorso agosto da Agid. Come ha detto Francesco Paorici, Direttore Generale di Agid intervenendo al Digital Italy Summit 2020: “Quest’anno abbiamo disegnato il Piano Triennale Agid con maggiore attenzione all’Execution. Abbiamo previsto indicazioni operative e concrete su asset strategici, come servizi, dati, piattaforme, infrastrutture, interoperabilità e sicurezza. Il coinvolgimento attivo delle PA e dei territori. Un approccio orientato alla misurazione dei risultati, in cooperazione con le PA, con indicatori di risultato per obiettivi strategici e un monitoraggio continuo”.

Sistemi e servizi affidabili richiedono infrastrutture funzionanti e sicure. Per questo, gli ambiti di intervento del Piano Triennale sono:

  • Dal punto di vista della sicurezza informatica, aumentare la consapevolezza del rischio cyber nella PA e il livello di sicurezza informatica dei servizi digitali;
  • Dal punto di vista dei Dati, puntare a condivisione e riutilizzo di dati aperti tra le PA e da cittadini e imprese, oltre che aumentare la qualità dei dati e le politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico;
  • Per servizi e inclusività: migliorare la qualità, l’esperienza d’uso e l’accessibilità dei servizi pubblici digitali.

Un tema critico come noto è quello delle Infrastrutture utilizzate dalle PA. La recente rilevazione di Agid (il Censimento del Patrimonio ICT della PA) ha evidenziato come molte infrastrutture risultino prive dei requisiti di sicurezza e di affidabilità necessari e siano carenti sotto il profilo strutturale e organizzativo. Dei 1.252 data center coinvolti nel censimento, in base ai parametri di classificazione, solo 35 risultano idonei ad essere utilizzati come Polo Strategico Nazionale (PSN), (e di questi, solo 27 classificati nel gruppo A, ovvero con carenze strutturali o organizzative considerate minori) mentre ben 1.190 dovrebbero essere dismessi quanto prima.

Fonte: Censimento ICT della PA, Agid, 2019

Dove con Polo Strategico Nazionale delle Infrastrutture Digitali (PSN) si intende l’insieme delle infrastrutture digitali localizzate all’interno del territorio nazionale, ad alta disponibilità, che potrebbero garantire alle PA elevati livelli di sicurezza, affidabilità ed efficienza energetica.

Ci stiamo avvicinando quindi a definire i requisiti del futuro “Cloud della PA”? Anche di recente il Ministro Paola Pisano avrebbe fatto riferimento per questo progetto a un’infrastruttura ad elevato livello di sicurezza (con uno o più poli) su cui convogliare i dati che i CED delle amministrazioni locali, e anche di alcune centrali con livelli non sufficienti di sicurezza, ricorrendo a partnership pubblico-privato sul modello di quelle adottate in UK. “Occorre un cloud per i dati della Pubblica amministrazione che non comprometta le autonomie delle sue varie componenti. Questa operazione dovrà avvalersi di fondi, parte dei quali per permettere a singole amministrazioni di rendere digitali i propri servizi” ha detto il Ministro Pisano, sottolineando anche l’impegno del Governo a promuovere un protocollo cloud UE, come quello del progetto Gaia-X, sempre per il recupero della sovranità sui dati (nel frattempo, chi già si propone per Gaia-X sono molte grandi organizzazioni del settore privato, come Leonardo, Enel, Aruba, Retelit, Confindustria digitale, Cy4Gate).

Sul percorso di razionalizzazione e maturazione a livello di infrastrutture digitali per le PA, valgono alcune best practice, tra tutte il ruolo di Sogei. “La nostra Execution parte da un forte ingaggio dei dipendenti verso i clienti, piattaforme abilitanti e un’infrastruttura centrale. Ci consideriamo una società aperta, orientata a creatività e contaminazione – ha detto Andrea Quacivi, AD di Sogei, intervenendo al Digital Italy Summit 2020. La tecnologia non è l’unico fattore abilitante, bisogna investire anche sulla cultura dei dipendenti, su digital skill e sulla capacità manageriale. L’obiettivo deve essere quello di realizzare piattaforme e prodotti a servizio del Paese”.

Insomma, emerge da tutti i contributi una nuova direzione verso la concretezza e la governance efficace, un tentativo di arrivare finalmente a reali risultati comuni, in un percorso di trasformazione graduale e consapevole delle infrastrutture IT nella PA italiana.

 

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