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Come cambia il Paese sotto la spinta dell’Intelligenza Artificiale?

 

Le risposte del Digital Italy Summit

È un Paese attento alla complessa situazione geopolitica, ai problemi della crescita economica, della produttività delle Imprese e dell’efficienza della Pubblica Amministrazione quello che si è presentato alla nona edizione del Digital Italy Summit, tenutosi a Roma dal 12 al 14 Novembre scorso.

Negli interventi di apertura, Fei Fei Li, Co-Director dello Stanford’s Human-Centered AI Institute, ha tracciato il percorso dell’AI partendo dalla fase “tradizionale” a quella generativa e delineando le prospettive dell’AI trasformativa, legata agli agenti digitali autonomi, e infine proiettando il futuro dell’AI “spaziale”, basata su algoritmi che possono generare forme 3D da singole immagini, e che ci consentirà di trasformare il mondo in forma digitale e di simularne tutta la ricchezza.

Ian Bremmer ha analizzato a fondo gli impatti dell’AI sulla geopolitica. Il livello enorme di investimenti richiesti tende a favorire una concentrazione di potere mai vista finora e una progressiva simbiosi tra grandi reti oligopolistiche e funzioni di governo.

Si profilano quindi due “tecnopoli”, USA e Cina, che si giocano l’egemonia tecnologica e politica sugli “swing states”, le medie potenze che stanno in mezzo. L’Europa, con la sua focalizzazione sugli aspetti di regolamentazione non sostenuta da un’adeguata massa critica di investimenti in ricerca e sviluppo in innovazione e nell’area AI, rischia di finire come il vaso di coccio tra i vasi di ferro. E soltanto all’interno un’ampia e coordinata iniziativa a dimensione Europea, come quella prevista dal Piano Draghi, l’Europa può trovare nel settore strategico dell’AI un proprio ruolo e l’Italia può capitalizzare le proprie risorse ed evitare di finire come uno dei vagoni del lento treno continentale – e non fra i primi.

In questo contesto si diffonde la grande onda dell’AI, che, al di là degli ovvi aspetti di hype (siamo praticamente all’apice della curva di Gartner), rappresenta insieme una grande occasione di crescita e di sviluppo, così come, se non compensata da adeguate politiche, un potenziale amplificatore di disuguaglianze economiche e sociali.

L’onda lunga dell’AI, infatti, sta entrando nelle nostre economie e sulle nostre società, e sta già trasformando profondamente i modelli di business delle nostre imprese, i servizi delle Pubbliche Amministrazioni, la qualità del lavoro e le nostre stesse vite personali.

“L’AI è molto più complessa e potente di qualunque altra tecnologia. Non si tratta solo di uno strumento o di una piattaforma, ma di una meta-tecnologia trasformativa, a sua volta in grado di produrre strumenti e piattaforme; non è solo un sistema, ma un generatore di sistemi di qualunque genere. Il rischio non è quello di sopravvalutarla, ma piuttosto quello di non cogliere l’importanza dell’onda in arrivo” (Mustafa Suleyman, “The Coming Wave”).

Passando ad analizzare la situazione del nostro Paese, nel dibattito del Summit possiamo identificare in particolare tre principali temi:

 

Il tema della crescita.

L’industria europea è da tempo in flessione, a partire dalla Germania, maggior Paese partner delle nostre esportazioni. La produzione industriale in Italia è in flessione da molti mesi, solo parzialmente compensata dall’espansione dei servizi. Al momento quindi le previsioni di crescita del PIL per il 2024 oscillano tra lo 0,6 e lo 0,8%.

In questo contesto il mercato digitale sta crescendo del 3,5%, e rappresenta un doppio motore di stimolo della crescita: da una parte per lo sviluppo degli investimenti soprattutto in cybersecurity ( 13,1%), cloud (+25,2%) e in intelligenza artificiale (+35%); dall’altra per gli incrementi di produttività delle imprese che utilizzano queste tecnologie

Il secondo fattore di stimolo alla crescita è dato più in generale dagli investimenti PNRR, che contano per larga parte della crescita del PIL per i prossimi due anni.

A prescindere tuttavia dalla difficoltà di realizzare tutti gli investimenti previsti entro il 2026 (la Missione “Digitalizzazione” registra comunque la più alta percentuale di spesa su importo assegnato fra tutte le missioni del PNRR) abbiamo registrato una preoccupazione diffusa su ciò che accadrà in seguito, quando le Pubbliche Amministrazioni si troveranno a dover affrontare le ricadute degli investimenti in termini di spese correnti.

 

L’AI come fattore di incremento della produttività delle imprese.

