N. Febbraio 2019
a cura di Ezio Viola
Managing Director, The Innovation Group
Il CES (Consumer Electronics Show) di Las Vegas, che si tiene ogni anno a inizio gennaio, ha avuto quest’anno 188.000 visitatori, 4500 espositori, più di 1000 interventi con speaker affermandosi, probabilmente, come l’evento migliore per capire lo stato dell’industria delle tecnologie digitali e i suoi driver di crescita. Quest’anno, alla luce anche dei vari commenti e analisi raccolti dai media, vi è la sensazione che siamo di fronte ad una potenziale nuova fase di sviluppo dell’industria legata alle tecnologie di AI, 5G, e Data, che si stanno muovendo rapidamente da un focus sulle componenti hardware-connettività a quello sui servizi, applicazioni, dati e intelligence.
Infatti, una delle prime considerazioni sul CES è che l’”oggetto del desiderio” sulla base del quale, per diversi anni, si sono create novità e innovazioni con ricadute impressionanti sul mercato e sulla vita quotidiana, ovvero lo smartphone e il suo ecosistema, non ha più la spinta progressiva e innovativa del passato, perché ha raggiunto uno stadio di maturità ed anche lo stesso 5G non riuscirà a farlo risorgere e innovare radicalmente come device primario di utilizzo.
Le promesse del 5G stanno passando dalla fase prototipale a quella commerciale segnando, a detta di alcuni operatori, un passo radicale nell’innovazione dei servizi. Il 5G permetterà un salto di qualità nella velocità (fino a 10 Gps), nel “throughtput” (fine a 10 terabits ps per km) in mobilità (device che rimangono connessi fino a velocità di 500Kh), nella minore latenza permettendo nuovi servizi, nella densità dei device utilizzati (più di 1 milione di device per km quadrato), nell’efficienza dei consumi energetici e nella rapidità di mettere in produzione i servizi.
Anche l’AI è stata una delle maggiori “presenze“ al CES, dove si è visto che molti fornitori si faranno concorrenza nel renderne l’utilizzo parte della vita quotidiana dei consumatori; sono stati evidenziati alcuni trend perché questo possa accadere: la possibilità di utilizzare l’AI anche su una dimensione minore di dati, chiamata “small data AI”, la possibilità per l’AI di utilizzare capacità elaborativa “at the edge” e non solo su grandi piattaforme in cloud, avendo come driver anche la privacy e la possibilità di avere device con capacità di apprendere in modo continuo adattandosi al contesto esterno in cui si opera.
Alcuni, come IBM, hanno identificato il momento presente come quello della “AI stretta” e il prossimo passo dovrebbe essere quello di muoversi verso una “AI larga”, con la possibilità di essere scalabile, di essere capace di apprendere con meno dati, meno training e con un time to market ridotto delle applicazioni. Trust e trasparenza saranno gli elementi chiave per i prossimi sviluppi dell’AI, per far sì che diventi uno strumento per potenziare l’uomo e non per sostituirlo: ma le persone devono però essere preparate per poter condividere i benefici dell’AI.
Non si sono viste delle tecnologie “breakthrough” al CES, ma diversi annunci derivanti dall’ integrazione di tecnologie (ad esempio assistenti vocali in diversi utilizzi specifici) o di miglioramenti incrementali di device e tecnologie esistenti come TV e consumer robot.
Ad esempio, oggi il mercato della “smart home” è una corsa e una battaglia tra Google e Amazon, che competono per definire un ecosistema in cui chiunque può costruire prodotti e applicazioni che siano compatibili con i loro assistenti vocali con diversi utilizzi sia per la casa che per la persona. Si sono visti anche i primi robots per l’assistenza e la cura in casa, anche se il costo rimane ancora un ostacolo per la diffusione. Come già detto il 5G è stata una presenza significativa con molti operatori che hanno annunciato servizi e con Samsung, ad esempio, che ha mostrato i primi smartphone 5G ed altri hanno annunciato prodotti in uscita entro quest’anno. Un’altra area in forte sviluppo è stata quella delle tecnologie associate alla guida e ai veicoli autonomi: mentre i veicoli autonomi arriveranno in futuro, i sistemi ADAS sono più promettenti nel breve termine e stanno uscendo dalle auto per essere utilizzate su motocicli e veicoli commerciali con un impatto positivo sulla loro sicurezza.
Gli sviluppo dei sistemi ADAS pongono comunque le basi per ulteriori applicazioni e funzionalità avanzate di guida autonoma e sono un passo necessario per costruire una fiducia più diffusa legata all’esperienza di una guida completamente autonoma.
La maggior parte delle tecnologie che si sono viste in termini di disponibilità sui prodotti sono ancora nelle prime fasi iniziali di mercato e di adozione o stanno incominciando ad essere diffuse, ma tutta l’industria è fiduciosa che si ci siano ampi margini di sviluppo e grandi potenzialità.
Le sfide che pongono le tecnologie e che sono davanti all’industria e al mercato non rallentano o diminuiscono l’ottimismo tecnologico che sempre traspare da eventi come il CES.
Diverso è il caso se, pochi giorni dopo, ci spostiamo a qualche migliaio di chilometri di distanza, nella cornice della Alpi innevate di Davos. Il pessimismo tecnologico sembra aver contagiato l’incontro annuale della classe dirigente mondiale, che soltanto un anno fa invece vedeva e decantava tutte le “magnifiche sorti e progressive” e le speranze di un mondo migliore provenienti tutte dall’innovazione e dal progresso tecnologico.
Quest’anno con le incertezze che si sono moltiplicate, con l’ordine mondiale che sembra traballare di più e l’assenza dei grandi della Terra il progresso tecnologico non ha creato fiducia, anzi. Alcuni annunci e visioni allarmanti sono venuti da grandi testimonial: il fondatore di Alibaba, Jack Ma, addirittura ha detto che l’innovazione, che sta caratterizzando le Terza Rivoluzione Tecnologica, potrebbe provocare una nuova guerra mondiale, capovolgendo la sua prospettiva per il futuro che finora aveva espresso. Anche George Soros che un anno fa indicava in Donald Trump il principale pericolo per la stabilità mondiale, oggi indica la tecnologia e in particolare le tecnologie di AI e di machine learning, che possono essere usate dai regimi non democratici, come sta accadendo in Cina, per creare sistemi di controllo autoritari e incubi orwelliani. Il clima non favorevole a Davos verso la tecnologia non può essere solo legato alla guerra commerciale e alle incertezze dell’economia mondiale: esso può essere anche il frutto dell’intenso martellamento di pessimismo tecnologico presente sui media e nell’opinione pubblica, che sta creando dubbi sul futuro dell’innovazione anche agli architetti dell’ordine mondiale, invece di un approccio più realistico ad essa. Forse è complice anche l’ondata populista, per cui i leader del mondo temono che la rabbia dei loro cittadini abbia qualcosa a che vedere con la rivoluzione tecnologica e che, se non si riesce a renderla più “leggera”, può causare altra rabbia e disordini sociali.
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