N. Febbraio 2021
a cura di Roberto Masiero
Presidente, The Innovation Group
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Nel contesto dell’ampia visione del suo intervento alle Camere, il Presidente Draghi è stato piuttosto cauto nell’enunciare la strategia del suo Governo per la trasformazione digitale del Paese.
Vediamo di riassumere i dati principali emersi dal suo intervento.
Secondo Draghi la priorità è “Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale” e questo richiede un approccio nuovo: “digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane.”
Per quanto riguarda gli investimenti in digitalizzazione previsti nella bozza di PNRR del 13 gennaio dal precedente Governo, Draghi afferma in linea di principio una certa continuità a livello generale:
“Le missioni del programma potranno essere rimodellate e riaccorpate, ma rimarranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente”;
salvo poi precisare che:
“Nelle prossime settimane rafforzeremo la dimensione strategica del Programma, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno,” e, buoni ultimi:”la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G.”
Come lista di priorità degli obiettivi a breve, nel caso non fosse casuale, sarebbe preoccupante…
Pochi altri riferimenti al digitale si possono rinvenire qua e là nell’intervento di Draghi, e sempre in modo strumentale rispetto ad altri obiettivi: Piattaforme semplici per la fornitura di servizi ai cittadini, tecnologie digitali per la formazione delle competenze, per la didattica a distanza, per la telemedicina, la formazione universitaria, la parità di genere.
L’impressione è che la transizione ecologica sia concepita come l’asse centrale dell’innovazione del Paese e la digitalizzazione come una funzione, importante ma sostanzialmente strumentale.
Non a caso Draghi sembra più a suo agio col tema delle grandi riforme – la riforma tributaria, quella della pubblica amministrazione, quella della giustizia – che non nell’area delle grandi rivoluzioni scientifiche e tecnologiche, rispetto alle quali enuncia la sua “grand vision” e poi passa la palla per la realizzazione dei programmi e dei progetti a Colao e a Cingolani.
Fra i nodi che il nuovo Governo si troverà di fronte per quanto riguarda “il rafforzamento dei nodi strategici del Programma” rispetto alla missione della digitalizzazione, il primo è probabilmente quello delle infrastrutture della Pubblica Amministrazione in cui Colao ha il profilo ideale per affrontare sia il tema della razionalizzazione dei data center, sia la diffusione del Cloud, sia l’integrazione dei data base della PA come precondizione per la loro interoperabilità.
Che cosa accadrà rispetto alle linee di sviluppo finora incentrate sul front-end – SPID, Pago PA, APP IO – insomma , la linea di sviluppo che va da Caio a Piacentini – è tutto da vedere. Ma dato che questo Governo è tutto incentrato sulla combinazione virtuosa degli opposti, si può probabilmente prevedere che si tenterà di capitalizzare gli sviluppi del passato combinandola con un impegno forte sul consolidamento delle infrastrutture, sull’integrazione dei data base e sul superamento dei silos della PA.
Il tema della rete si ripropone per quanto riguarda il rafforzamento dei nuovi investimenti nello sviluppo dell’ultrabroadband e del 5G, che l’ultima bozza del PNRR riduceva a 2,2Miliardi €, e che sono essenziali per completare la copertura delle aree grigie, in cui risiede la maggior parte del potenziale delle imprese del nostro Paese.
Altro grande tema è quello della governance dell’intero processo di digitalizzazione del Paese, su cui sono cadute molte precedenti esperienze di innovazione, affondate nella trappola di infiniti tavoli e comitati interministeriali.
Non è infatti sfuggito che, mentre a Cingolani è stato affidato un Ministero con Portafoglio e una delega pesante ( “Ministro per la transizione ecologica, assorbendo le competenze in materia energetica allo stato attribuite ad altri Ministeri e che presiederà l’istituendo Comitato Interministeriale per il coordinamento delle attività concernenti la transizione ecologica) , e quindi la responsabilità di coordinamento di tutte le attività relative all’energia, nella prospettiva di governare complessivamente il processo di transizione ecologica, analoga delega non è stata (almeno al momento) conferita a Colao per governare complessivamente la trasformazione digitale del Paese. E questo potrebbe porre un ostacolo significativo al superamento della molteplicità di silos e della infinita frammentazione dei centri di potere costruiti sul controllo dei dati che affliggono la nostra realtà.
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