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Il digitale corre sulla Milano Serravalle

 

Marco Colloredo

Nel complesso del sistema autostradale italiano, 187 km di tratta possono sembrare pochi. Questa è la lunghezza totale gestita dalla società Milano Serravalle – Milano Tangenziali. Come, tuttavia, suggerito dal nome, rientrano sotto la responsabilità della concessionaria non solo il tratto della A7 che parte dal capoluogo lombardo e arriva a Serravalle Scrivia, ma soprattutto le tre tangenziali di Milano, dove si stima che mediamente ogni giorno transitino circa 160mila veicoli.

Le principali incombenze di una concessionaria spaziano dal monitoraggio costante di tutti i percorsi viari alla gestione degli interventi di manutenzione, da un’attenzione agli automobilisti che non può che passare dalla miglior gestione possibile dei flussi di traffico alla qualità del lavoro di chi opera sul campo. Di fatto, in tutti questi processi, oggi, c’è un significativo contributo della tecnologia, nel contesto di un cambiamento culturale più complessivo che negli ultimi anni sta orientando le scelte in direzione del miglioramento tanto dei servizi all’utenza quanto dell’ambiente operativo dei dipendenti. Dell’apporto che l’innovazione digitale sta offrendo al percorso evolutivo di Milano Serravalle, abbiamo parlato con il chief operating officer Marco Colloredo.

Quali sono le aree dove il contributo della tecnologia si è già consolidata e dove, invece, si notano i più significativi cambiamenti in atto in questo periodo?

Lo scenario complessivo è certamente in evoluzione, ma certamente possiamo considerare più mature attività come la gestione dei pedaggi e quanto direttamente collegato alla strada, ivi compresa la rilevazione della velocità dei veicoli. La tecnologia sta supportando un percorso di semplificazione dei processi aziendali e delle attività operative. Uno degli obiettivi fondamentali del processo di digitalizzazione di Milano Serravalle riguarda la possibilità di integrare le informazioni sulla viabilità con quelle che hanno a che fare con l’asset management stradale, in modo tale da ottenere analisi preventive sull’impatto degli interventi da effettuare e potendo quindi programmarle in momenti a minor impatto. In futuro, vorremmo riuscire a produrre anche analisi di tipo predittivo.

Quali sfide stanno connotando il vostro percorso di innovazione?

Ci siamo inizialmente concentrati su sistemi che rilevano dati in maniera statica da apparecchiature come radar, fibra ottica o sensori. Ma occorreva prendere in considerazione anche la componente dinamica rappresentata dalle squadre di intervento sulla viabilità, che si trattasse di persone impegnate nella manutenzione vera e propria oppure dedicate al monitoraggio. Per questo. le evoluzioni più recenti sono andate in direzione della possibilità di digitalizzare queste attività, in modo tale che le persone siano in grado di fornire ulteriori dati da convogliare all’interno dell’ecosistema principale. In precedenza, tutto avveniva attraverso documenti cartacei o comunicazioni via radio registrate, mentre la nostra idea evolutiva era di eliminare completamente la carta e trasformare tutto in un sistema digitalizzato che potesse permettere anche una gestione più omogenea dei dati e una loro catalogazione univoca. Abbiamo così proceduto alla catalogazione di tutte le tipologie di interventi, poi inserendole all’interno di un database che i tecnici possono consultare per descrivere in modo standardizzato ogni lavoro svolto, le ragioni che lo hanno reso necessario e lo stato di avanzamento. Oltre ad aver sostituito processi cartacei con omologhi digitali, abbiamo potuto integrare le informazioni all’interno del sistema di gestione del traffico e anche dell’applicazione che si occupa di definire turni e programmazione del lavoro degli operatori.

Come siete organizzati nell’ideazione e successiva implementazione dei vostri progetti di innovazione?

La struttura delle operations che presiedo coordina l’attività di diverse direzioni come quella tecnica, di esercizio e anche l’innovazione. Non abbiamo la figura del Cio, ma un direttore che presiede l’information technology strettamente collegata agli impianti. Il modello che si pone alla base della gestione dei dati descritta in precedenza è stato creato da me e condiviso con le mie persone e con quelle direttamente coinvolte dal punto di vista operativo. Per fortuna, esiste anche un’ampia delega sulle impostazioni, sulle scelte e sulla definizione degli obiettivi, mentre il management condivide con noi i macro-obiettivi, che possono riguardare il raggiungimento dell’efficienza o il processo di digitalizzazione.

Quali sono gli sviluppi sui quali ora state lavorando?

Stiamo concentrando l’attenzione sui sistemi di rilevazione del traffico, con l’implementazione di sistemi a videocamera per la rilevazione delle targhe, utili per determinare così i flussi effettivi di traffico in termini di numero di veicoli, tipologie, velocità media e così via. In parallelo, abbiamo avviato un progetto sperimentale per la rilevazione del numero di veicoli e delle velocità basata sulle vibrazioni della fibra ottica posizionata sulla strada. Il processo di digitalizzazione segue di pari passo questi sviluppi.

 

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