Quali sviluppi si prevedono per l’economia italiana a fronte di una crescita del PIL tendente allo zero? Cosa può fare a proposito un mercato digitale le cui stime vengono continuamente riviste a ribasso? E il Governo? Qual è il suo ruolo? E l’Industria? Se ne è parlato lo scorso 13 maggio nell’ambito del secondo Advisory Board del Digital Italy Program 2019.
Lo scorso 13 maggio si è tenuta a Milano la seconda riunione dell’Advisory Board del Digital Italy Program 2019 relativa allo scenario macroeconomico, le politiche e gli investimenti pubblici e privati sul digitale.
Il tema, il primo dei tre filoni di ricerca su cui verterà quest’anno l’Osservatorio Digital Italy, è stato affrontato da autorevoli esponenti del mondo pubblico e privato, di PMI e di grandi realtà aziendali e ha visto, in modo particolare, la partecipazione di Gregorio De Felice, Responsabile Ufficio Studi Intesa Sanpaolo, Fabrizio Onida, Professore Emerito Università Bocconi, Stefano Cattorini, Direttore Generale BI-REX, il primo Competence Centre del Piano Industria 4.0 che raggruppa in un partenariato pubblico-privato 57 attori tra Università, Centri di Ricerca e Imprese. Non sono mancati, inoltre, esponenti di ambasciate estere che hanno esposto casi di best practice internazionali come Urmas Eigla (Consigliere Ambasciata d’Estonia) e Simone Grassi (Consolato Britannico) che hanno raccontato delle iniziative messe in atto dai rispettivi Paesi per promuovere maggiore integrazione e creare collaborazioni virtuose tra mondo pubblico e privato.
Durante l’evento si è cercato di comprendere quali saranno i futuri sviluppi dell’economia italiana, considerata la bassa crescita del PIL prevista nel 2019 (+0,6% in termini reali secondo le ultime analisi The Innovation Group) e le stime, continuamente riviste a ribasso, del mercato digitale: secondo gli ultimi dati di The Innovation Group per il 2019 è prevista una crescita del mercato digitale compresa tra il -0,2% e il +0,1%, contro un’iniziale stima di crescita del +1,1%.
Anche la Digital Business Transformation Survey, condotta da The Innovation Group tra il 2018 e il 2019, mostra delle inversioni di tendenza: a dicembre 2018 i rispondenti della Survey che prevedevano nel corso del 2019 un aumento del budget IT erano pari al 33% del campione (a fronte di un 60% secondo cui il budget sarebbe rimasto invariato e di un 7% che lo prevedeva in diminuzione). Ad aprile 2019 il campione ha mostrato, invece, uno scenario del tutto differente, con un aumento sia della percentuale di imprese secondo cui il budget IT è in diminuzione (22%) sia di coloro che lo prevedono in crescita (38%). Come interpretare, dunque, questi dati? Forse in un crescente dualismo del sistema industriale italiano dove le imprese in crescita cercano di rafforzarsi ulteriormente a discapito di quelle in difficoltà?
In questo scenario, dunque, diventa importante sfruttare appieno la forza propulsiva che può arrivare dall’innovazione digitale, e i relativi benefici che quest’ultima può apportare al nostro tessuto economico. Nella fase di discussione, i membri dell’Advisory Board hanno puntato a fornire proprie raccomandazioni, con l’obiettivo di individuare le caratteristiche per mettere in campo un’azione efficace di innovazione digitale all’interno del nostro Paese. In modo particolare, le indicazioni emerse sono state:
- Necessità di intercettare, in fase di progettazione e sviluppo di qualsiasi politica innovativa, i bisogni dei territori a partire dalle loro peculiarità, soprattutto tenendo conto del fatto che in Italia, a partire dagli ultimi anni, si è venuto a creare una sorta di “capitalismo di filiera” composto da aree distrettuali e caratterizzato da una forte vocazione manifatturiera e all’export.
- Necessità di aumentare gli investimenti in digitale sulla base di politiche innovative costruite ad hoc sulle potenzialità italiane e volte ad ottimizzarne gli utilizzi, pena una vana profusione di risorse.
- Mancanza di E-skills e problema del reskilling dei dipendenti già presenti in azienda.
- Bassa produttività e competitività del settore terziario in Italia.
Carlo Alberto Carnevale Maffè: “Il Digitale non fa crescere, ma polarizza e responsabilizza”
Secondo Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia d’Impresa ed Economia Aziendale SDA Bocconi, bisogna adottare diversi criteri di misurazione della crescita dell’economia italiana. L’avvento del digitale, infatti, dando al consumatore molteplici possibilità di informazione, ha dotato la domanda di mercato di grande potere contrattuale: l’e-reputation dei brand è costantemente sotto l’attenzione di utenti sempre più esigenti che richiedono alle aziende di essere accountable e trasparenti, in altre parole responsabili. Per queste ragioni bisogna coadiuvare, nella misurazione dell’economia del nostro Paese (ma di qualsiasi mercato in generale), misure di crescita lineare con quelle relative alla sostenibilità circolare: utilizzare esclusivamente il PIL come strumento di misurazione non è più sufficiente, è ben far fede anche al tasso di sustainability delle imprese.
Tra gli altri effetti creati dal digitale nei mercati, secondo Maffè, anche il forte abbassamento dei prezzi dei prodotti, la presenza di elevate barriere all’ingresso, creazione di monopoli e oligopoli naturali con conseguenti problemi di governance (si pensi alle aziende GAFA, ad esempio). L’innovazione digitale promuove, inoltre, lo sviluppo di economie basate sull’accesso ai servizi piuttosto che sul reale possesso di un bene, modificando in questo senso anche quelle che sono state da sempre le logiche alla base del capitalismo economico.
“Necessità di cambiare il rapporto politica/industria e di creare una comunità fondata sul saper fare”, Giorgio De Michelis
Finora è sempre stato sostenuto che era compito della politica dare stimoli che poi l’industria doveva recepire. E se, invece, fosse vero il contrario? In un Paese che si definisca effettivamente innovativo non dovrebbe forse essere il tessuto industriale il propulsore di processo innovativo?
L’innovazione va progettata, deve essere figlia di modelli di business e di produzione proprietari. Quello che bisogna fare è cercare di individuare gli elementi che costituiscono un’efficace azione innovativa, promuovere la creazione e lo sviluppo di una comunità di persone fondata sulla conoscenza, promuovendo così lo sviluppo di diverse forme di innovazione (tecnologica, formativa, progettuale). Soltanto, così, l’innovazione in Italia potrà decollare e il nostro Paese potrà recuperare la competitività persa.
Il secondo filone di ricerca che seguirà quest’anno il Digital Italy Program e su cui verterà il Rapporto Digital Italy 2019 si intitola “L’economia delle Piattaforme, gli sviluppi e le applicazioni più innovative nelle aree e nelle tecnologie critiche”. Il tema, volto ad analizzare i nuovi ecosistemi tecnologici che sempre più si stanno sviluppando richiedendo l’adozione di una visione sistemica a livello Paese, verrà analizzato il prossimo 4 Luglio a Milano nell’ambito della terza riunione dell’Advisory Board.