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Gender gap nella tecnologia: un’opportunità tutta da sfruttare

Il gender gap nella tecnologia è un problema annoso e ben noto, del quale oggi si discute ma che ci vorrà tempo prima di superare. Tuttavia è anche un’opportunità da cogliere: discutere di un problema aiuta a convogliare l’attenzione su di esso e anche, perché no, a stimolare curiosità e spirito d’iniziativa. Portare le giovani donne verso lo studio e la pratica delle materie scientifiche, tecniche, ingegneristiche e matematiche (quelle riassunte nell’acronimo Stem) è uno degli obiettivi dell’iniziativa “Donne in Tech” di Amdocs, multinazionale fornitrice di software e servizi per il settore dei media, della comunicazione, della finanza e dei servizi digitali. Ce la racconta Shalhevet Lev, sales director di Amdocs.

Shalhevet Leva, Sales Director di Amdocs
Shalhevet Leva, Sales Director di Amdocs

Migliorare la qualità della vita e offrire maggiori opportunità a chi ne fa uso: è questo l’obiettivo della tecnologia. Tuttavia, nell’era del 5G, del mondo sempre connesso e del metaverso, il settore continua a dimostrarsi poco inclusivo nei confronti delle donne e il tema del gender gap nel mondo tecnologico resta ancora attuale. È da questa consapevolezza che con Amdocs abbiamo ideato l’iniziativa “Donne in Tech”, per supportare le giovani nello sviluppo di una carriera nel settore tecnologico e riunire le dirigenti di aziende telco e tech per discutere le soluzioni che possano contribuire a colmare il gender gap nel settore in Italia.

A supportarci, insieme ad Amazon Web Services e all’Ambasciata Israeliana in Italia, anche il programma di attivazione Stem gratuito SheTech, con cui porteremo avanti una serie di iniziative di networking e mentoring: vogliamo raccontare le nostre storie, mettendo a disposizione la nostra esperienza per ispirare e guidare le giovani donne in un ambito ancora a prevalenza maschile.

Il gender gap nella tecnologia in Italia


Le cose però stanno cambiando, tanto che anche lo stesso governo italiano ha incluso nel Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) misure specifiche pensate per favorire le pari opportunità, considerate fondamentali per la ripresa del Paese. Si tratta di diseguaglianze che spesso affondano le proprie radici nei contesti familiari e sociali, prima ancora che in quelli lavorativi: lo dimostrano sia il fatto che le donne iscritte a percorsi di laurea Stem siano poche, sia che la partecipazione femminile al mondo del lavoro sia inferiore rispetto alla media europea (53,1% in Italia vs 67,4% in Europa). Non sorprende, quindi, che tale disparità venga confermata anche nei contesti professionali dove, a parità di ruolo e di mansioni, gli stipendi sono inferiori per le donne, il cui avanzamento di carriera è ancora troppo spesso impedito dalla maternità o da forme di sessismo.

In tale contesto, guardiamo quindi con fiducia alle iniziative governative messe in campo per promuovere la partecipazione femminile al mercato del lavoro a partire dalla Pubblica Amministrazione, con nuovi meccanismi di reclutamento e la revisione delle opportunità di promozione alle posizioni dirigenziali, nonché con il potenziamento dei servizi educativi a sostegno della famiglia. Non solo: sono previsti importanti investimenti per sostenere l’imprenditorialità femminile, tra cui il miglioramento dell’infrastruttura tecnologica con investimenti in banda larga e connessioni veloci. Ambito in cui realtà come quella di Amdocs possono davvero fare la differenza.

La digitalizzazione è infatti uno dei fattori che possono incidere sulla disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro, come evidenziato dal Gender Equality Index (Gei), lo strumento sviluppato dall’Eige (European Institute for Gender Equality) per misurare i progressi in termini di uguaglianza di genere nell’Unione Europea. L’indice rileva le differenze tra donne e uomini in aree come lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute classificando i diversi Paesi con un punteggio da uno a 100 (dove 100 corrisponde alla completa parità di genere): su un totale di 28 Paesi, nel 2021 l’Italia si è classificata al 15° posto, mostrando quindi che molto può e deve ancora essere fatto.

L’impegno di Amdocs per la rappresentanza femminile


Se in questi anni, complice la rapida evoluzione tecnologica cui stiamo assistendo, le opportunità di lavoro nel settore Ict stanno crescendo, è anche compito delle aziende che ne sono protagoniste favorire la cultura della parità e lavorare per fare in modo di rompere il soffitto di cristallo. In Amdocs, per esempio, ci impegniamo in prima linea per promuovere la parità di genere, innanzitutto attuando policy che prevedono di aumentare la rappresentanza femminile (con l’obiettivo di un incremento del 20% nei prossimi 3 anni) per creare un ambiente di lavoro paritetico che garantisca le stesse possibilità di carriera a donne e uomini: a tal proposito, sfruttiamo il nostro connaturato approccio data-driven per monitorare i nostri progressi in tal senso e intervenire tempestivamente qualora rilevassimo qualsiasi forma di discriminazione (ad esempio in termini di salario o performance).

Questo ci ha permesso di aumentare le assunzioni femminili per ruoli tecnici del 10% in soli due anni, arrivando a una rappresentanza femminile del 32% (rispetto alla media del settore che si attesta al 28%). Non solo: si pensi che il 47% dei nostri ingegneri per lo sviluppo di test sono donne! Dobbiamo ancora fare molto per raggiungere il completo bilanciamento 50%-50%, ma la strada ormai è aperta e intendiamo percorrerla fino al raggiungimento dell’obiettivo, per cui la vera eguaglianza sarà quella in cui donne e uomini potranno entrambi esprimere al meglio il proprio potenziale, qualunque esso sia.

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