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Il digitale permea la produzione in Luxottica

 

Questo mese abbiamo fatto colazione con: Giorgio Striano, Chief Operating Officer di Luxottica

Giorgio-Striano

Non è certamente un periodo facile quello che sta attraversando il mondo della produzione industriale. Ancora condizionato da alcuni effetti di lungo termine collegabili alla pandemia, il settore si trova ad affrontare anche le difficoltà legate agli shortage e agli aumenti di costo delle materie prime, le complessità di pianificazione delle supply chain e anche gli effetti legati al conflitto russo-ucraino.

L’apporto delle tecnologie digitali ai processi di produzione tende a farsi sentire con maggior forza in periodi come questo, nel quale elementi congiunturali si assommano a evoluzioni collegate alle necessità di ricavare efficienza dai processi, raccogliere e interpretare i dati forniti dalle macchine e dai software, automatizzare attività in modo intelligente e fornire un apporto alle strategie aziendali in materia di sostenibilità aziendale.

Luxottica non è solo uno dei brand italiani più noti e diffusi nel mondo, ma è anche una realtà all’avanguardia nell’evoluzione dei processi produttivi. Per analizzarne lo stato dell’arte e gli sviluppi in corso, abbiamo fatto colazione con Giorgio Striano, Chief Operating Officer di una realtà globale di punta nel design, produzione e distribuzione di occhiali da sole e da vista.

In quale modo oggi la tecnologia digitale vi aiuta a ottimizzare i processi di produzione e quali strumenti utilizzate per razionalizzare e visualizzare i dati più funzionali ai vostri processi decisionali?

Siamo un’azienda verticalmente integrata e questo ci porta a gestire internamente tutti i processi industriali end-to-end, dal concept di un prodotto fino ai servizi post-vendita. La tecnologia funge da spina dorsale nella nostra organizzazione e il digitale è presente in tutti gli anelli della catena. In fase iniziale, ad esempio, la progettazione viene realizzata con l’ausilio di software grafico 3D e questo ci consente di velocizzare la successiva fase di fabbricazione. L’utilizzo delle stampanti 3D, inoltre, agevola il processo di prototipazione, che porta poi alle attività di ingegnerizzazione, progettazione e industrializzazione, anch’esse fortemente digitalizzate. Il nostro settore, con un time to market molto veloce che segue le collezioni moda, trova nel digitale un importante alleato anche in fase di vendita, dove possiamo iniziare a vendere anche i prodotti che di fatto non sono ancora entrati in produzione, proprio grazie a strumenti innovativi presenti nei nostri showroom. Si tratta di tool che propongono ambienti immersivi nei quali viene presentato il modello digitalizzato degli occhiali, soprattutto di fascia alta, utilizzando rendering tridimensionali con colori e finiture identiche a quelle del prodotto fisico.

Quest’ultimo passaggio ha effetti diretti sull’ottimizzazione della produzione?

Si tratta di un elemento di grande importanza, perché occorre tener presente che ogni anno produciamo circa duemila nuovi modelli, differenziati poi per taglia e colori, per un totale di oltre 15mila SKU (Stock Keeping Unit). Tenendo conto che noi lavoriamo in una condizione di make to stock, dobbiamo disporre dei materiali in magazzino contando su previsioni di futura vendita per regione, città e negozio per ogni singolo occhiale.  Poter raccogliere ordini reali su prodotti presentati in modalità digitale, e quindi non ancora fisicamente disponibili, è molto importante; questo consente di iniziare ad alimentare i modelli previsionali di vendita con dati reali e non solo tramite algoritmi statistici. Questo è di grande aiuto per i modelli della fascia lusso che si solito hanno un ciclo di vita molto breve e quindi maggior rischio di obsolescenza.

Quali particolarità tecnologiche caratterizzano le fasi di produzione e consegna?

Innanzitutto, c’è un preventivo aspetto di industrializzazione, dove realizziamo internamente le varie componenti dei modelli. In produzione, poi, con il sistema Mes (Manufacturing Execution System) che abbiamo messo a punto, possiamo controllare in tempo reale il livello di funzionamento delle macchine, gli scarti di prodotto o le attività di avanzamento del semilavorato. Su alcuni tipi di modelli, inoltre, inseriamo certificazioni di originalità tramite chip RFID che consentono anche di tracciare il prodotto nei suoi spostamenti tra i vari magazzini fino alla spedizione al cliente, permettendo di avere una tracciabilità completa della singola unità, verificarne l’autenticità e combattere efficacemente il mercato parallelo.

Dove utilizzate soprattutto l’Industrial IoT e quali sono le frontiere di applicazione più avanzate?

Siamo un’azienda altamente automatizzata, ma abbiamo anche notevoli dimensioni e non è sempre facile reperire sul mercato tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Abbiamo sviluppato al nostro interno un reparto dedicato alla progettazione, prototipazione e costruzione di sistemi di automazione funzionali al miglioramento dei processi e prodotti. L’automazione è utile per l’aumento di produttività ma anche per la riduzione del tempo di attraverso ed il miglioramento della qualità. Ad esempio con strumenti avanzati di visione è possibile individuare le possibili difettosità degli occhiali, cercando di replicare l’abilità “umana” a riconoscere possibilità difetti e con algoritmi di intelligenza artificiale è possibile risalire all’origine dei problemi e quindi ridurre gli scarti di prodotto.

Qual è il vostro rapporto con il dipartimento It?

Certamente non è più il tempo delle barriere e noi abbiamo stabilito un rapporto di collaborazione interfunzionale. Come abbiamo già detto, sviluppiamo molto al nostro interno e questo comprende anche, per esempio, strumenti di diagnostica che vengono utilizzati dagli ottici. La componente che si interfaccia con medici e pazienti è stata da noi progettata per creare una sorta di network fra tutti gli strumenti presenti in un negozio e poi dialogare, via cloud, con il database centrale. In casi come questi, chi si occupa degli applicativi lavora di concerto con chi produce gli strumenti. Allo stesso modo, c’è un team It per le fabbriche che dialoga stretto contatto con le persone deputate alla gestione operativa.

 

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