Dal 2004 al 2022 secondo l’OECD la produttività totale dei fattori in Italia è diminuita del 2%, registrando un gap fortemente negativo rispetto ai maggiori paesi occidentali (+11% in Germania, +14% negli USA)

Ci sono tuttavia due ragioni per ritenere che l’Intelligenza Artificiale generativa potrebbe portare un aumento della produttività che il mondo non vedeva da tempo, e che sarebbe essenziale a maggior ragione per la nostra economia:

  •  Accessibilità: Da un lato, la tecnologia di base è accessibile a un pubblico molto ampio su infrastrutture già esistenti. Un utente può impartire istruzioni a uno strumento come ChatGPT senza dover imparare un linguaggio di programmazione speciale.
  • Versatilità: D’altra parte, questi strumenti non sono limitati a un particolare compito, funzione, problema o settore. Ciò li rende utilizzabili in diverse discipline. E una volta che un modello di linguaggio di grandi dimensioni è addestrato su un corpus di testi, per esempio, può riassumere un documento legale così come un documento medico o un documento assicurativo.

Questi due attributi fondamentali – accessibilità e versatilità – suggeriscono che un’ampia diffusione dell’AI generativa potrebbe incontrare meno ostacoli rispetto ai precedenti progressi tecnologici, fornendo così un vero impulso alla produzione di beni e servizi.

Tuttavia, per sfruttare appieno il potenziale della tecnologia AI e limitarne eventuali effetti negativi sarà necessario implementare la giusta combinazione di politiche, sia dal punto di vista normativo che a livello aziendale.

Dagli “use cases” che sono stati presentati al Summit si sono evidenziate tuttavia due preoccupazioni:

  • che la domanda di nuove competenze ecceda di gran lunga il ritmo di produzione di tali competenze da parte del nostro sistema dell’Istruzione, portando a un aggravamento dell’”inflazione da competenze” già visibilmente in atto.
  • che i costi di sviluppo e di allenamento dei “Foundation Models” possano continuare a crescere esponenzialmente, rendendo irrealistica qualsiasi ipotesi di competizione in quest’area.  Per cui meglio concentrarsi su applicazioni settoriali e specialistiche dell’AI generativa, e in prospettiva su agenti digitali autonomi, che possono capitalizzare il “saper fare” delle Aziende del Made in Italy” e rispondere meglio alle esigenze di costi-benefici delle nostre Imprese.

 

Innovazione e Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione

Nel corso del Summit si è evidenziato come nell’ultimo periodo si siano riscontrati molti miglioramenti nell’area dei servizi digitali ai cittadini e alle imprese.

SPID, CIE e App IO hanno raggiunto ormai la quasi totalità della nostra popolazione. Dal 4 dicembre sarà abilitato per tutti l’accesso a IT-Wallet tramite app IO, che consente di salvare all’interno dell’applicazione le versioni digitali della patente di guida, della tessera sanitaria, della carta europea della disabilità e successivamente della carta di identità e di altri documenti.

Una realtà come PagoPA nell’area dei pagamenti alle Pubbliche Amministrazioni ha ben pochi eguali a livello internazionale – ad esempio un Paese di importante cultura amministrativa come la Francia è lontana da questi livelli.

In parallelo il processo di migrazione al Cloud delle Pubbliche Amministrazioni sta procedendo rapidamente: grazie agli investimenti del PNRR, in un anno si è passati dal 27 al 46% delle PA Locali che hanno trasferito tutte o la maggior parte delle applicazioni in Cloud).

Anche nell’area dell’AI abbiamo riscontrato che un 6% delle Amministrazioni sta sperimentando o utilizzando tecnologie di questo tipo: non soltanto nell’area dell’automazione di funzioni semplici, come ad esempio l’utilizzo di chatbot per facilitare il contatto con i cittadini, ma anche con applicazioni più sofisticate, come nel caso delle politiche attive del lavoro, attraverso il matching tra domanda di lavoro e competenze disponibili sul mercato.

Il Summit ha tuttavia identificato alcune aree che devono ancora essere adeguatamente affrontate e risolte:

  • Il tema dell’interoperabilità delle banche dati pubbliche è ancora irrisolto. Fino a quando gli immensi silos di dati delle grandi Amministrazioni Pubbliche rimarranno scarsamente comunicanti, da una parte l’Intelligenza Artificiale potrà scatenare solo una frazione del suo potenziale, e dall’altro il sogno del Prof Bassanini, recentemente declinato nel principio “once only” (il cittadino deve dare i propri dati alla Pubblica Amministrazione una e una sola volta) rimarrà purtroppo tale.
  • Il tema dell’impatto dell’AI sull’organizzazione del lavoro nelle Pubbliche Amministrazioni, che è vissuto oggi come una minaccia per gli impiegati pubblici, va invece ribaltato. Fra 15 anni, per effetto della desertificazione demografica e della competitività dii settori privati più attrattivi, il personale della PA sarà probabilmente dimezzato. Questo gap dovrà essere coperto per almeno il 50% dalla maggiore produttività del lavoro abilitata dall’AI, pena la riduzione dei servizi pubblici attualmente disponibili. L’eliminazione della maggior parte di lavori ripetitivi consentirà di aumentare la qualità del lavoro e il valore pubblico prodotto. E confidiamo anche di aver servizi pubblici non solo simili a quelli che abbiamo oggi, ma molto migliori.

 

 

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