30.03.2023

Google Glass addio, fine di una scommessa (perdente e vincente)

Il Caffè Digitale

 

La società del gruppo Alphabet interrompe definitivamente la produzione e lo sviluppo degli occhiali di realtà aumentata. Ma lasciano un’eredità pesante.

L’avventura dei Google Glass è arrivata al capolinea. Gli occhiali di realtà aumentata nati a Mountain View non saranno più sviluppati né prodotti: così ha deciso l’azienda alla luce dell’insuccesso commerciale di una tecnologia che, d’altra parte, ha aperto la strada per molte evoluzioni successive. Dopo il lancio del primo prototipo, nel 2013, i “Glass” sembravano destinati a diventare nel giro di qualche anno un oggetto hi-tech che ci avrebbe accompagnati nella vita quotidiana in numerose attività, sovrapponendo immagini digitali alla realtà che vediamo: dalla navigazione Gps alle esperienze di shopping nei negozi, dalle comunicazioni alla fruizione di contenuti multimediali o social media, dall’autenticazione biometrica all’editing fotografico. Da quasi subito Google si era affidata all’opera creativa degli sviluppatori, incaricati di alimentare l’ecosistema di app fruibili, e aveva attivato una collaborazione con Luxottica per declinare la tecnologia su montature appetibili anche ai più modaioli.

L’hype, come si suol dire, al debutto dei Glass era notevole, alimentato da valanghe di articoli e recensioni della stampa di settore. Tuttavia, di fronte ai dati di vendita di questi oggetti avanguardistici e costosi, gradualmente si è capito che non sarebbero diventati un bene di massa, che non avrebbero sostituito per l’utente comune l’app Skype o di Google Maps installata su telefono. L’azienda ha allora ricalibrato le proprie ambizioni puntando sulle applicazioni verticali per ambiti come la logistica, il lavoro di magazzino, l’odontoiatria e la chirurgia. Tra aggiornamenti sempre meno frequenti e investimenti ridotti, nel 2015 il programma sperimentale Glass Explorer aveva chiuso i battenti. Dopo due anni di silenzio Google aveva rilanciato il progetto con una Enterprise Edition dei visori e un nuovo programma di affiliazione con software house di realtà aumentata per settori verticali. Risale al 2020 L’ultimo sostanzioso aggiornamento, i Glass Enterprise Edition 2, potenziati nella caratteristiche tecniche (processore, fotocamera, display), ancor più belli e leggeri e venduti solo tramite provider autorizzati e solo alle imprese a un costo di circa mille dollari.

C’è molto di buono nell’avventura dei Google Glass, sia dal punto di vista strettamente tecnologico sia per il loro ruolo apripista in un mercato che si è poi sviluppato in direzioni diverse e ad alto potenziale di crescita. Microsoft, per esempio, ha puntato sulla realtà mista degli Hololens, più voluminosi da indossare e veicolo di esperienze immersive, dunque non pensati per un uso continuativo come invece i Google Glass. La società di Redmond un anno fa ha anche annunciato una collaborazione con Qualcomm per la messa a punto di processori pensati per le future applicazioni del metaverso.

A Menlo Park Meta, pur focalizzandosi sui visori di realtà virtuale (eredità dell’acquisita Oculus) ha anch’essa sviluppato occhiali di AR con il marchio Ray-Ban. E intanto gli ancora fantomatici Apple Glass o Apple Glasses (il nome è ipotetico) di cui si chiacchiera da anni dovrebbero debuttare, secondo le ultime indiscrezioni, forse nel 2024 o nel 2025, dopo continui slittamenti di data. Verrebbe da pensare che Apple, a differenza della concorrente di Mountain View, non voglia correre il rischio di sfornare una tecnologia ancora non perfetta. Inoltre oggi, non è un mistero, tra inflazione e paure di recessione in molti mercati tecnologici la domanda sta rallentando e potrebbe valer la pena posticipare il lancio di device particolarmente costosi.

Nel medio periodo, però, le prospettive sono ottime. Secondo le stime di Grand View Research, il mercato delle tecnologie di realtà aumentata (fruite sia tramite visori ad hoc sia tramite smartphone) valeva 38,56 miliardi di dollari nel 2022 e con un tasso composto di crescita annuale del 40,9% supererà i 597 miliardi di dollari nel 2030. MarketsAndMarkets ha invece calcolato un valore di 31,97 miliardi di dollari per il 2022 e pronostica un’ascesa fino agli 88,4 miliardi di dollari stimati per il 2026. A fare da traino alla crescita ci saranno applicazioni negli ambiti del marketing e dell’advertising (lanci di prodotto, eventi virtuali), nell’ingegneria, nell’architettura e nell’edilizia (simulazioni e test), nella formazione (esperienze di apprendimento “aumentate”), nella sanità (telemedicina e chirurgia) e utilizzi pratici come la navigazione indoor.

A meno di inaspettate (ma non del tutto improbabili) rinascite, a tutto questo Google assisterà da spettatore: a metà marzo l’azienda ha annunciato di aver interrotto la produzione dei Glass. A partire dal prossimo settembre non saranno più erogati servizi di supporto né pubblicati aggiornamenti. Sono stati un prodotto che non è stato capito, un “genio incompreso”? O forse semplicemente un progetto che Alphabet, presa tra mille iniziative, negli anni non ha saputo supportare abbastanza né con adeguati investimenti né con strumenti (Sdk, Api) destinati agli sviluppatori? Qualunque sia la risposta i Google Glass, nonostante le sconfitte, fanno ormai parte della storia della tecnologia.

 

Visualizza l'Archivio