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Cosa servirà per la ripartenza della Mobilità nella fase post-Covid

N.  Luglio 2020
        

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

 

Paolo Guglielminetti, Partner Global Railways & Roads Leader di PwC

L’impatto della pandemia da Covid-19 sul mondo dei trasporti e della mobilità urbana è stato notevole, soprattutto in seguito alle misure che hanno imposto la chiusura di molte attività, costringendo le persone a rimanere a casa per ridurre i rischi di contagio.
Se negli ultimi anni ci eravamo abituati a considerare la trasformazione dello scenario della mobilità come abilitata da innovazioni tecnologiche, che aprivano a nuovi modelli di business e trend sociali (premianti aspetti di condivisione, sostenibilità, flessibilità ed economicità), oggi, in uno scenario post-Covid, il tema è comprendere quanto severo sarà l’impatto della crisi sull’intero settore. Capire quindi come il trasporto pubblico dovrà gestire sia la fase attuale di contenimento dei possibili contagi, sia la fase successiva di ripresa, e infine, quanto il lavoro da remoto – che sta entrando prepotentemente nella quotidianità di moltissime persone – andrà a impattare sulla riduzione della domanda di spostamento fisico.
Per approfondire questi aspetti abbiamo intervistato Paolo Guglielminetti, Partner Global Railways & Roads Leader di PwC, che su questi temi interverrà nel corso del “Smart & Connected Mobility Summit 2020” del prossimo 8 luglio 2020.

 

Quali opportunità legate all’innovazione tecnologica, pensiamo alle tecnologie IoT (Internet of Things) e gli algoritmi di Intelligenza Artificiale (IA), possono venire in aiuto in questo momento al trasporto pubblico?

Gli operatori del TPL utilizzano già da tempo tecnologie IoT a bordo dei mezzi, come ad esempio le telecamere per la sicurezza, sistemi che costituiscono una base da cui partire per elaborare dati sui livelli di occupazione dei mezzi, o altri sistemi di conteggio delle persone. Conoscere in tempo reale quante persone ci sono oggi è fondamentale per un operatore del TPL: da anni si è sentita l’esigenza di dati misurati e non stimati ma purtroppo in pochissimi casi si disponeva, sia per mezzi pubblici sia per le stazioni del metrò, di sistemi di rilevazione delle persone, considerati per lo più dei “Nice to have” o funzionali solo ad un reporting “ex-post”.

Oggi invece questi dati sono utilissimi per verificare il rispetto di vincoli di sicurezza sanitaria, oltre che per informare i cittadini con “early warning” sulla potenziale saturazione dei mezzi. Inoltre, saranno fondamentali anche nel medio termine, ad esempio per comunicare agli utenti quando viaggiare in condizioni meno affollate, oppure ad uso interno degli operatori per pianificare correttamente ed aggiornare dinamicamente la frequenza e la capacità su ciascuna linea, fino ad immaginare sistemi di prenotazione dei posti disponibili anche sulle linee della mobilità locale.

 

Qual è la situazione attuale con riferimento all’utilizzo del trasporto pubblico?

Al momento persiste una forte riluttanza dei cittadini ad utilizzare il TPL, e non solo in Italia. Siamo – con poche eccezioni – attorno a un 20/30% di utenti del TPL rispetto al periodo pre-Covid-19, con dati ancora più bassi nelle città dove la domanda legata al trasporto scolastico è tradizionalmente più forte. Il sistema del trasporto pubblico così non può reggere dal punto di vista economico, nonostante gli aiuti statali messi in campo.

Gli operatori del TPL, se vogliono stimolare il ritorno a bordo di passeggeri, dovranno necessariamente dimostrare agli utenti che, anche grazie alla tecnologia, riescono a gestire la situazione in piena sicurezza e comfort (a nessuno piace viaggiare in mezzi sovraffollati, al di là degli attuali rischi). Bisogna ridare fiducia a viaggiare sul trasporto pubblico, altrimenti con la riapertura di scuole ed università in autunno non si sarà in grado di dare una risposta (per limiti evidenti di capacità stradale e sostenibilità ambientale) a un’utenza che in questa fase ricorre principalmente a soluzioni di mobilità individuale, quindi soprattutto l’auto privata individuale.

 

L’emergenza ha dimostrato che andiamo verso un mondo sempre più digitalizzato e connesso: quali nuovi servizi di Mobility-as-a-service (MaaS) potrebbero nascere in questo contesto, per favorire ulteriormente la ripresa degli spostamenti?

All’utente non basta ricevere dal TPL informazioni di affollamento: quello di cui tutti hanno bisogno è un servizio end-to-end, sapere e poter scegliere rapidamente le alternative per muoversi da A a B. Quindi, una riposta al Covid-19 potrebbe anche essere un maggiore sviluppo delle piattaforme MaaS, che possono consentire, appunto, di accedere a linee alternative o a soluzioni di mobilità innovative, quando l’opzione base è troppo affollata. Oggi il MaaS è una grossa opportunità ma richiede un quadro più incentivante perché gli operatori ne facciano parte.

In Italia manca un quadro di riferimento comune, che induca gli oltre 900 operatori del TPL ad aderire a una sola piattaforma, almeno per la condivisione dei dati con formati e livelli di aggiornamento standardizzati. Qualunque app di mobilità si utilizzi oggi, non mette a disposizione tutte le linee o tutte le possibilità di trasporto, o contiene dati non completamente aggiornati.

Occorre allora creare le condizioni abilitanti affinché una piattaforma MaaS costituisca davvero un punto unico ed affidabile di accesso per la mobilità. In Piemonte, ad esempio, è in via di sviluppo un layer che consente ai diversi operatori di condividere i propri dati, secondo adeguati formati e livelli di servizio: in questo modo, chiunque può poi utilizzare queste informazioni, un approccio che andrebbe esteso a livello nazionale.

Tutti (dagli operatori del TPL ai gestori di piattaforme per la pianificazione dei viaggi) potranno poi avere accesso a tutte le informazioni, aggiornate ed attendibili, e veicolarle attraverso la propria app.

 

 

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