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Economia circolare, Green Economy e Digitale

Green Economy

Lo sviluppo tecnologico e digitale offre già oggi interessanti opportunità per un futuro etico e sostenibile: è dovere di tutti gli attori in gioco coglierle. Se ne parlerà il prossimo 25 febbraio all’evento TIG.

Una delle principali sfide che il Paese si troverà ad affrontare nei prossimi anni sarà la capacità di rispondere in modo adeguato ed efficace alle sempre più numerose sfide ambientali e sociali, cercando allo stesso tempo di mantenere elevata la competitività del sistema produttivo. Nel raggiungimento di questo obiettivo le tecnologie digitali e lo sviluppo innovativo si pongono come driver strategici di un percorso di cambiamento destinato ad impattare in maniera significativa sulle dinamiche economiche, politiche e sociali, offrendo, già oggi, utili soluzioni per lo sviluppo di modelli di business e di consumo sostenibili basate sull’ottimizzazione delle risorse e sull’efficientamento dei processi produttivi.

A tal riguardo un tema particolarmente discusso negli ultimi tempi (e che assume sempre più rilevanza nelle agende politiche di ogni Paese) è il passaggio da un modello di crescita economica “Lineare” (dove le risorse e i materiali seguono un flusso continuo che inizia con l’estrazione delle materie prime e termina con lo smaltimento post-consumo dei prodotti finiti) ad uno “Circolare” (dove, attraverso una serie di “ricircoli”, si cerca di raggiungere la massima valorizzazione dello stock di materiali, componenti e prodotti piuttosto che la vendita dei prodotti finiti).

La tematica è stata affrontata nel Rapporto annuale “Digital Italy 2019 – Per il governo dell’innovazione digitale nel Paese” di The Innovation Group (di seguito se ne riporta un estratto) e verrà ripresa durante l’evento “Mondo digitale e Piano Nazionale dell’Innovazione” che si terrà il prossimo 25 Febbraio a Palazzo Parigi e in cui verrà presentato il “Programma Digital Italy 2020”.

Le tecnologie digitali come abilitatori di nuovi business model sostenibili

Oggi per un’impresa sarebbe impossibile prescindere dall’adozione di comportamenti socialmente responsabili, una situazione a cui hanno contribuito diversi fattori, primo fra tutti la “presa di parola” da parte del consumatore, un fenomeno reso possibile dalle nuove tecnologie, dall’avvento del web 2.0, dalla nascita delle piattaforme social che hanno reso i brand “trasparenti” agli occhi degli utenti. Se, dunque, l’innovazione tecnologica, con lo sviluppo delle piattaforme digitali, ha “imposto” alle aziende di adottare comportamenti sostenibili e socialmente responsabili (pena la perdita di clientela), dall’altro ha anche messo a disposizione una serie di strumenti innovativi in grado di facilitare e agevolare il percorso verso una produzione responsabile.

Tuttavia, perché un’azienda possa beneficiare al massimo di questa opportunità è bene che le pratiche sostenibili si estendano a tutti gli stakeholder della filiera produttiva e a tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto. L’economia circolare richiede, infatti, l’adozione di un approccio sistemico e l’applicazione delle tecnologie 4.0 a tutto il processo produttivo può permettere il ridisegno di prodotti, modelli di business e filiere logistiche in chiave sostenibile.

In modo particolare, l’applicazione degli strumenti tecnologici all’intera supply chain potrebbe creare valore in tre modi:

  • Aumentando il tasso di utilizzo dei prodotti e quindi incrementandone l’efficienza.
  • Estendendo la vita utile di prodotti.
  • Recuperandone a fine ciclo di vita il valore.

A questo proposito per le aziende diventa necessario innanzitutto ripensare e riprogettare l’intera supply chain attraverso l’implementazione di progettualità e attività in grado di raccogliere i prodotti a fine ciclo di vita, recuperarne il valore e reintrodurli nel mercato. Al riguardo si parla della cosiddetta green supply chain management, espressione con cui si indica un nuovo approccio gestionale volto, appunto, a rendere minimo l’impatto ambientale di un prodotto o di un servizio lungo il suo ciclo di vita. Tale approccio, in virtù della sua natura trasversale, coinvolge non soltanto l’azienda e ciò che si svolge al suo interno ma l’intero ecosistema di relazioni e attori che concorrono, insieme ad essa, alla creazione di valore e opportunità per tutta la società.

Oltre alla supply chain è, inoltre, necessario per le aziende un cambiamento radicale nell’attuale modello di sviluppo economico, promuovendo un passaggio da economie basate sul possesso a economie incentrate sulla fruizione di un servizio. È il cosiddetto fenomeno della “servitization”, processo che si caratterizza per l’offerta di una soluzione integrata prodotto-servizio. L’adozione di modelli basati sula “servitizzazione” fa sì che il successo delle imprese non sia più determinato dalla massimizzazione del numero di unità produttive vendute ma dal numero di persone che usufruiscono del servizio: in questo modo l’operato aziendale fungerebbe dunque da best practice e permetterebbe l’accontamento dell’approccio, oggi in larga parte ancora ampiamente utilizzato, del Prendere-Produrre-Buttare in favore di uno volto ad incentivare la progettazione di prodotti dal potenziale infinito utilizzo. I principali esempi di questi cambiamenti in atto, di cui si dovrà incentivare sempre più l’utilizzo, sono le nuove modalità di consumo quali il pay per use e le nuove forme di economia condivisa e collaborativa.