Lo scorso primo di Novembre Apple ha rilasciato i risultati del Q4 2018 terminato a fine settembre. Nonostante la performance finanziaria positiva e solida, la decisione di non rendere più visibile in futuro i dati sui volumi delle vendite dei dispositivi ha destato non pochi timori tra gli investitori.
Il CFO di Apple Luca Maestri ha motivato la decisione affermando che i dati sui volumi sono meno rilevanti oggi di quanto fossero in passato e ha puntualizzato che gli investitori dovrebbero concentrarsi su ricavi e margini di profitto. I ricavi del Q4, infatti, ammontano a 62,9 miliardi di dollari, in crescita del 20% rispetto allo stesso trimestre nel 2017, mentre gli utili netti per azione sono anch’essi incrementati del 41% rispetto all’anno precedente. Nonostante i risultati apparentemente ottimi, il titolo ha perso circa il 16% in due settimane, a dimostrazione del fatto che la preoccupazione degli analisti è concreta.
Il parziale crollo della valutazione di Apple va comunque inserito nel contesto di ottobre, un mese in cui i grandi gruppi tecnologici come Facebook, Amazon o Alibaba hanno subito correzioni importanti rispetto agli andamenti del primo semestre, a causa sia delle note questioni “calde” legate alla privacy sia della possibilità di una saturazione dei mercati hardware. Secondo il Pew Research Center, infatti, negli stati Uniti tra il 2016 ed il 2018 i tassi di adozione di smartphone o tablet tra la popolazione adulta non hanno evidenziato sostanziali incrementi e, addirittura, la percentuale di coloro che usa un computer dekstop o laptop è diminuita.
Per quanto riguarda il caso specifico di Apple, Goldman Sachs prevede che nel 2019 si verificherà una contrazione del 6% sui volumi delle vendite di iPhone rispetto a quanto stimato in precedenza. Considerando che solo gli iPhone rappresentano il 60% dei ricavi di Apple, per la multinazionale di Cupertino queste tendenze si traducono in due obiettivi strategici: quello di continuare per quanto possibile ad aumentare il prezzo di vendita medio dei dispositivi facendo fede alla propria base clienti e, soprattutto, quello di diversificare i propri ricavi verso la vendita di servizi ad alto valore aggiunto. Nel primo caso il lavoro si sta rivelando proficuo, con un prezzo medio di vendita per dispositivo salito a 793 dollari nel Q4 rispetto ai 618 registrati nell’ultimo quarto del 2017. Per la parte servizi invece, nonostante il segmento abbia raggiunto la cifra record di 10 miliardi di dollari di ricavi nel Q4, questi costituiscono ancora il 15,9% dei ricavi totali.
Per rassicurare gli investitori sulla profittabilità di lungo periodo di Apple, gli executive dovranno rapidamente prendere misure che consentano di incrementare la varietà e la qualità dei servizi offerti ai clienti in futuro. La decisione di non svelare più i dati sui volumi può essere quindi interpretata in questo senso, come un segnale definitivo di cambio di rotta strategico che porterà Apple sempre più ad essere una società che sviluppa e vende servizi integrati e non solo dispositivi hardware. Il 2019 sarà un anno cruciale in cui le prossime mosse dell’azienda consentiranno di fare valutazioni più accurate.