A cura di Ezio Viola, Managing Director, The Innovation Group
Sabato 15 ottobre è stata varata, dal Consiglio dei Ministri, la Legge di Bilancio che riguarda anche i provvedimenti contenuti nel Piano Nazionale Industria 4.0 (vedi allegato 1 ): questo, presentato il 21 settembre scorso dal presidente del Consiglio e dal Ministro Calenda, ha l’obiettivo di favorire la digitalizzazione delle filiere industriali del nostro Paese. Il piano prevede investimenti pubblici per 13 miliardi di euro nel periodo 2017-2020, di mobilitare 24 Miliardi dai privati (di cui 10 miliardi aggiuntivi già nel 2017 ), oltre a 11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione nel triennio e 2,6 miliardi di euro per gli investimenti privati in early stage.
La condivisione da parte del mondo delle imprese è stata positiva, ma si dovrà aspettare l’execution operativo del piano e i decreti attuativi sui diversi fronti previsti. Tra i punti principali c’è l’incentivo fiscale ad investimenti in tecnologie nel perimetro di Industria 4.0 nelle due forme del super ammortamento del 140%, che viene esteso nei tempi, e dell’iper-ammortamento al 250% per investimenti digitali.
Gli incentivi fiscali sono orizzontali, non a bando, con neutralità tecnologica e non verticali o settoriali, ma indirizzati a stimolare i fattori abilitanti della trasformazione digitale dell’industria.
Il piano prevede anche un credito di imposta automatico, dal 25 al 50% prestiti garantiti dal Fondo Centrale di Garanzia per 25 Miliardi e la creazione di competence center come punto di riferimento per il trasferimento tecnologico alle imprese, in particolare PMI.
Quanto già previsto del Piano nella Legge di Bilancio, che dovrà essere approvata, è un segno incoraggiante e concreto del fatto che il nostro Paese vuole impegnarsi e far recuperare competitività al nostro sistema manifatturiero.
Positiva inoltre è la lista dei beni e delle tecnologie a cui si applicano gli ammortamenti accelerati. La lista è abbastanza ampia e diversificata (vedi allegato 2) e include sia beni funzionali alla trasformazione tecnologica e/o digitale delle imprese in chiave Industria 4.0 sia beni immateriali (software e sviluppo/system integration) connessi a investimenti in beni materiali Industria 4.0 che prima non erano chiaramente definiti.
Occorre però evidenziare che per gli investimenti in software e system integration sembra essere previsto “solo” il super ammortamento del 140% e non l’iper-ammortamento del 250%
Tuttavia la principale nota dolente è che il Piano non sembra includere i provvedimenti che favoriscano la possibilità di “investire”, da parte delle imprese, in servizi e tecnologia 4.0, quali il CLOUD (per il quale, evidentemente, non si applicano incentivi basati su ammortamenti, essendo il CLOUD un costo operativo ricorrente). Un Piano Industria 4.0, che non prevede di incentivare l’utilizzo del CLOUD COMPUTING nelle sue varie forme e che ormai è offerto in modo esteso dall’industria ICT, è un forte limite non solo per l’offerta ma anche per la domanda, in particolare delle PMI. Il Cloud Computing sembra non essere ancora decisamente entrato nelle politiche e nei modelli di pro-curement dei decisori pubblici: infatti criticità legate all’acquisto di servizi in cloud, sono presenti anche nel Nuovo Codice per gli appalti pubblici.
L’introduzione di super e iper-ammortamento per gli investimenti in tecnologie facenti parte del perimetro Industria 4.0 deve comunque essere interpretata come un passaggio importante anche per le imprese. Non si tratta solo di incentivare lo svecchiamento dei sistemi produttivi attuali ma di aprire qualcosa di nuovo in particolare per le PMI.
Le peculiarità della manifattura digitale 4.0 sono legate alla possibilità di connettere e integrare sistemi produttivi, clienti e imprese: ciò non va a discapito, ma può potenziare ulteriormente i vantaggi competitivi delle PMI italiane, tramite la flessibilità e la personalizzazione dei prodotti e servizi; l’utilizzo di IoT e Big Data permette di integrare prodotti con servizi innovando la relazione con i clienti.
Inoltre, le tecnologie 4.0 potranno spingere le PMI a maggiore standard di qualità e a fare rete con le grandi aziende industriali loro clienti. Per agevolare l’accesso alle nuove tecnologie, oltre all’incentivo fiscale, si deve prevedere anche una finanza innovativa per la nuova manifattura digitale, già in parte prevista anche nel piano del governo.
Un elemento strategico del piano sarà l’avvio e il funzionamento dei competence center (sono previsti 100Milioni di fondi pubblici e 100Milioni di fondi privati), che dovrebbero essere costruiti intorno alle sette università che fanno parte della cabina di regia prevista nel piano. Importante sarà quindi chiarire il modello di funzionamento dei competence center, attraverso la definizione delle specializzazioni assegnate a ciascuno di loro, in modo tale che non ci siano sovrapposizioni e duplicazioni e che ognuno possa diventare un punto di riferimento nazionale per le imprese.
Le specializzazioni dovranno essere costruite intorno a domini tecnologici, tenendo conto delle caratteristiche dei territori e delle loro potenzialità nel coinvolgere le imprese stesse.
Il piano, prevede anche una Governance basata su una cabina di regia a livello governativo che insieme ai ministeri, le università e centri di ricerca, vede la presenza delle associazioni di categoria e dei sindacati. Ciò è da interpretare come il segno della consapevolezza che il sistema industriale italiano è, in molti settori, ancora “semi-industriale”, in quanto basata su PMI e una limitata presenza e peso dei grandi player nei processi produttivi. L’unica via per guidare il nostro Paese verso l’Industria 4.0, può essere quello di orientare, in modo neutrale, una Governance pubblico-privato che, per come sarà impostata e per come dovrà lavorare, dovrà dimostrare la sua efficacia.
Il piano, comunque, fa si che si possa tornare a parlare nel nostro paese di piani industriali e incentivi ad investire in tecnologie strategiche, senza anteporre pregiudizialmente gli inevitabili impatti occupazionali.
Il Piano vuole dare priorità alla produttività e alla competitività del sistema industriale italiano, poiché l’innovazione è una strada segnata che si può e si deve guidare: ciò che non si può e non si deve fare è restare immobili.
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