Sono circa 370 le neoimprese attive nel campo della tecnologia “verde”, concentrate soprattutto in Lombardia. Una ricerca di B-PlanNow.
Il greentech, cioè l’insieme delle tecnologie hardware, dei software e dei servizi digitali a supporto di obiettivi di sostenibilità ed efficientamento energetico, è un mercato in forte crescita. Secondo le stime di Allied Market Research, il giro d’affari mondiale valeva 10,3 miliardi di dollari nel 2020 e arriverà a quasi 75 miliardi (74,64 miliardi di dollari) nel 2030.
L’informatica “verde” ha cominciato a svilupparsi sulla base dell’Internet of Things, grazie a sensori e altri sistemi di raccolta dati che permettono il monitoraggio dei consumi o dei parametri ambientali. Oggi però questo mondo, oltre all’IoT, include anche soluzioni di cloud computing, analytics e intelligenza artificiale (per esempio per la previsione e ottimizzazione dei consumi energetici), videosorveglianza, digital twin, automazione degli edifici, piattaforme di gestione e conversione dell’energia, gestione dei rifiuti e riciclo, purificazione dell’acqua e altro ancora.
Il mercato è occupato da alcuni grandi player dell’Ict, come Ibm, Oracle e Microsoft, ma spesso le idee più innovative arrivano da chi è piccolo, giovane e avventuroso. Ovvero dalle startup. Qual è lo scenario italiano? Secondo un nuovo studio di B-PlanNow (acceleratore di startup controllato da Harman Consulting e membro di Italian Tech Alliance), in Italia le startup che sviluppano tecnologie verdi sono circa 370, ovvero il 3% delle neoimprese.
Una quota piccola ma in crescita, perché il numero conteggiato quest’anno è superiore del 42% rispetto a quello del 2022. C’è fermento perché il greentech ha un ruolo essenziale per raggiungere obiettivi di transizione ecologica (obiettivi definiti a livello politico e istituzionale, ma sempre più presenti anche tra i piani Esg delle aziende) e perché le risorse a sostegno sono in crescita. Ma con qualche potenzialità ancora non sfruttata.
Sottolinea B-PlanNow che in Italia gli investimenti in sostenibilità negli ultimi anni ammontano a circa 700 milioni di euro, concentrati soprattutto in ambito agritech (29% del totale), energie rinnovabili e affini (23%) e mobilità sostenibile (15%). Si tratta per l’87% di investimenti finanziati da fonti nazionali, e la restante, piccola quota di capitale straniero (nel calcolo pro capite per startup) pone l’Italia al penultimo posto in Europa, dietro la Grecia. All’estremo opposto ci sono Francia e Germania, rispettivamente con il 40% e il 30% di quota di capitale estero pro capite.
Ricevi gli articoli degli analisti di The Innovation Group e resta aggiornato sui temi del mercato digitale in Italia!